Capitolo sedici

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Lovino era lì da cinque minuti, ma già si stava stancando di essere un fottuto topo da laboratorio. Era stato buttato giù dal letto all'alba, cosa già di per sé sufficiente a metterlo di pessimo umore e a fargli girare le palle come l'impasto della pizza che si vede nei film, quando lo fanno girare in aria, avete presente? Ecco, stessa cosa.
In più, dopo una colazione del cazzo (sul serio, chi minchia mangiava roba salata a colazione? I vichinghi e i crucchi, ecco chi. Ma a quanto pareva in tutta quella cazzo di caserma militare grande quanto il cazzo che gliene fregava della vita non c'era un, uno sant'Iddio, fottuto cornetto. Gli andava bene anche vuoto, erano in tempi di guerra, lo capiva. Non è che al Punto Omega fossero messi meglio, ma almeno le cazzo di fette biscottate con la cazzo di marmellata c'erano) era stato trascinato nel laboratorio del giorno prima, dove una decina di scienziati in camice da laboratorio avevano cominciato a fargli domande strane ed esami con aggeggi che non voleva sapere a cosa servissero. E intanto Sadiq se la rideva. Che inizio promettente.
-allora- quasi lo ringhiò, spaventando un tizio che gli stava misurando la temperatura -si può sapere che avete scoperto su di me o devo vaporizzare qualcuno per saperlo?
I poveri cristi che gli stavano girando intorno sembrarono terrorizzati. Sadiq invece alzò le spalle, con un sorrisetto divertito che Lovino aveva tanta, ma davvero tanta, voglia di rendere cenere.
-non serve terrorizzare questi signori- lo rimproverò, con il tono di chi non concordava con quello che aveva detto, lo stesso che poteva avere un padre sgridando il bambino non tanto per aver rubato le caramelle, ma più per far contenta la madre -ti spiegherò tutto io, mentre loro ti fanno qualche esame di routine per capire quanto sei cambiato nel periodo in cella e dopo. Intanto, se per piacere puoi sederti su quella sedia...
Lovino sbuffò, ma obbedì. La sedia in questione, tanto per la cronaca, sembrava il sogno segreto di ogni dentista psicopatico del mondo.
-allora... da dove comincio?- il supremo si sistemò comodo sulla sua poltona e aprì una cartellina, come un nonno pronto a raccontare ai nipotini qualche storia horror che li avrebbe traumatizzati a vita. Sadiq schioccò la lingua sul palato, con un sorrisino malevolo -partiamo con la cosa che più adoro. Vedi, il tuo corpo ha attivato una sorta di meccanismo automatico di difesa, pensiamo a causa dell'incidente con tuo fratello. Il motivo per cui il tuo potere si è risvegliato, presumiamo, è per via del desiderio inconscio di proteggere te e tuo fratello dalla macchina in arrivo.
-ma ho ferito anche lui- obbiettò, dopo aver distrutto un oggetto che gli aveva porto uno scienziato. Li aveva tutti intorno, a studiarlo con i guanti appositi, e nel complesso gli sembrava di stare nella visita dentistica con più dottori al mondo.
Sadiq aumentò il sorriso -allora forse volevi proteggere solo te stesso- si schiarì la voce -comunque, da allora hai attivato questa difesa perenne. Per farla breve, il tuo corpo annulla ogni elemento che consideri dannoso che entri in contatto con il tuo corpo. Questo è il motivo per cui non ti ammali, non hai carie o denti marci...
-frena. Questa cosa dei denti non ha senso.
Sadiq roteò gli occhi, come davanti ad un bambino scemo -sì invece. Le carie per farla breve sono provocate da determinati alimenti che rimangono lì e danneggiano i denti, mi segui? Ma i tuoi denti distruggono quello che li danneggia, quindi non si cariano.
-ho capito, ma dopo un anno senza lavarmi i denti avrei dovuto avere...
-senti- lo interruppe -se vuoi spiegazioni più approfondite, chiedi a loro. Io ti sto dando la versione facile e comprensibile anche ai lettori non medici.
-ai che?
-lascia stare. Dicevo? Ah sì, abbiamo anche provato ad avvelenarti...
-voi cosa?!
Sadiq alzò le mani in segno di resa. Un gesto che non doveva aver fatto spesso -niente di serio. Solo un paio di cose che ti avrebbero messo KO qualche giorno...
Lovino roteò gli occhi -voi siete pazzi.
-...e poi abbiamo provato con cose più forti, che avrebbero dovuto farti fuori.
-COSA?!
-ma, come puoi vedere, non funzionano. Perché sono stati neutralizzati non appena ti sono entrati in bocca. Non distruggi ciò che ti fortifica o che semplicemente non ti fa niente, banalmente come cibo e acqua, ma batteri, virus, veleni e in generale qualsiasi cosa ti provochi danno viene neutralizzato all'istante- gli brillavano gli occhi -non ti rendi conto? Sei potenzialmente immortale.
Lovino fece una smorfia. Non voleva vivere per sempre. Diciotto anni erano già stati piuttosto duri, non voleva neanche immaginare quanta merda si portasse appresso un centenario, o un millenario. E poi avrebbe dovuto assistere alla morte di tutti quelli che amava, e non impazziva all'idea.
-non c'è un modo per... trasmettere questa cosa agli altri? Potrebbe essere la cura per... be', tutto.
Il supremo sembrò scocciato, come se l'idea di salvare milioni di vite lo annoiasse e infastidisse -ci hanno provato, ma no, non è possibile. Il tuo corpo è predisposto a questa cosa. I tuoi organi, muscoli eccetera, hanno un determinato codice che il tuo potere riconosce come "buono"- mimò le virgolette in aria con le dita -mentre una persona normale, se anche si trovasse il modo di trasmettere questa difesa immunitaria, non ha quel tipo di codice genetico, e si ritroverebbe distrutta dall'interno. La tua pelle non è che lo strato più superficiale ed evidente, ma al di sotto c'è un sistema complesso e assolutamente perfetto che potrebbe essere la chiave per l'immortalità. Quando tu "disattivi" il tuo potere, ti limiti a riconoscere quell'oggetto come neutro, e quindi le difese non si attivano e l'oggetto resta intatto. Per questo non siamo riusciti a metterti addosso microcip, localizzatori e quant'altro: si vaporizzavano non appena entravano sotto la tua pelle. La droga che ti iniettavamo non era altro che un rallentante, che bloccava temporaneamente le tue difese almeno sulla pelle.
-e con le persone, invece?
-oh, giusto. Questa è una cosa davvero affascinante. Quando queste difese incontrano una forma di vita compatibile a te, non solo la distruggono, ma assorbono anche le parti che potrebbero darti giovamento, e quindi tu percepisci questa energia che passa dalla persona a te, per questo il tuo corpo ha l'istinto di toccare le forme di vita intorno a sé e fortificarsi.
-uhm. Credo di aver capito.
-che gioia- rispose sarcastico -ora, psicologicamente è un altro discorso. Tu puoi impazzire, e più volte ci sei andato vicino...
-chissà come mai- niente da fare, era lui il re del sarcasmo. Ah ah, fanculo Sadiq.
-...ma in qualche modo non è ancora successo. Ora, il tuo cervello è riconosciuto come "buono", quindi non subisce danni. Se si formassero cose come tumori o malattie fisiche, verrebbero debellate all'istante. Ma le malattie mentali non sono fisiche, quindi il tuo potere non può farci granché, se non per combattere i potenziali effetti fisici che ne deriverebbero. Domani vorrebbero farti qualche test psicologico, se non ti dispiace- dal tono, di nuovo, sembrava non gli importasse la risposta, quindi Lovino non si diede neanche la pena di dargliela -ma per ora non ne sappiamo molto. Avevi degli attacchi di panico frequenti, ma penso fossero in parte dovuti al rallentante, e in parte alla situazione che stai vivendo. Ne hai più avuti?
-uno o due.
Sadiq annuì. Poi si alzò, spolverandosi i pantaloni eleganti e il cappotto. Gli scienziati lasciarono stare Lovino per fare il saluto militare -be', penso siano abbastanza informazioni per oggi. Ho alcune... questioni da sistemare- il suo sorriso non prometteva bene, e Lovino si ritrovò a ringraziare di non essere una di quelle questioni -vi lascio ai vostri studi. Divertitevi.
Tali studi comprendevano: esami del sangue (complicati da fare perché l'ago si inceneriva non appena entrava sotto la sua pelle, quindi dovette farsi un taglio sul polso per permettere loro di raccogliere il sangue da lì), esame del DNA, confronto delle attività celebrali mentre distruggeva qualcosa e mentre si concentrava per non distruggere qualcosa, esame della saliva e altre cose che non capiva ma che non gli interessavano. Alla fine lo lasciarono andare, dicendo che avrebbero analizzato i risultati e poi glieli avrebbero comunicati.
-mh, okay- alzò le spalle, si alzò e se ne andò, sistemandosi la manica della camicia. La sera prima aveva dato un'occhiata al suo armadio, dove c'erano una ventina di abiti eleganti, oltre a camicie, pantaloni raffinati, cravatte...  tutte cose scomossime, nuove e su misura. Al Punto Omega i suoi vestiti erano rovinati e di seconda mano, ma almeno erano comodi, e ci si trovava anche abbastanza a suo agio. Quella mattina, per mostrarsi collaborativo, si era messo un paio di pantaloni neri e una camicia bianca delle loro, il che significava che era a proprio agio quanto un elefante con il tutù.
Probabilmente sarebbe riuscito a beccare João solo all'ora di pranzo. Nel frattempo si era fatto un giro per la caserma, cercando punti deboli o eventuali uscite secondarie. Non che sperasse in un grosso cartellone luminoso a forma di freccia con su scritto "uscita segreta e sicura che il supremo non conosce", ma ci sarà stata una cazzo di uscita anti incendio, no?!
No. Ma in compenso era finito per sbaglio in una palestra dei soldati, che per qualche motivo erano senza maglietta. Sì, c'erano dei fisici interessanti, ma l'unica cosa che riuscì a pensare vedendoli fu: "Antonio è più bello". Si segnò quel momento per sfruttarlo in caso di future litigate. Insomma, se in una palestra piena di soldati addestrati a torso nudo non riusciva a fare altro che confrontarli con il suo ragazzo e a dare la vittoria a lui, doveva essere davvero innamorato. Antonio avrebbe dovuto riconoscere il suo sacrificio, ovvero non dare un'occhiata più approfondita, e premiarlo in qualche modo. Gli piacevano i premi di Antonio. Perché non riusciva a smettere di pensare ad Antonio? Minchia, era peggio di una ragazzina innamorata...
A proposito di Antonio, all'improvviso fu afferrato per un braccio e trascinato in una stanza che non conosceva. Dentro c'erano file e file di pistole, fucili e quant'altro. Ah, e c'era anche João, giusto.
-eccoti- sembrava scocciato -è una vita che ti aspettiamo.
Lovino roteò gli occhi e incrociò le braccia al petto -oh scusa, non sapevo avessimo un appuntamento in un posto che non... aspetta. Aspettiamo?
In quel momentò notò un ragazzone, seduto a terra in un angolino, addormentato profondamente. Ed era difficile non notarlo, visto che era una montagna di muscoli anche piuttosto alta. Era difficile capirlo visto che era seduto, ma di sicuro era più alto di Lovino di almeno una decina di centimetri. Si trattenne a stento da roteare gli occhi. Perché erano tutti più alti di lui? Persino il suo fratellino lo aveva superato, anche se solo di un centimetro, e meno male che non era cresciuto oltre!
João tirò un calcetto al ragazzo, che si svegliò brontolando qualcosa su dei gatti che ballavano il sirtaki (Lovino preferì non farsi troppe domande).
-lui è Hercules.
Quello lo fissò con i suoi occhi verdi. Era un po' inquietante. Aveva i capelli castano scuro che gli sfioravano il collo, ma per qualche motivo Lovino ebbe la sensazione che fossero lasciati lunghi più per pigrizia che per una questione di stile -ciao.
-ciao. Sono Lovino.
Hercules annuì -lo so. Vuoi far fuori la Restaurazione?
-già.
-va bene. Ti aiuto.
-bene. Mi serve un modo per uscire di qui inosservato tra una settimana per qualche ora.
-mh...- Hercules sbadigliò e rimase in silenzio per un po'. Lovino stava seriamente cominciando a pensare che si fosse addormentato di nuovo quando quello riprese a parlare -dove devi andare?
-un paese a diversi chilometri da qui. Mi servirebbe una cartina per fartelo vedere.
Hercules annuì e si leccò le labbra prima di riprendere -ci sono milioni di tunnel qui sotto. Prima della Restaurazione, qui c'era una grande metropoli. Poi è stata evacuata a causa di un enorme terremoto, che creò queste montagne, ma i tunnel che si usavano per spostarsi da un punto all'altro ci sono ancora. Possono portarti praticamente ovunque, se sai usarli per bene. Di recente ci ho portato una macchina per muovermi più in fretta.
-come scusa?- intervenne João.
Hercules lo ignorò -sai guidare i blindati?
Lovino alzò le spalle -posso provare.
-quando devi andarci?
-la notte tra il diciannove e il venti. Dovrei essere lì per mezzanotte, ma il mio contatto resterà lì tutta la notte per sicurezza.
-okay... considerando che il coprifuoco è per le nove, sgattaioliamo nei tunnel tramite i passaggi segreti...
-i cosa?!- João era sempre più sbalordito. Hercules lo guardò come se fosse scemo.
-ci sono passaggi segreti in ogni stanza, tranne forse quelle di Sadiq- pronunciò il nome come se fosse una parolaccia -o se ci sono sono i più segreti e impossibili da trovare. Servivan a scendere dai piani alti alla metropolitana più rapidamente. Quando hanno rimodernato la struttura li hanno bloccati con del cemento, ma non penso che per Lovino sarà un problema. Di solito c'è una botola sotto il letto o il tappeto. Scendi lì la notte e aspettami, ti raggiungo io, mi oriento meglio. Da lì andiamo e dovremmo tornare prima dell'alba.
-okay. Ora c'è un'altra questione- si girò verso João -c'è un modo di comunicare via radio senza farsi rintracciare? Con i tuoi poteri eccetera...
Quello annuì -posso creare una frequenza che sia recepibile solo da due radio, e comunicare con quella, ma dovrai portare loro la seconda radio.
-in una settimana ce la fai?
João sbuffò -certo. Ho tante radio in camera mia, mi servono per esercitarmi. Nessuno noterà che ne manca una.
-allora gliela porterò e comunicheremo con quella- annuì, cercando di calmarsi. Avevano un piano. Un inizio. Poi tutto il resto... -ci vediamo... boh. Ci vediamo. Ciao.
Uscì quasi correndo, ignorando le loro proteste, e si chiuse la porta alle spalle. Si diresse verso la mensa cercando di mantenere un'andatura normale ed entrando in qualche altra stanza nel tragitto, per non destare sospetti in chi lo avesse visto entrare prima. Pianificare lo agitava, gli faceva capire sempre di più quanto tutto quello fosse reale e gli faceva venire in mente tremila paranoie e scenari orrendi di morte e distruzione in caso avesse fallito. Inspirò profondamente, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era un attacco di panico. Chissà se João ne soffriva ancora. Bah, non era importante, glielo avrebbe chiesto dopo. Intravide un gruppo di soldati e decise di seguirlo verso la mensa, visto che, neanche a dirlo, si era perso. Antonio gli ripeteva sempre che aveva un pessimo senso dell'orientament...
No. Basta pensare al passato. Doveva concentrarsi su quello che aveva davanti in quel momento, e quello che aveva davanti in quel momento era un piatto di spaghetti al pomodoro (dal menù riservato agli ufficiali ovviamente, i soldati mangiavano una poltiglia giallognola di non-voglio-sapere-cosa) che però era scotta e faceva schifo. Bah. Che razza di chef avevano lì dentro? Doveva parlarne con Sadiq, non potevano servire una pasta del genere, meritavano la fucilazione.
Mentre stava rigirando la forchetta nel piatto, vide entrare João. Sadiq non si vedeva da nessuna parte. Di sicuro, anche se c'era una sedia vuota al centro del tavolo degli ufficiali (che più che una sedia sembrava un trono) che doveva essere riservata al supremo, non mangiava con la plebe, ma si faceva portare dal suo chef personale i suoi cibi raffinatissimi e controllatissimi.
Bah. Gente moriva di fame e lì buttavano soldi per sedie-trono inutilizzate e cibo di classe. Che schifo di mondo.

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