Capitolo venti

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Ormai mi sento stupida a scriverlo ma sì: tematiche delicate. Vi avviso quando comincia il pezzo borderline.

Il bambino stava giocando in giardino, imbronciato. Voleva il succo di frutta, ma sua madre gli aveva detto che non avevano abbastanza soldi per comprarlo. Non era giusto! Voleva il suo succo di frutta!
La notte prima aveva piovuto, quindi il terreno era un umidiccio contro i suoi pantaloncini. Sbuffò, mollò il suo soldatino per terra e vide, poco più in là, un piccolo scoiattolino. Sorrise, si mise in piedi sulle gambette sottili e si diresse verso di lui, sperando di riuscire ad accarezzarlo. Era così carino!
Si inginocchiò davanti alla bestiola e, con calma, allungò una mano verso di lui, trattenendo il fiato. L'animale, però, scappò via. Il bambino si imbronciò, e sarebbe scoppiato a piangere se non avesse notato la pozzanghera a pochi centimetri dalle sue ginocchia, che catturò completamene la sua attenzione. Preso da solo il cielo sapeva quale istinto, ci posò le manine sopra, sfiorando l'acqua stagnante con la punta delle dita.
All'inizio non successe nulla. Poi l'acqua si tinse di arancione. Il bambino sussultò sorpreso e sorrise, battendo le mani, entusiasta. Succo d'arancia!
Si chinò e con le manine ne raccolse un po', bevendolo. Sì, era proprio succo d'arancia!
Sua madre lo chiamò dalla casa dicendogli di rientrare, che stava per piovere di nuovo e ci mancava solo che si ammalasse.
-mamma, mamma! Guarda cos'ho fatto! Succo!- urlò in risposta, alzandosi e correndole incontro.

-perché ti hanno tenuto una settimana intera in infermeria?
-dovevano fare alcuni esami di routine e ne hanno approfittato già che ero lì- rispose Francis, con un sorriso.
Arthur inarcò un sopracciglio -per una settimana?
-è stata una settimana impegnativa- mentì, facendogli l'occhiolino -non mi serve il tuo aiuto, comunque. Non sono una donzella in difficoltà.
-davvero? Però ci somigli eccome.
-ah ah, molto divertente.
Visto che quel pomeriggio lo avevano dimesso, Arthur si era offerto di aiutarlo a portare le sue cose in camera. Non è che fosse molto, un paio di vestiti di ricambio e qualche libro in francese, ma per qualche imperscrutabile ragione aveva scoperto di volere la compagnia di Francis in maniera preoccupante -e poi l'infermiera ha detto che non devi sforzarti.
Francis roteò gli occhi -non mi sembra che portare un paio di vestiti fino a camera mia sia uno sforzo sovraumano che solo un inglese onnipotente come te può compiere.
-deboluccio come sei non ne sarei così sicuro.
Il francese sbuffò. Tirò fuori da sotto la maglietta una cordicella, a cui era legata una chiave. Aprì la porta e lo fece entrare.
La camera di Francis era ordinata. Per qualche motivo, Arthur non se lo aspettava. L'unico elemento di disordine erano i libri impilati sul comodino affianco al letto, sul quale Francis si buttò con eleganza e con un sospiro.
-ah, quanto mi era mancato!
-dove lascio questa roba?
-quoi?- riaprì un occhio, poi indicò con un gesto annoiato la scrivania -mettili lì, poi sistemo io quando ho voglia.
Arthur roteò gli occhi -pigrone.
Francis fece un sorrisetto -l'ha detto l'infermiera, no? Mi devo riposare.
-adesso non te ne approfittare- sbuffò e si avviò verso la scrivania, ma inciampò e cadde a terra, rovesciando la scatola.
-sei così imbaranato, Angleterre- commentò il francese, stiracchiandosi.
-colpa tua che lasci la roba a terra- sbuffò e rimise alla rinfusa le cose nella scatola. Poi inarcò un sopracciglio -cos'è questo?
Francis riaprì un occhio, inquadrò cos'aveva in mano e sbiancò -no, lascia perdere.
Arthur sollevò una cartellina bianca e la aprì, dando un'occhiata veloce.
Il francese si alzò di scatto e gliela strappò dalle mani -non è niente. Affari privati.
Arthur sollevò le mani con aria sconfitta -va bene, scusa, ero solo curioso.
Il francese sembrava sconvolto -puoi lasciarmi solo? Sono stanco.
-oh. Okay- alzò le spalle e lo superò, andando verso la porta -ehm... ciao. Ci vediamo a cena.
Francis sembrava ancora più pallido del solito -adieu.
Arthur uscì e si chiuse la porta alle spalle.
C'era una cosa che non molti sapevano, ovvero che anche Arthur aveva un potere, forse non utilissimo in battaglia, ma di sicuro lo era nella vita quotidiana. Aveva una memoria fotografica perfetta. E quella era una cartella clinica.
Chiuse gli occhi e la rivide nel dettaglio davanti a sé. Imprecò sottovoce. Quello era gergo medico, non ci capiva niente. Lesse il nome di una malattia strana, ma non la conosceva ed era in latino.
Imprecò di nuovo. Sembrava qualcosa di grave. A chi avrebbe potuto chiedere qualcosa a riguardo? Francis non glielo avrebbe mai detto, Gilbert neanche e Antonio lo avrebbe preso a calci se solo avesse osato tirare fuori l'argomento.
Sbuffò. Doveva decisamente indagare. Fece dietro front e tornò verso l'infermeria.

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