Capitolo trentasette

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Be', almeno ci provò, dai. Tentò di mostrarsi sorpreso quando Antonio, due giorni dopo, tirato a lucido, si presentò alla sua porta e gli disse di prepararsi per una sorpresa. Ci provò, davvero, ma quello lo notò comunque.
-sai già tutto, vero?- lo chiese, nonostante sapesse perfettamente la risposta, ed entrò nella stanza, chiudendo la porta. Lovino alzò le spalle con nonchalance mentre apriva l'armadio e lo scrutava cercando qualcosa di decente da mettersi.
-Feli ha la lingua lunga- rispose solo, sollevando una vecchia maglietta. Scosse la testa e la lanciò via -e a dirla tutta un po' me l'aspettavo. Conoscendovi...
Antonio ridacchiò -be', abbiamo avuto poco tempo per organizzarla, quindi non aspettarti chissà cosa. Ma siamo riusciti a convincere tuo nonno a venire, il che non è male.
-ma che bravi- lanciò via un paio di pantaloni, possibile che non avesse un cazzo da mettersi? -tanto mi sa che non troverò qualcosa da mettermi prima di domani o dopodomani- lanciò una giacca. Antonio rise e lo raggiunse, abbracciandolo da dietro e posando il mento sulla sua spalla per guardare davanti a sé -saresti perfetto anche con un sacco della spazzatura addosso, non ti preoccupare- bacio sulla spalla. Lovino si costrinse a non tremare -o nudo. Sono sicuro che nudo staresti divinamente.
-allora vado alla festa nudo.
-no- lo strinse di più, facendolo sorridere esasperato -quella è una vista riservata a poche persone. Tipo... nessuno tranne te.
Lovino si girò tra le sue braccia e lo baciò, con le mani sulle sue guance -e te?- chiese, sussurrandolo, quasi con timore della risposta. Antonio arrossì contro le sue dita.
-quello lo devi decidere tu- girò la testa per baciarlo sul palmo della mano.
-e... ti piacerebbe?
Quello distolse lo sguardo, sempre più imbarazzato. Si morse il labbro, e Lovino si sentì intenerire così tanto da fargli male al cuore -be'... di sicuro non mi dispiacerebbe, ecco.
Abbozzò un sorriso, avvolgendo le braccia intorno al suo collo per seppellire le mani tra i suoi capelli -che pervertito- gli sussurrò sulle labbra, baciandolo subito dopo. Le mani dello spagnolo, coraggiose, superarono senza difficoltà la sua maglietta e si posarono sulla sua schiena, dandogli i brividi. Le sue dita si rincorsero lungo la sua colonna vertebrale, si inseguirono, si sfiorarono, delle linee di puro fuoco sulla sua pelle. Si ritrovò a gemere, sottovoce, contro la sua bocca, e Antonio dovette allontanarsi, con le labbra rosse.
-meglio fermarci qui- disse, con il tono di chi pensava tutt'altro -o alla festa mi sa che non ci arriviamo più.
-e sarebbe un problema?- se lo tirò contro, baciandolo fino a sentire la parete contro la schiena e tirandoselo contro il più possibile. Il resto della frase fu un sussurro, dritto contro la sua bocca -secondo me no.
Antonio gemette di frustrazione, baciandolo con forza contro la parete, schiudendogli le labbra senza tanti complimenti, e Lovino si ritrovò a sorridere mentre gli serrava una mano tra i capelli per impedirgli di andarsene, come se quello ne avesse avuto voglia... si sentì sollevare, istintivamente allacciò le gambe intorno ai suoi fianchi per reggersi meglio e si sentì sospirare, per una volta senza dover alzare il viso per baciarlo.
A un certo punto, però, si costrinse ad allontanarsi.
-la... la festa- balbettò, anche se della festa non gliene poteva fregare di meno. Si sentiva il viso in fiamme, aveva bisogno di riprendere fiato. Antonio annuì, anche lui rosso, e Lovino sentì i propri piedi toccare nuovamente terra, anche se non si sapeva spiegare come facessero le sue gambe a reggere il suo peso.
-g-giusto- barcollò all'indietro e si sedette sul letto, con lo sguardo puntato sull'armadio -fai con comodo.
Annuì, tornando alla sua ricerca. Senza pensarci troppo afferrò una vecchia camicia grigia non troppo logora e si sfilò la maglietta. Girandosi per infilarla, beccò Antonio a guardarlo, e si lasciò sfuggire un sorriso. Lo raggiunse in pochi passi e si chinò a baciarlo, la camicia lanciata malamente sul letto. Gli accarezzò la guancia liscia, baciandolo di nuovo a stampo.
-stanotte- gli uscì -resti a dormire da me?
Non ci voleva certo un genio a capire che con "dormire" intendeva ben altro che dormire. Sì che Antonio spesso e volentieri mancava dell'intelletto base donato a una tartaruga, ma non poteva essere così idiota da non capirlo. E infatti annuì, con lo sguardo annebbiato dal desiderio (e dagli ormoni), e lo baciò di nuovo, facendolo sedere sulle sue gambe. Lovino si premette contro di lui, voleva più contatto possibile con l'altro, aveva bisogno di sentire il suo calore direttamente contro la sua pelle, e non riuscì a trattenere un sospiro quando quello riprese ad accarezzargli la schiena nuda, partendo dalla pelle sottile delle scapole e scendendo giù, lentamente, fino a...
Qualcuno bussò alla porta. Lovino desiderò intensamente uccidere chiunque fosse, ma non voleva altri morti sulla coscienza, così si limitò a un, sperò, fermo e neutro -chi minchia è?
-scusa fratellone, ma vi stanno aspettando- Feliciano. Piccolo, innocente, puntuale Feliciano -vestitevi e sbrigatevi, che il cibo si raffredda.
Lovino sbuffò -siamo vestiti, cretino- diede un pizzicotto al braccio di Antonio quando quello scese a baciarlo sul collo, con ancora le mani sulla sua schiena. Quello gli fece l'occhiolino, facendogli alzare gli occhi al cielo.
Feliciano aveva il tono di chi sa fin troppe cose. Saputellino di merda -allora io entro...
-vai alla stracazzo di festa e non rompere i coglioni!
E quello obbedì, ridendo.
Lovino sbuffò e si alzò, infilandosi la camicia. Si sentì abbracciare da dietro e sorrise leggermente, appoggiandosi al suo ragazzo.
-stasera- promise, lasciandosi baciare sul collo.
-non sentirti costretto- mormorò contro la sua pelle.
-non mi sento costretto. Lo voglio. Ti voglio- si girò per baciarlo, stringendosi a lui. Gli rivolse un piccolo sorriso -reputati fortunato.
-lo faccio, ogni volta che ti vedo sorridere o che ti bacio- e, per rimarcare il concetto, gli stampò un bacio, dritto sul suo sorriso -e ti amo così tanto.
-anch'io- altro bacio. Si sentì arrossire -entrambe le... le cose intendo. Ma non sono così sdolcinato.
Antonio rise, baciandolo ancora e ancora e...
-la festa- lo interruppe, posandogli una mano sulla bocca -dopo... dopo vediamo- gli stampò un bacio sulla guancia, allontanandosi dal suo abbraccio con un sorriso -dipende da come ti comporti.
Antonio gli prese la mano, seguendolo -farò il bravo...

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