Feliciano raggiunse l'ufficio di suo nonno di corsa.
-scusa scusa scusa scusa!- urlò spalancando la porta. Si piegò in due, con il fiatone.
Romolo roteò gli occhi divertito -non preoccuparti.
-come sta...- riprese fiato -come sta Lovino?
-bene, non preoccuparti- aspettò che il nipote si sedesse davanti a lui prima di continuare -ha dato a Gilbert una radio e una busta con dentro due lettere. Una contiene le istruzioni per usare la radio, l'altra è più personale.
-che dice? Che dice?
-sta bene. Hanno accettato tutte le sue condizioni e lo trattano abbastanza bene.
-posso leggere la lettera?
Romolo esitò -meglio di no. Potresti impressionarti.
Feliciano sbuffò -non sono un bambino. Basta trattarmi così.
-come mai sei così scontroso? È successo qualcosa?
Ecco un'altra delle cose che odiava. Quando davano così tanto peso alle sue emozioni. Ogni tanto era di cattivo umore, succedeva a tutti, anche lui aveva le sue giornate no. Era davvero necessario farne un caso di stato ogni volta?
Sbuffò di nuovo -no, nonno. Sono semplicemente stanco di essere trattato come un bambino.
Romolo addolcì il viso -è che sei sensibile e non voglio che tu...
-avete rotto il cazzo con 'sta storia- sbottò -ho sedici fottutissimi anni, lasciatemi stare!
Romolo restò impietrito per qualche secondo. Poi scoppiò a ridere.
-sai, a volte mi dimentico che tu e Lovino siete fratelli- gli passò la lettera -tieni, dai. Te la sei meritata.
Feliciano la prese e la lesse avidamente, senza neanche ringraziarlo. Nella lettera c'era scritto, più o meno, quello che gli aveva riassunto suo nonno, ma leggerlo da sé gli dava tutt'altro gusto. La rilesse tre volte, poi la ridiede a suo nonno.
-ve, perché mi sarei dovuto impressionare? Non c'era scritto niente di che.
Romolo alzò le spalle -sei sensibile.
-e quindi? Sensibile, non cretino- Romolo fece per replicare, ma lo interruppe -nell'altra lettera che c'è scritto?
-in breve come usare la radio. Si può sintonizzare solo su una frequenza, quella per comunicare con lui, a cui a quanto pare si possono collegare solo queste due radio. Stanotte ci colleghiamo per discutere un paio di cose.
-vengo anch'io.
-da quando in qua ti interessano queste cose?
-è mio fratello. Ho il diritto di sentire come sta- rimase impressionato dal tono della sua voce, molto simile a un ringhio, ma cercò di non darlo a vedere. Lui e suo nonno si scrutarono per un po', poi il più anziano cedette e sospirò.
-e va bene. Ma poi non ti lamentare se parliamo di cose noiose.
-grazie nonno!- esclamò, di nuovo allegro. Si alzò, gli stampò un bacio sulla guancia e se ne andò fischiettando.Gilbert entrò in infermeria, fischiettando.
-ehi freund!- raggiunto Antonio, gli spettinò i capelli con una mano -hai un minuto?
Antonio annuì -certo- lo seguì fuori dalla stanza, in ansia -come sta Lovino?
-sta bene, da quel che ho visto.
Sollievo. Si concesse di respirare -Dios, meno male.
-mi ha chiesto di dirgli che gli manchi- aggiunse. Antonio sospirò, posando la schiena al muro dietro di sé. Inspirò profondamente per non piangere.
-cosa gli hai detto?
Gilbert sbuffò -che gli manchi.
-ti avevo detto di...
-lo so, lo so. Però non è giusto che tu stia male per lui.
Antonio sbuffò -sta male anche lui.
-non lo sapevo- scrollò le spalle -sei il mio migliore amico, dovevo assicurarmi che non ti fossi innamorato a caso di uno stronzo- gli diede una pacca sulla spalla -ha detto che ti ama, comunque, se ti consola.
Antonio sospirò -lo so- si sedette a terra, con le ginocchia strette al petto -mi sembra strano che te lo abbia detto tranquillamente.
Gilbert sbuffò una risata -l'ho fatto incazzare e l'ha detto per farmi tacere.
-questo spiega tutto.
Gilbert inarcò un sopracciglio -va tutto bene?
-sì, direi di sì- sbuffò -è solo che... mi manca. Tutto qui- si lasciò sfuggire un sorriso -non vedo l'ora di rivederlo- appoggiò la testa sulla spalla dell'amico e chiuse gli occhi -e sono stanco.
-prenditi una giornata libera.
-ho bisogno di tenermi impegnato- scrollò le spalle -altrimenti comincio a farmi le paranoie e mi viene ansia per Lovi. Almeno mi distraggo.
Gilbert sbuffò -sì ma sei esausto.
-meglio esausto che in paranoia.
-sinceramente non lo so.
-e poi ormai sono abituato a dormire con Lovi. Da solo non riesco.
Gilbert inarcò un sopracciglio -come scusa? Dormivate insieme?
-dormivamo e basta- chiarì, con una risatina -non farti strane idee.
Gilbert sbuffò -sì sì, come no.
-dico davvero.
-se lo dici tu...
Antonio rise -dai, Gilbert, sono serio. Non abbiamo fatto niente.
-guarda, ti credo giusto perché non penso che Lovino te lo darebbe così.
Antonio sbuffò divertito, rialzandosi -stupido. Torno a lavoro va, meglio così- gli spettinò i capelli a sua volta e se ne andò, asciugandosi distrattamente gli occhi. Si sforzò di sorridere e rientrò in infermeria.
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Rebuild Me
Fanfiction(un grazie a @Mangaka05 per la copertina) Ispirato a "Shatter Me" di Tahereh Mafi Lovino era un mostro. Come altro poteva definirsi? Cos'altro poteva essere un ragazzo che distruggeva tutto quello che toccava e uccideva chiunque provasse a sfiorarlo...