Capitolo quarantotto

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Hello! Buona Pasqua!
This
Is
The penultimo capitolo
AAAA
Non sono pronta raga
Devo scrivere i ringraziamenti aiut
5700 parole
Vi lovvo

Lovino si svegliò affianco ad Antonio, che lo scrutava con un sorriso. Antonio che lo scrutava con un sorriso senza maglietta. Sgranò gli occhi.
-cosa... cosa abbiamo fatto?- mormorò, abbassando lo sguardo su di sé -per... perché ho un vestito?
-non abbiamo fatto niente- lo tranquillizzò quello, accarezzandogli i capelli -hai bevuto troppo, ti sei addormentato e ti ho riportato a letto- lo baciò sulla fronte -sul vestito... non ne ho idea, quando sono arrivato lo avevi già.
Lovino mugugnò, massaggiandosi le tempie e cercando di ricordare -ho mal di testa.
Antonio ridacchiò -non mi stupisce, amore- lo abbracciò, sospirando -mi sei mancato.
Lovino nascose il viso contro la sua spalla -anche tu- mormorò, con la testa che martellava.
Antonio gli accarezzò la schiena -però con questo vestito stai benissimo- lo baciò sulla guancia, sul collo e poi sulla spalla -sei bellissimo.
-lo so- gli accarezzò il petto con due dita, mordendosi il labbro -anche tu non sei male- lo baciò sulla clavicola.
Antonio lo strinse, cominciando a riempirlo di baci un po' ovunque dove il vestito non copriva, facendolo sorridere.
-non vedo l'ora che sia domani- mormorò contro la sua spalla.
Lovino prese ad accarezzargli i capelli, tenendoselo stretto.
-anch'io.
-ti amo- lo baciò sulla guancia.
-anch'io- e, cazzo, quanta voglia aveva di baciarlo sulle labbra, di farsi sbattere contro un muro e di fare l'amore con lui fino al giorno dopo, o direttamente per sempre.
Sospirò -se domani non ti salto addosso sull'altare sarà un miracolo.
Antonio ridacchiò -ricordati che c'è Mia. Non mi va di spiegarle la storia della cicogna.
-cazzo no. Non sono pronto e non penso lo sarò mai- rabbrividiva a pensarci. Si mise seduto, stropicciandosi gli occhi -che ore sono?
-circa le undici- lo abbracciò da dietro e lo baciò sul collo. Lovino sentì le mani prudere dalla voglia di saltargli addosso, ma si contenne -tu mi devi spiegare come fai a essere stupendo appena sveglio e con il trucco a puttane.
-trucco?- si sfiorò il viso e sbuffò -merda. Sembro un panda, vero?- se lo tolse di dosso con una scrollata di spalle non troppo gentile e si alzò -ho bisogno di una doccia.
-mhmh...- Antonio si sporse a osservarlo mentre cercava dei vestiti più comodi nell'armadio. Giusto quando fu praticamente al bagno si degnò di fargli notare che -querido, hai tutto il vestito sollevato.
Lovino alzò gli occhi al cielo e se lo sistemò -e ovviamente ti ci è voluta una vita a notarlo.
-ero impegnato a guardare il soffitto.
-il soffitto. Certo- se lo sfilò del tutto e glielo lanciò in faccia. Gli fece l'occhiolino prima di chiudersi in bagno. A chiave, tanto per rimarcare il concetto.
-non fare schifezze sul mio letto, pervertito!- e aprì l'acqua.
Antonio rise e si tolse il vestito dalla testa. Lo studiò per qualche secondo, poi si alzò e lo mise nell'armadio di Lovino, piegandolo con cura.
Non si sa mai.

Eliza aveva la testa che le stava scoppiando. Era almeno un quarto d'ora che non sollevava la fronte dal tavolo.
-devi mangiare, küken- ignorò il rimprovero di Gilbert, che aveva preso ad accarezzarle la schiena lentamente. Si rilassò un poco, e dopo un po' sospirò.
-se mangio vomito- gemette per una fitta di mal di testa -ho bisogno di un'aspirina. O un colpo in testa. Fai tu.
-appena arriva Tonio gli chiediamo, mh?
-mh.
-e comunque sono offeso con te.
La ragazza sbuffò, senza rispondere.
Gilbert rise, sottovoce -hai mandato mio fratello a controllare me, e ora sei tu quella con la sbornia.
-avevo detto a Kiku di venirci a controllare- ringhiò, nervosa -perché sapevo come sarebbe andata a finire. Quindi non rompere.
-ne riparliamo quando stai meglio, va bene?
Eliza sbuffò -come ti pare.
In quel momento arrivò Feliciano, fresco come una rosa.
-io ti odio- sbuffò la ragazza, mettendosi seduta e appoggiando la testa alla spalla del suo ragazzo -ma non stai neanche un po' male?
Feliciano le sorrise -sono cresciuto a pane e vino. La mia vita è un doposbronza costante.
-e ieri hai vomitato l'anima- aggiunse Ludwig, sedendoglisi accanto. Feliciano alzò le spalle.
-cos'è la vita senza un po' di vomito?- fece per baciare il suo ragazzo, ma quello si scostò, facendogli aggrottare la fronte -Luddi?
-ti avevo detto di non ubriacarti.
-scusa. Ora mi dai un bacio?
-no.
Feliciano fece per ribattere, ma venne interrotto dalla voce di suo fratello.
-prima o poi dobbiamo rifarlo- esordì Lovino. Feliciano ghignò, battendogli il cinque.
-ovvio.
-no- ribatté Ludwig.
Lovino lo studiò per qualche secondo, poi -la prossima volta però facciamo ubriacare anche lui. Lo dico per te, Feli.
-no.
-usate la birra- intervenne Gilbert.
-da che pulpito.
-che avete fatto voi?- intervenne Feliciano.
L'albino scrollò le spalle, continuando ad accarezzare la schiena della sua ragazza -niente di che. Due birre...
-quattro.
-...due chiacchere tra uomini... poi è arrivato Kiku.
Lovino guardò il fidanzato -se vuoi rifarlo per divertirti senza dovermi raccattare...
-no- lo baciò sulla guancia, sorridendo -vederti ballare con quel vestito è il miglior addio al celibato che potessi desiderare.
Lovino arrossì violentemente e bofonchiò un -in teoria non ci saremmo dovuti vedere.
Antonio alzò le spalle -e da quando in qua seguiamo le regole delle coppie normali?
Feliciano sgranò gli occhi -e che avete fatto voi due?
Antonio sollevò le mani -assolutamente niente. Si è addormentato, l'ho riportato in camera e ho dormito con lui in caso si fosse sentito male o cose simili. Tutto qui.
Feliciano non sembrava convinto. Né lui né il suo sopracciglio inarcato.
-pensi davvero che potrei farci qualcosa mentre è ubriaco?
-stamattina non è ubriaco.
Lovino lo guardò male -non abbiamo fatto nulla, cretino- si alzò -ho bisogno di un caffé- e andò a prenderselo, senza troppi complimenti.
Antonio sospirò con aria sognante, osservandolo mentre andava in cucina -lo amo...
-certo che lo ami. Altrimenti col cazzo che te lo lasciavo sposare- sbuffò Feliciano. Gilbert si ricordò qualcosa e indicò i due piccioncini davanti a lui.
-voi due piuttosto! Che avete fatto?
Ludwig lo guardò male -ha vomitato tutta la notte. Secondo te?
Feliciano tossicchiò -non tutta.
-per il resto hai dormito.
-sicuro?
-certo che sono sicuro. Non ero io quello ubriaco.
Feliciano aggrottò la fronte, poi scrollò le spalle -allora me lo sono sognato.
Ludwig sbuffò -colpa dell'alcool.
Feliciano si morse il labbro per non sorridere -sì sì... dell'alcool.
-non cambiare discorso e rispondi a tuo fratello!- intervenne Gilbert.
-non abbiamo fatto niente!
-non parlavo di ieri. In generale.
Ludwig arrossì -ti ho detto dopo!
Feliciano coprì il suo sorriso con la mano libera. Che carino Ludwig imbarazzato!
Dopo qualche minuto arrivò Romolo, con Mia sulle spalle.
-ave pater!- esclamò la bambina, soddisfatta di poter osservare tutti dall'alto.
-hola niña- quando Romolo la mise giù, lo spagnolo se la mise sulle gambe, abbracciandola -mi sei mancata tantissimo!- le disse, in spagnolo. Mia sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia.
-¿donde esta papa Lovino?
-a farsi un caffé.
-ooh. Capito.
-sta imparando in fretta- notò Feliciano. Romolo tossicchiò.
-sì... ieri sera sono arrivati i risultati degli esami...
Mia scosse la maglia al padre -papa! Soy magica!
-davvero, tesoro?- le sorrise, stringendole le mani -e cosa sai fare?
-imparo tutto!
-ha una capacità di apprendimento più alta della media- spiegò Romolo -per questo sta imparando così in fretta lo spagnolo e l'italiano.
-sì! Sono magica!
Antonio rise, baciandola sulla fronte -sì amore.
Lovino arrivò con la sua tazzina di caffé -chi è magica?
-io! Lo ha detto nonno Roma.
Lovino alzò gli occhi al cielo, sistemando i capelli della figlia -ancora con quel nomignolo, nonno?
-non devo chiamarlo così, papà?
-chiamalo come vuoi, tesoro- si sedette al suo posto e sbuffò, finendo la tazzina in un sorso solo -però non fartelo imporre, mh?
-certo papà.
-brava.
Romolo ridacchiò -tutta sua padre.

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