Capitolo cinque

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Okay, mi dispiaceva lasciarvi senza capitoli per tanto tempo. Quindi... ecco a voi!

Due settimane dopo non era cambiato molto.
L'imbarazzo iniziale con Feliciano e suo nonno era quasi del tutto scomparso, e ora ridevano e scherzavano più o meno come prima. Anni di lontananza non si risanavano certo in qualche giorno, ma stavano facendo progressi, a piccoli passi. Forse era migliorato un po' durante le... come le chiamava suo nonno? Lezioni? Allenamenti? Vabbé, quando stava con Antonio. La cosa che più lo inquietava era quanto quello spagnolo lo conoscesse bene. Paradossalmente gli sembrava che lo conoscesse meglio lui di suo nonno e suo fratello, e in effetti dopo due mesi chiuso in una cella con una persona impari a conoscerla per bene. Sembrava capire sempre cosa gli passasse per la testa, e anche Lovino spesso sapeva cosa stesse per dire o fare l'altro prima che lo facesse. E poi quel fottuto spagnolo sembrava non avere il minimo senso del pudore o dello spazio personale: non si faceva il minimo problema ad abbracciarlo, a prendergli la mano, a dargli baci innocenti sulle guance o sulla fronte o, in generale, a invadere il suo spazio e a essere imbarazzante. Bah.
Grazie a lui fece più o meno amicizia con una ragazza di nome Belle e suo fratello Holland durante le "serate tra ragazzi", come le aveva chiamate Feliciano. Essenzialmente circa trenta adolescenti si radunavano in una specie di sala comune e parlavano, cantavano, qualcuno beveva anche, e in generale facevano finta di essere ragazzi normali. Feliciano gli presentò il tizio con le sopracciglia giganti, Arthur, che sembrava essere una persona quasi razionale, e qualche altra persona di cui dimenticò il nome in fretta. Durante quelle serate per lo più se ne stava in disparte, chiaccherava con qualcuno dei suoi "amici" o cercava di sfuggire dagli agguati di Antonio e dei suoi amici idioti, che cercavano di fargli qualche scherzo o di trascinarlo a cantare o a ballare con gli altri, cosa che non avrebbe fatto neanche morto. Ogni tanto Romolo, con un sorriso bonario della serie "sono ragazzi", veniva a controllare che nessuno fosse morto, svenuto o eccessivamente ubriaco. Bah.
Un pomeriggio Feliciano si offrì di tagliargli i capelli, visto che lo vedeva sempre lamentarsi della loro lunghezza.
-fammeli più o meno come i tuoi- raccomandò, seduto su una sedia davanti a lui. Feliciano lo rassicurò e si mise a lavoro.
Erano nella camera del minore, che non era tanto diversa da quella del fratello, solo stracolma di disegni e colori sparsi un po' ovunque. Su una delle pareti poi c'era un enorme graffito rappresentante un arcobaleno, e in fondo c'era una nuvoletta bianca fatta di tanti piccoli personaggi in bianco e nero.
-tranquillo, fratellone. Li taglio sempre al nonno e a Luddi- esitò, mordendosi il labbro -a proposito di Luddi...
-mh? Che ti ha fatto?- Feliciano aveva un tocco così delicato che si stava addormentando. Quella notte aveva dormito poco per leggere un libro che lo aveva preso particolarmente, nonostante si fosse promesso di non farlo. Era davvero un coglione.
-ve niente, solo che...
-che...?
-ve, siamo... ehm... stiamo insieme.
Lovino si irrigidì -nel senso...?
-sì.
-ah...- avrebbe fatto brutta figura se avesse strozzato accidentalmente quel crucco maledetto maniaco violentatore di fratelli minori? -ti... ti tratta bene?
-tanto. Lo amo, fratellone, non prenderla male per favore.
-mh...- cazzo, non poteva dirgli di no, non quando aveva quel tono da cucciolo bastonato -be', buon... buon per te? Cosa si dice in queste situazioni?
Feliciano lo abbracciò, posando le braccia sopra le sue spalle coperte dalla maglietta e da un asciugamano, attento a non toccarlo. Per precauzione Lovino aveva insistito che si mettesse anche dei guanti e le maniche lunghe fino ai polsi -grazie fratellone!
-ehm... prego. Ora potresti spostare queste forbici? Sono un po' troppo vicine alla mia faccia.
-ah, ve, scusa- con una risata imbarazzata si rimise dritto e riprese a tagliargli i capelli.
Quella notte a Lovino sorse un dubbio esistenziale. Come si faceva a capire se ti piaceva qualcuno? Feliciano aveva detto di amare il crucco, ma come faceva a saperlo? Insomma, aveva letto tante storie d'amore, ma nessuna lo spiegava davvero. Per lo più era il ragazzo a dichiararsi alla ragazza, ma lui... be', ormai era piuttosto sicuro di essere gay. Quindi che fare? Cioé, se anche gli fosse piaciuto qualcuno, non avrebbe potuto toccarlo, a meno che non si fosse trattato di...
Si sentì arrossire. Nascose il viso nel cuscino.
Aveva decisamente bisogno di dormire. Forse dopo lo avrebbe chiesto ad Antonio.

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