"Revell Davis! Ti stavo aspettando, pazza psicopatica!"
Quando ogni persona a me vicina, compresa me stessa, aveva realizzato che la mia professione non sarebbe stata una delle più legali, mi fu detto, correggo; Striker mi disse che, se fossi finita dietro le sbarre, per vivere tranquilla avrei dovuto picchiare la stronza più fuori di testa di tutta la prigione. Dato che non avevo la minima intenzione di picchiarmi da sola, mi sentii alquanto sollevata quando vidi che la seconda candidata era nientemeno che la mia compagna di avventure Gal Setrakian. In effetti, non mi stupii di ritrovarmela in cella.
Gal era uno di quegli elementi che avresti conosciuto una volta sola nella tua vita, era una mina vagante con cui avevo fatto impazzire ogni singolo maestro e professore fin dall'asilo. Bastava un solo sguardo d'intesa, per capirci e asserire: "È una pessima idea. Facciamolo!".
Furono tante le nostre eroiche gesta; fra le quali far saltare in aria una sede di Scientology durante un nostro viaggio in California, oppure invertire tutti i cartelli stradali del nostro quartiere, così da creare il caos più totale. Karma volle che quella volta una moto mi sfondò la finestra, ma fu un prezzo che fui disposta a pagare. Carl, a cui venne distrutta la costruzione Lego de La Battaglia del Fosso di Helm, un po' meno.
Eravamo inseparabili. Dopo il liceo, lei andò al college, e per pagarsi gli studi lavorò con me per i Servizi Segreti. Continuammo sempre, con l'accompagnamento sonoro delle urla di Striker, a compiere le nostre degenerate missioni, seppure prive di esplosioni e infrazioni alle leggi stradali. Pitturammo comunque tutte le iguane antidroga di rosa. Sì, a Vaulsey invece dei cani avevamo i rettili.
Due anni prima, però, lei partì. Non sapevo dove fosse andata, non me lo aveva detto, ma avevo sempre sospettato che ci fosse stato di mezzo il Mossad.
Pure il più scarso degli allibratori avrebbe piazzato la quota più proficua, se qualcuno avesse scommesso su una nostra eventuale detenzione.Sogghignai: "Sei qui perché hai mentito allo psichiatra, o perché nemmeno i manicomi sarebbero stati disposti ad accoglierti?" Detto questo rise, e mi abbracciò sollevandomi dal pavimento. Oltre a tutte le caratteristiche sopraelencate, era anche la donna più alta che avessi mai incontrato.
"Esilarante, come sempre", rispose. "Perché ci hanno messo così tanto a beccarti?"
"Ho dovuto aspettare che qualche figlio di puttana riuscisse a incastrarmi." Mi chiedevo a che stagione fosse arrivata della serie Revell fa cose.
"Sapevo che non eri stata tu." Si lanciò sulla branda, in cui la sua lunghezza ci entrava malapena, di fianco alla mia. "Quello non era affatto il metodo Davis."
"Sarebbe una versione splatter de Il Metodo Kominsky?"
Quest'ultima domanda la illuminò, e con uno sguardo sognatore rispose: "Mio Dio, lo adorerei."
"Ti aggiornerò sulle novità a tempo debito, ma ora dimmi" ovviamente la curiosità stava prendendo il sopravvento. Quale malsano delitto aveva commesso per finire in massima sicurezza, e nel mio stesso braccio? Aveva rapinato una banca? Aveva preso parte a un qualche assurdo traffico? Era diventata un membro di una sanguinosa gang, o della mafia, e aveva collezionato un numero cospicuo di omicidi? Dovevo saperlo. "Che cosa avrai mai combinato per finire in carcere, hai picchiato una suora?"
"Peggio."
Ora mi stavo davvero spaventando. "Sei diventata una narcos?"
"Ritenta, sarai più fortunata. E comunque, peggio ancora."
Stavo per esaurire le mie carte. "Hai messo in atto una truffa? Più truffe? Ti sei data al network marketing?"
"No, scema." Si alzò a sedere, ghigno sulla faccia, godendosi la mia fremente curiosità.
Ero al limite dell'esasperazione. "Andiamo, Gal, cosa potrà mai essere peggio di tutti questi crimini?"
"Revell, non ne vado fiera. Non per il gesto, ma per essere stata beccata. Ebbene..." In quel momento avrebbe vinto il titolo di "Regina della suspence" a mani basse.
"Ebbene?" la incitai, sfoderando i miei occhioni da cerbiatta.
"Ho evaso il fisco."
Mi stava prendendo in giro.
"Dai, non prendermi per il culo. Cos'hai fatto, veramente?"
"Te l'ho detto; ho evaso il fisco. Quando ho fatto la dichiarazione dei redditi, ho omesso qualche migliaio di dollari." Era dannatamente seria. "Mi hanno dato quattro anni. E non so come farò a passarli qui. Sono in questo cesso solo da due mesi, ma non ne posso già più. Mi manca SevenEleven."
Solo a lei l'unica cosa che poteva mancare della libertà era un dannato supermercato.
Sebbene mi fu strano che la sanguinosa e psicopatica Gal fosse stata arrestata per un reato finanziario, ero ben felice e sollevata di avere un'amica e una guida in quel posto infernale."Quindi ora fai parte di una gang, o qualcosa del genere?" Avevo visto parecchi film e serie TV sul carcere, non potevo non chiederglielo.
"Lo ero, infatti ho questo cazzutissimo tatuaggio sul didietro, guarda!" Si abbassò i pantaloni, ed effettivamente un tatuaggio sulla natica sinistra ce lo aveva eccome.
"Kermit la rana?" Rimasi piuttosto perplessa.
Mi guardò con stupore misto terrore, e cercò di osservare l'opera d'arte sul suo deretano. Ma fra la sua immensa altezza e la posizione poco strategica del disegno, l'impresa fallì miseramente.
"Cosa, Kermit? Maledizione! Credevo ci fosse tatuata una mietitrebbia."
Ero ancora più confusa. "Volevi dire; una mietitrice?"
"No, no, volevo proprio dire mietitrebbia. Facevo parte della gang dell'agricoltura, ma mi hanno buttata fuori dopo che, spegnendo una sigaretta, ho dato fuoco a un intero campo di grano."
Questo, invece, era proprio da lei.
"Tu, invece, che pena dovrai scontare?"
L'allegria passeggera, che stavo provando stando con la mia vecchia compare, venne offuscata da una nube di inquietudine quando mi chiese del mio ingrato destino.
"È una bella domanda", replicai mestamente. "Se non riuscirò a provare la mia innocenza, rischio di essere condannata all'ergastolo senza possibilità di condizionale. E se il Dipartimento di Giustizia dovesse venire a sapere tutto quello che ho veramente fatto, allora potrei dire addio definitivamente ad ogni speranza di andarmene da qui."
Gal si erse in piedi, la sua testa a pochi centimetri dal soffitto.
Tentò di consolarmi: "Revell, vedrai, riuscirai farti assolvere. Hai persone in gamba dalla tua parte; Anne, tuo fratello, Striker! A proposito; Striker è ancora vivo, vero? Tutto quell'alcol, quelle sigarette, e le innumerevoli sfuriate non gli hanno ancora provocato un infarto?"Scoppiai a ridere, aveva decisamente centrato il punto con il caro vecchio Generale.
"Sì, è il solito barbaro brontolone."
Lei, però, non stava ridendo.
"Uscirai di qui, Revell."
"No, Gal."
Misi le mani in tasca, e sentii il cacciavite che mi aveva dato Moran, dopodiché la macchina del mio cervello muovere in perfetta sincronia ogni suo piccolo ingranaggio.
Avrei rischiato il tutto per tutto, non avrei permesso che sarebbe finita così."Noi, usciremo di qui."
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The enforcer - Sventure di un insolito sicario
ActionRevell Davis è un sicario dal pungente senso dell'umorismo che opera nella cittadina immaginaria e fuori controllo di Vaulsey. Vive con il fratello gemello Carl che, paradossalmente, fa parte delle forze dell'ordine, e svolge il suo mestiere per ord...