È stata tutta colpa mia

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Non avevo mai fallito una missione prima d'ora. Quando Striker mi dava un incarico, solitamente, non passavano mai più di due giorni prima che lo portassi a termine.
Certo, non sempre l'obiettivo era George Foster. Il quale, a quanto pare, si era degnato dopo anni di tornare a Vaulsey, dove aveva rovinato la vita a centinaia di persone, compresa la sottoscritta, passando del tutto inosservato.
Tenente Bollore ci aveva messo dieci fottuti minuti a scoprire che era in città da almeno un mese, ma malgrado le numerose ricerche a tappeto, sembrava essere un fantasma come quel verme di suo figlio.
La situazione mi rendeva così frustrata che, sebbene fossi sdraiata sul petto di Moran, non riuscivo a concentrarmi a contemplare i suoi meravigliosi addominali.

"Ti vedo pensierosa." Sgamata in pieno.

"Cosa te lo fa credere?"

"Sei troppo silenziosa."

"Touché."

Prima che il discorso potesse sfociare in un interrogatorio, lo baciai, e mi misi sopra di lui.

"Revell, devo dirti una cosa."

"Non puoi dirmela dopo?"

"Sarebbe troppo tardi."

Mi scansai, e mi sedetti appoggiata contro la testiera del letto.

"Devo arrabbiarmi?"

"Non con me", sghignazzò. "Ma con il nuovo ispettore della polizia. Vuole vederti nel suo ufficio fra un'ora."

Mi venne quasi di traverso la mia stessa saliva. "Stai scherzando? Perché proprio me?"

"Non ne ho idea, me l'ha comunicato prima la Perry."

"E hai aspettato solo adesso per dirmelo?"

"Be', sì. Ci tenevo che fossi rilassata. E se te l'avessi detto prima, saresti stata di pessimo umore e addio sesso." In realtà aveva ragione solo sul fatto che sarei stata di pessimo umore. Non mi ero mai lasciata influenzare eccessivamente dai miei stati d'animo, quando si trattava di cimentarsi in attività fra le lenzuola.

"Astuto, Detective", gli feci notare con un sorrisetto. In seguito, cominciai a rivestirmi.

"Devo avvertirti su una cosa, si tratta di tuo fratello."

"Cos'è successo?" Ultimamente sembravano due amiconi alla centrale, quindi quell'affermazione mi scombussolò leggermente.

"Stamattina ha azzeccato la sentenza di un caso di furto aggravato, e ora crede di essere un profeta."

"Oh, no", alzai gli occhi al cielo. "Non di nuovo."

"Era già successo?"

"Sì. Quando eravamo al liceo, aveva previsto che Stacey Ferguson sarebbe stata la prima dell'ultimo anno a beccarsi la clamidia, e aveva indovinato. Da allora è convinto di avere dei poteri soprannaturali."

Scoppiò a ridere. "Non oso immaginare com'era al liceo."

"Fancazzista come sempre, ma più smilzo. Ad ogni modo, chi è questo nuovo ispettore? Non credevo nemmeno che ne esistesse uno, qui."

"Siamo in due, mai sentito nominare. Ma si sa che nel nostro dipartimento fanno quel cazzo che vogliono."

"Già."

Dopo aver sospirato e salutato il mio amico con benefici, mi diressi verso la centrale di polizia. Quella richiesta di un colloquio non mi piacque affatto; perché diamine un funzionario con un grado così alto voleva vedermi alle otto di giovedì sera?! Perlomeno non avevo indosso la mia divisa scolastica, la mia altezza era già sufficiente a farmi sembrare una ragazzina.
Arrivai alla meta, chiesi indicazioni a un agente che si trovava nei paraggi, e ad ogni passo verso l'ufficio del sedicente ispettore mi sentivo sempre più irrequieta. E se il tutto fosse stato orchestrato apposta per arrestarmi? Cacciai dalla mia mente quella terribile eventualità, feci un paio di respiri profondi, e infine bussai.

The enforcer - Sventure di un insolito sicarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora