Falle nel sistema

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Dato che saremmo rimasti confinati al Dipartimento per chissà quanto tempo, mi rifugiai nel locale pausa.
Vargas e Foley stavano facendo un casino infernale, Van Houten stava dando i numeri e Davis aveva creato una voragine nel muro prendendolo a manganellate. Questo dopo una sola ora di isolamento. Forse ero io che soffrivo di amnesia, ma quando lavoravo per Striker, non regnava tutta quell'anarchia.
Considerando che l'edificio conteneva anche la sede dei Servizi Segreti, e che di conseguenza, essendo i sistemi informatici i medesimi, il problema riguardava anche loro, decisi di andare a fare una visita al presunto George Foster per capire cosa ne pensasse di tutto ciò. Arrivai nel suo ufficio, e lo vidi intento a giocare alla versione ancora più mini del minigolf.
Fui indeciso se chiedergli o no se lo disturbassi, optai per il no.

Quando mi vide, sorrise come se avesse incontrato un amico su un vero campo da golf. "Rodgers! Come sta andando l'isolamento? Ti godi una pausa dal lavoro?" Qualcuno, non io, sì, se la stava godendo.

"Hai un concetto astratto di pausa. No, sono passato per chiederti se hai qualche novità riguardo l'attacco informatico." Ovviamente ero l'unico che si stava preoccupando per il fatto che coloro che avrebbero dovuto garantire la protezione del Paese erano stati messi col culo per terra dal primo deficiente che sapeva usare Paint.

"Nada. Ma, se vuoi un parere, dubito che sia stato qualcuno dall'interno." Ma certo, Foster Senior. Certo che lo dubitavi.
Continuai, sperando che dicesse qualcosa che potesse tradirlo anche solo in minima parte: "E cosa te lo fa pensare?"

Si mise a fare lo swing con la mazza, nemmeno fosse stato Tiger Woods. "La gente qui ha malapena voglia di lavorare, figurati di hackerare un intero sistema governativo" fece una pausa per tirare la pallina, che finì nel buco. Ciò lo fece esultare. "E inoltre, il cinquanta percento dei nostri informatici non sa nemmeno come si fanno le fotocopie fronte-retro". Ero sicuro che con le sue parole intendesse depistarmi ma, analizzando la demenzialità di Vaulsey, quelle affermazioni non mi sembrarono del tutto inverosimili.

Mi congedai e tornai al quartier generale della pazzia.

                                                        ...

Cominciammo entrambe a sentire che il magico effetto del Pervitin stava inesorabilmente svanendo. Se dopo l'imboscata in cucina eravamo andate, con l'esaltazione a mille, in cortile per organizzare i Giochi olimpici invernali di Faraday Island (idea che non piacque a nessuno e che quindi, purtroppo, non andò in porto) ora, anche solo pensare di spostarci dal muro adiacente alla nostra cella, ci sembrava uno sforzo immane.

"Mi chiedo perché i Giochi olimpici non abbiano suscitato lo stesso entusiasmo che ha provocato a noi." Gal sembrava leggermi nel pensiero.

"Me lo chiedo anch'io! Era un'idea geniale. Insomma, siamo letteralmente circondate da una piscina gigante." E mi colpì, capii tutto: "Ma certo! Ecco perché a nessuno è piaciuta l'idea!"

"Non riesco a seguirti." Alla mia compare non sembrò essersi accesa la lampadina.

"È tutta colpa del tempo! Questo posto è da Olimpiadi estive, non invernali! E siamo in febbraio; chi mai nuoterebbe all'aperto in febbraio? Inoltre, non c'è nemmeno l'ombra della neve, quindi la metà delle discipline sarebbero state fuori discussione."

"Non hai tutti i torti, ma siamo sulla East Coast; qui nemmeno quando è effettivamente estate, esiste qualcosa di estivo. Rimane tutto costantemente grigio, e cupo. Mi sento così triste."

"Gal?"

"Sì?"

Sebbene sapessi che probabilmente non avrei mai scoperto dove fosse stata per tutto quel tempo, un'altra curiosità si formò in me sul suo conto. E questa l'avrei soddisfatta, non mi importava a quale costo. "Come mai hai anche tu la casacca nera?" Insomma, sì, era un pericolo pubblico quasi quanto me, ma era pur sempre dentro per evasione fiscale.

The enforcer - Sventure di un insolito sicarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora