Gli incidenti del passato

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Mancavano cinque giorni alla fine della mia punizione. Aver indossato le inguardabili camicie di Wheeler per tutto quel tempo aveva sviluppato in me una nuova dimensione di resilienza e apatia tale, che ormai niente avrebbe più potuto scalfire la mia corazza.

"Non ho una malsana ossessione per Ronald Reagan."

Io e il piccolo demone biondo stavamo bighellonando per i corridoi del Dipartimento della Difesa chiacchierando. Striker ci aveva chiamati all'ordine per una riunione, così dovetti andare a prenderla a scuola subito dopo pranzo. Non mi era sembrata particolarmente dispiaciuta, visto che quando ero entrato in aula comunicando al professore che avrei dovuto portarla via dalla lezione, lei si era alzata e aveva proclamato: "Ciao sfigati, io vado a farmi un giro, alla facciaccia vostra!".
Pensavo che avrei dovuto dare uno strappo anche a Setrakian, ma non c'era.

"Hai un suo poster incorniciato in camera tua", la punzecchiai.

Sì, con Revell le cose erano tornate come prima. Lei mi faceva impazzire, io la sgridavo, ma poi ci trovavamo a ridere e scherzare insieme come se nulla fosse stato. Oltretutto eravamo in pieno periodo playoff, quindi ci ritrovavamo in salotto, o al bar, a bere birra e guardare le partite dei Seals.
Avevo deciso che non avrei indagato sui suoi comportamenti anomali di due settimane prima, l'importante, per me, era che stesse bene.

"È stato un grande presidente", tentò di giustificarsi, sfoderando un mezzo broncio.

"Ma se non eri neanche nata."

D'altra parte, sono sempre stato uno che se la lega al dito. Quindi, ogni volta che avessi potuto, non mi sarei fatto scrupoli a provare a metterla alle strette.

"Non ero ancora nata nemmeno quando Hitler era al potere, eppure mi sento in diritto di dire che è stato un grandissimo stronzo."

Riflettei per un istante su quell'argomentazione.

"Questa te la concedo."

In quel momento mi sentivo allegro e spensierato. Il mondo mi cadde addosso poco dopo, quando dall'angolo spuntò Wheeler con indosso una felpa grigia, pantaloncini della tuta dello stesso colore e degli occhiali da sole da ciclista. Aveva il cappuccio alzato e aveva tirato i lacci per farlo aderire ancora di più alla sua testa.
Quella mise poteva significare solo una cosa...

"Oh, no, non di nuovo." Pure Revell aveva capito la catastrofica antifona.

"Cristo", esclamai con somma costernazione. "Lo fate ancora?!"

"Esatto, amici!" Ci illuminò con un sorrisone. "Jerry il maniaco sessuale è tornato."

Jerry il maniaco sessuale era un ruolo che Wheeler interpretava ogni volta che eravamo costretti, da qualche organo ai piani alti, a frequentare un dannato seminario sulle molestie sessuali. Quel personaggio, in teoria, serviva a sensibilizzare i partecipanti sul tema; in pratica, serviva solo a far incazzare gli organizzatori, difatti si finiva sempre per litigare e tirare fuori le armi.
Wheeler non ci aveva mai svelato la vera ragione per cui lo avessero obbligato ad impersonare Jerry, ma conoscendolo l'alternativa sarebbe stata la radiazione dall'albo degli avvocati o il carcere.

"Perché, stavolta?" Chiese Revell, quasi in preda alla disperazione.

"Non ne ho idea", rispose, togliendosi gli occhiali e ripiegandoli. "So solo che oggi è in programma un seminario sulle molestie sessuali. Azzarderei l'ipotesi che il motivo potrebbe essere il fiume di bava, e non solo, che voi ragazze spargete per tutto l'edificio ogni volta che vedete Drummond."

Si riferiva a qualche giorno prima, quando Drummond era entrato al Dipartimento in abiti da cerimonia, e Revell, Setrakian e Van Houten erano rimaste stregate da quella visione. La prima si era pure dovuta fare aria con quella sua maledetta Pratica Perkins.
Ad ogni modo, tutte e tre erano ignare che io, Davis e Wheeler le avevamo beccate in pieno.

The enforcer - Sventure di un insolito sicarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora