Sentivo quel qualcosa di ormai familiare muoversi dentro di me. Stava cominciando a pesarmi leggermente, a compromettere i miei movimenti, e mi costringeva, giorno dopo giorno, a prendermi una maggiore cura di me stessa.
Uscii dall'ufficio, mi misi in macchina, e guidai verso casa.
Avrei dovuto capire che quella sera sarebbe stata la mia rovina dal fatto che la porta non era chiusa a chiave. Carl era uscito un'ora prima per il turno di notte, e da agente di polizia non era uno solito a dimenticarsene. Se solo fossi stata più attenta...
Entrai, accesi la luce, e chiusi la porta alle mie spalle. Quei due maledetti proiettili ci misero solo una frazione di secondo a raggiungere la mia schiena. Mi voltai rapidamente, estrassi la mia pistola e, in uno scatto guidato dall'adrenalina, mi votai rapidamente, freddando il sicario che quel bastardo aveva mandato ad assassinarmi.
Il sangue ormai aveva inzuppato i tappeti e ricoperto i muri. Il dolore era lancinante; erano solo due proiettili, ma li percepivo come mille lame che stavano trafiggendo il mio corpo. Non avevo mai avuto una tale paura in vita mia, ma ritrovai la lucidità, e con l'aiuto di essa usai le poche forze che mi erano rimaste per chiamare il 911.
Ma era troppo tardi.
Rabbia. Terrore. Rimorso. Credevo che gridando avrei placato quel vortice di disperazione che mi stava attanagliando fino a letteralmente uccidermi.
Avrei dovuto saperlo, se solo fossi stata meno imprudente non l'avrei persa.
Sentii le sirene dell'ambulanza, ma ormai tutto si era fermato.
Mi risvegliai da quell'incubo, quell'incubo che aveva smesso per un illusorio periodo di tormentare il mio sonno, in un bagno di sudore e col cuore che sembrava voler disperatamente schizzare fuori dal mio petto."Revell..."
Mi girai verso la mia compagna di stanza; sembrava sconvolta. Cercai di rassicurarla: "Va tutto bene Gal, era solo un brutto sogno."
"Brutto sogno mi sembra un eufemismo... Sembrava che qualcuno ti stesse strappando le budella." Non mi sembrò del tutto convinta, sebbene il paragone fosse stato calzante.
Notai da quella minuscola finestra, posta in alto al centro della cella, che il sole stava sorgendo, e che quindi sarebbe stata una questione di minuti prima che le guardie venissero a svegliarci.
"Comunque è comprensibile", aggiunse. "Dopo la giornataccia che hai avuto ieri, chiunque avrebbe avuto degli incubi. Insomma, il primo giorno di prigione non è mai una passeggiata."
Non aveva affatto torto. Ma, onestamente, il mio debutto in carcere non era stato dei peggiori. Non fraintendetemi, è un posto orribile e nessuno vorrebbe una cella come dimora fissa e un branco di pazze stronze fuori di testa come compagne di vita. Però, data la mia nomea e l'amicizia con Gal, non ebbi troppe seccature al mio arrivo.
Chiaramente non avevo avuto il tempo di fare molte conoscenze, nelle ore successive alla mia prima chiacchierata con la mia compare. Perché se all'interno del braccio non avevo avuto rogne, dall'esterno qualcuno era riuscito a innescare quella bomba atomica costituita da urabbia-235 che era dentro di me e che, se fosse esplosa, mi avrebbe garantito non solo innumerevoli settimane di isolamento, ma con tutte le probabilità pure il massimo della pena.
Per conoscere il motivo dell'ormai passato punto di ebollizione del mio sangue, è necessario tornare ai pochi istanti successivi a quando avevo pronunciato la frase:"Noi, usciremo di qui."
Dopo che alla mia insana interlocutrice si dipinse in volto il ghigno del Joker, una guardia entrò, e rivolgendosi a me disse: "Revell Davis, ti cercano al telefono."
Rimasi alquanto perplessa. Non credevo che si potessero ricevere telefonate, ma che si potessero effettuare esclusivamente in uscita.
Seguii il mio serioso accompagnatore, che con sguardo sprezzante dichiarò: "Che sia l'ultima volta che succede, non sono la tua segretaria."
Ma che avevo fatto io?"Chi ha chiamato?" Chiesi, piuttosto confusa.
"Un tizio che afferma di chiamarsi James Pratt. Ha chiesto espressamente di te."
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The enforcer - Sventure di un insolito sicario
AçãoRevell Davis è un sicario dal pungente senso dell'umorismo che opera nella cittadina immaginaria e fuori controllo di Vaulsey. Vive con il fratello gemello Carl che, paradossalmente, fa parte delle forze dell'ordine, e svolge il suo mestiere per ord...