Appena sentito il tonfo della porta alle mie spalle, realizzai due cose. Primo, sul serio Foley guardava Downton Abbey?! E secondo, forse più importante, ero ancora vestita con gli abiti insanguinati da lavoro. Feci del mio meglio per entrare con un'espressione che non somigliasse a quella di Jack Nicholson quando vedeva Shelley Duvall, e ci riuscii!
Anne era ancora in salotto, e mi guardò col classico sopracciglio alzato."Ti sei calmata?"
"Devo cambiarmi, sembro Hannibal Lecter a fine turno."
"Ora fai battute?" Mi chiese con un'espressione di finta incredulità.
"Anne, io faccio sempre battute, perché sono invariabilmente esilarante, a prescindere da che umore io sia." Ed era vero, mi sarei potuta cimentare in uno stand-up comedy persino durante un funerale. E credetemi, l'ho fatto.
"Come ti pare. Certo che sei proprio strana, amica mia."
Touchè.
"Sì, è vero, ma lo sai che sono una che cambia umore facilmente."
"No, Revell. Le persone affette da un disturbo bipolare cambiano umore facilmente. Tu vai oltre ciò che è scientificamente e psicologicamente analizzabile e constatabile." Dannazione. Ci aveva preso, di nuovo.
"Può darsi che tu abbia ragione. Ad ogni modo, ora devo fare un salto in doccia, sperando che l'aria di febbraio che entra da ciò che rimane della finestra non mi faccia diventare un polaretto."
"Già. Tra l'altro, chi pulirà quel casino?"
"Questa, mia cara Anne, è una domanda alla quale solo il tempo potrà dare una risposta."
"Pagherai qualcuno per farlo al posto tuo, vero?"
"Andiamo, hai visto che macello? Io ho lavorato oggi, e avrò da fare per il resto della giornata. Non giudicarmi se cerco di facilitarmi, solo un pochino, l'esistenza." Si mise a ridere. Il mio faccino da cerbiatto la faceva sempre ridere.
Dopo aver lavato via i miei peccati, e solo il Cielo sapeva cos'altro, mi incamminai verso il Dipartimento della Difesa di Vaulsey per incontrare il mio caro vecchio capo. Striker, come vi avevo già accennato, non era mai stato un uomo dai modi signorili. Infatti non mi stupii di trovarlo nel suo ufficio con una bottiglia di scotch, un sigaro e una foto di Dan Foster appesa al muro con delle freccette.
"Ciao Striker."
"Ciao Striker?! È tutto quello che hai da dirmi?!"
"Si chiama cortesia." Non ero certamente una signora, ma su certe cose non transigevo. Comunque il mio infallibile intuito mi suggerì che era infuriato. "Immagino che tu sia adirato per ciò che è successo poco fa, vero?"
"Sono furioso, ovviamente! Ma non con te, ovviamente!"
Ovviamente mi sentii come se, con queste due affermazioni, mi avesse levato un macigno dallo stomaco.
Sono una ragazza che, oltre di vespe e calabroni (perché sono degli esseri demoniaci, portatori di panico e morte, creati nei peggiori laboratori di Pyongyang) non ha paura di niente. Ma Striker incazzato, quello sì che ti insegna cos'è veramente la paura. Una volta avevo scritto sulla lavagnetta della sala riunioni con il pennarello indelebile, e ci mancò veramente poco che, dopo una sfuriata ben assestata, mi mandasse in cella di isolamento.
Che uomo suscettibile."Ti ricordi la storia del triciclo di Donnie?"
"No..." Chi diavolo è Donnie? E perché dovrei ricordarmi del suo triciclo?
"Ovviamente no! Perché tu non ascolti mai, Davis!"
Non aveva tutti i torti. Di fatto, quando la gente mi parla, e io sorrido e annuisco, semplicemente sorrido e annuisco.
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The enforcer - Sventure di un insolito sicario
AcciónRevell Davis è un sicario dal pungente senso dell'umorismo che opera nella cittadina immaginaria e fuori controllo di Vaulsey. Vive con il fratello gemello Carl che, paradossalmente, fa parte delle forze dell'ordine, e svolge il suo mestiere per ord...