Intraprendendo quella sconsiderata missione di salvataggio per far evadere una spietata assassina che nemmeno conoscevo, stavo andando contro ogni ordine, ogni protocollo e ogni legge esistente.
D'altro canto, non potevamo agire diversamente. Una sua condanna, e la conseguente scoperta del suo considerevole operato, avrebbe fatto cadere troppe teste, compresa la mia.
Stavo rischiando il culo senza avere nemmeno uno straccio di garanzia.
Appena uscito dall'ufficio di Van Houten, ricevetti la telefonata che inconsciamente stavo aspettando fin dall'arresto del piccolo demonio biondo. Questa volta fu la pista a trovare me, anche se, fisicamente, dovetti raggiungerla io.
Mentre mi stavo dirigendo in quel luogo, in cui giurai che non avrei mai più messo piede, realizzai che ero stato un emerito coglione ad aver rifiutato il posto da comandante nei Servizi Segreti, ovvero del tranquillo e noioso lavoro d'ufficio, per diventare un agente dell'FBI. Chi cazzo me lo ha fatto fare, fu il mantra da quel momento in poi.
Arrivai all'entrata di quell'appariscente palazzo, in cui ai tempi passai giornate e serate deliranti, e mi feci condurre dal portiere, che ormai mi conosceva, verso l'attico del signor James Pratt. Uscito dall'ascensore, scorsi la grandissima e fottutamente viva testa di cazzo che mi stava aspettando."Chi non muore, si rivede!" Disse, sfoderando il sorriso più idiota che avessi mai visto.
"È ironico che proprio tu lo dica, non credi?" Come sospettavo, mi ritrovai davanti Dan Foster in carne e ossa. Non era cambiato di una virgola; sempre il solito viscido verme.
"Ah! Mi sei mancato amico mio!" Mi salutò affabilmente, e mi comunicò: "Condoglianze per tuo zio. Mi ero dimenticato di fartele al telefono, ma ero in un brutto momento quando ti ho chiamato."
"Un momento in cui ti stavano facendo il culo, come al solito, su Warzone?"
Finse di offendersi. "Sei sempre il solito stronzo."
"Preferisco definirmi coerente. Ad ogni modo, ti ringrazio per le condoglianze, ma come ben sai, non eravamo nei migliori dei rapporti." Mi prese un momento di sconforto nel chiedergli: "Cody, invece, come l'ha presa?" Sì, pure quel pivello di mio cugino era affiliato a Foster, ma sfortunatamente lo era davvero. Non potei mai confessargli che in realtà ero dalla parte dei loro "nemici". Era di famiglia, ma quando sei sotto copertura non puoi fidarti di nessuno.
"Eh, è stato un brutto colpo per lui. Perdere un padre a vent'anni non è mai facile."
"Immagino." Mi dispiaceva davvero per lui. Non era cattivo, era solo un ragazzo ingenuo che, invece di andare al college o coltivare le sue passioni, aveva scelto la strada dei soldi facili. "A tal proposito; dov'è?" Mi aspettai come minimo che venisse a salutarmi, dato che non mi vedeva da una vita.
"Sta dormendo. Questa notte ha fatto follie e ha bisogno di riposo, se capisci cosa intendo." Mi fece l'occhiolino. "Ma ora basta con tutta questa tristezza!" Era incredibile come mancasse totalmente di qualsiasi forma di tatto ed empatia. "Ho saputo che l'uccellino è stato finalmente rinchiuso in gabbia! Le hanno già dato la sentenza?" Ed ecco l'assist che stavo fin troppo pazientemente aspettando.
"No. Ho saputo del suo arresto poco fa, ma niente di più. Presumo sia in attesa del processo."
"Tanto meglio. L'importante è che, se non per sempre, almeno per un bel po' sia fuori dai giochi. Grazie per le informazioni che mi hai passato Chuck, ci avrei messo il doppio del tempo a organizzare il tutto se non avessi saputo i suoi spostamenti. Anche se avrei preferito rivivere i bei vecchi tempi di persona, piuttosto che con un triste telefono criptato."
Tutto ciò mi diede il voltastomaco. Revell Davis era tutto fuorché innocente, ma buttarla in pasto ai lupi per riuscire a riagganciarmi a Foster fu una mossa veramente meschina. Mi sentivo in colpa, ma avrei fatto tutto ciò che era in mio potere per prendere i bastardi corrotti del Dipartimento e sbatterli in prigione. In compenso, ora mi toccava leccargli il culo per rimettere in libertà un pericolo per la società.
Una rivisitazione criminale del problema del carrello ferroviario. Dannata Patterson, era solo colpa sua se ero a conoscenza di queste stronzate psicologiche.Non lasciai trasparire il minimo pensiero, e arrivai finalmente al grande quesito: "Toglimi solo un paio di curiosità, Foster; di chi era il cadavere? E, soprattutto, come diavolo hai fatto a procurarti il DNA di Davis?" Mi sentivo come Van Houten quando era in procinto di sentire un pettegolezzo.
"Non è stato difficile", affermò lo stronzo compiaciuto. "In questi anni di latitanza ho assegnato ai miei uomini l'incarico di trovarmi un sosia. Fortunatamente ho una faccia bellissima quanto comune, quindi non è stata un'impresa impossibile." Il solito narcisista. "Era al corrente dei rischi, ma era un aspirante attore, quindi disperato, e grazie alla somma che gli ho offerto ha accettato subito. Riesci a crederci?"
Purtroppo sì. "Già, incredibile." Sapevo come si sentiva quel povero disgraziato, riposi in pace. Mi sentivo pure io un attore, in compagnia di quel bastardo; mi sforzavo così tanto a sorridere sporadicamente, che l'Oscar mi sarebbe costato una slogatura della mascella.
"E per quanto riguarda il DNA..." continuò boriosamente "penso che tu sappia che io e Revell, quando ancora lavoravamo insieme, abbiamo avuto una storia."
Cristo santo. Sì, lo sapevo, me lo aveva raccontato e descritto nei minimi e perversi dettagli. Tuttavia, minimizzai spudoratamente: "Sì, mi avevi accennato qualcosa."
"Be', ovviamente, avendo passato un anno insieme, ne avevo accumulate di cose di sua proprietà, comprese un paio di mutandine."
"Sei disgustoso."
"Andiamo, Chuck, sono pur sempre un uomo", rispose il maniaco, divertito.
"Non offendere gli uomini."
"E comunque" non ne potevo più di sentirlo parlare. Chi cazzo me lo ha fatto fare. "Avendo avuto a mia disposizione svariati oggetti contaminati, è stato un gioco da ragazzi."
Raccolsi tutto il mio autocontrollo per complimentarmi con il mio amicone: "Porca troia, Foster, sono impressionato. Nemmeno uno dei miei colleghi avrebbe saputo fare di meglio."
Mi ci sarebbe voluto un bagno nell'acido per lavare via tutta quell'ipocrisia.
"Grazie, amico. Mi ha fatto piacere collaborare di nuovo con te." Andò verso il divano, io non vedevo l'ora di andarmene. "Resti per una partita a Modern Warfare?"
"Mi piacerebbe, Dan, ma devo tornare alla base. Inoltre non me la sento di umiliarti pesantemente proprio adesso, dopo tutto questo tempo." Non fingevo; era veramente una sega a Call of Duty.
"Dici così solo perché hai paura di perdere. Ma comunque, non finisce qui! Sei in debito di una partita."
"Sarò più che felice di farti il culo la prossima volta."
Quel penoso siparietto si chiuse quando arrivai all'ascensore. Una volta sicuro di essere solo, tirai fuori il telefono di tasca, e fermai la registrazione.
Avevo tutto ciò che mi serviva. Anche se, per il modo in cui lo avevo ottenuto, mi reputavo alla stregua di una prostituta.
Non mi importava eccessivamente; ero già in vantaggio di un punto.
Ma ormai non si trattava più di una partita.
Quella che stava per cominciare era una vera a propria guerra.
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The enforcer - Sventure di un insolito sicario
ActionRevell Davis è un sicario dal pungente senso dell'umorismo che opera nella cittadina immaginaria e fuori controllo di Vaulsey. Vive con il fratello gemello Carl che, paradossalmente, fa parte delle forze dell'ordine, e svolge il suo mestiere per ord...