''Ho percorso la distanza da chi sono a quel che ero per capire che sei tu davvero quello che volevo.
E adesso che lo sai maneggiami con cura, perchè l'amore è una pistola senza la sicura.
E adesso che tu sai qual è la mia natura, che il buio certe notti ancora mi fa un po' paura.
E nonostante io mi mostri invulnerabile sono solamente diversamente fragile.
E adesso che lo sai, che ho tolto l'armatura...
Per questo adesso tu maneggiami con cura, e avrò la stessa cura anch'io per te.''"Devo parlarne?"
"Esatto, vai con calma"
La terapia è qualcosa di estremamente complesso.
"Posso far entrare la mia ragazza..?"
"Se proprio vuoi"
Annuisco, e fanno entrare Ele.
Mi prende per mano e mi lascia un bacio in fronte.
"Andrà bene"
"Inizia con quello che ricordi, e poi entra nei particolari."
"Ok...ricordo che stavo andando in studio di registrazione, e mi ero fermato a fare il pieno all'auto. Quando stavo uscendo..." mi blocco. I sensi di colpa tornano sempre, ogni volta più forti.
"Con calma, tranquillo"
"Quando stavo uscendo...ho buttato lo sguardo verso destra, e quando mi sono girato a sinistra ho visto solo la luce dei fari che mi stavano quasi addosso...e poi.."
"Poi?"
"Poi c'è stato l'impatto e...e ho sentito un forte rumore...fortissimo."
"Continua con tutto ciò che ricordi di quella sera"
"Ricordo che scesi dall'auto, anche se con difficoltà e mi avvicinai alla donna, ricordo le grida della gente...sono riuscito a chiamare i soccorsi e poi...e poi sono crollato. Mi sono risvegliato all'ospedale...è venuto un dottore e mi ha detto che lei non ce l'aveva fatta"
"Come ti sei sentito in quel momento?"
"Non so spiegarlo...mi sentivo...mi sento anzi, in colpa. Mi crollò il mondo sulle spalle. La gente parlava io non ascoltavo, la gente c'era e io non la vedevo. Ero da un'altra parte."
"Succede ancora?"
"Certe volte"
"L'ultima volta che ti è capitato?"
"2 settimane fa più o meno"
"Qual è il ricordo che più ti fa male di quella sera?"
"Il momento in cui mi hanno detto che lei...non ce l'aveva fatta."
"Cosa pensi che non vada in te, dopo l'incidente?"
"Non riesco a fare nulla, non riesco a rallegrarmi, a pensare positivo."
"Fisicamente?"
"Sono debole, molto"
"Pensi di riuscire a superare tutto questo? Sii onesto"
"No"
La terapista sorride.
"Pessimista il ragazzo" dice, accarezzandomi.
"Io penso che ci riuscirai invece."
Faccio spallucce.
"Bene...questo è tutto per oggi. Bravi, inizia a uscire, parlo con la tua ragazza...Ci vediamo la prossima volta"
Esco.
Chissà che le starà dicendo ora.
Inizio a giocare con gli anelli che porto, alzo la testa e inizio a osservare tutte le persone che sono sedute qui.
Quale sarà il motivo per cui sono venute?
Quale trauma, quale buio le porta qui?
Abuso? Bullismo? Incidenti? La perdita di una persona cara? Noto una ragazzina, piccola, veramente piccola. Avrà si e no 16 anni. Come si può a 16 anni vivere già nel buio? Cos'è che l'ha spinta a venire? La sua sofferenza si legge chiara in faccia, nei suoi occhi ogni volta che alza la testa.
Mi siedo accanto a lei.
"Come mai qui?"
Non parla, guarda solo gli altri ragazzi con disprezzo.
Capisco in poco tempo.
"Capito...ne hai già parlato con la terapista?"
Mi dice di no con la testa.
"Sai, dovresti farlo"
"Lo so...tu per l'incidente vero?"
Annuisco.
"Mi dispiace, tanto"
"Quanti anni hai?"
"16 e mezzo" .
"Ho incontrato la persona che mi salva ogni giorno quando aveva la tua età. Le somigli." dico, sorridendo seguito da lei.
"Tu ce l'hai un angelo con te?"
Annuisce e mi mostra la foto di un ragazzo, che ha in tasca.
"Il tuo ragazzo?"
"Già"
"Sa tutto?"
"Si"
"Quando vieni qui?"
"Ogni mercoledì"
"Anch'io"
Sorride.
"Parlane con la dottoressa, fidati ti aiuterà"
"Lo so...lo so...comunque piacere, Emily"
"Michele" dico, sorridendo.
"C'è una mia amica che stravede per te"
"Ah si?"
"Già"
"Puoi portarla con te"
"E tu...staresti con noi mercoledì?"
"Devo tornare anch'io, vi faccio compagnia"
Sorride.
"Grazie"
Ele esce.
"Andiamo?"
Annuisco.
"Ciao Emily"
"Ciao Michele"
Torniamo in auto.
"Chi era quella ragazzina?"
"L'ho conosciuta prima mentre tu stavi con la terapista"
"Come mai è qui? Era piccola"
"Penso abbiano abusato di lei"
"Che merda di pianeta eh"
"Già"
Andiamo a casa.
"Che ore sono?"
"Le 22:00"
"Hai sonno?"
"Poco"
"Riposati no?"
"No, no tranquillo"
"Dai vengo con te"
"Va bene, va bene"
Mentre lei si sistema a letto io vado a cambiarmi.
Torno in camera e mi metto rannicchiato su un lato.
Ele mi tocca la spalla, come a chiedermi di girarmi.
Così lo faccio e lei sorride.
"Vieni più vicino"
Poggio la testa nell'incavo del suo collo, mentre lei mi accarezza lentamente i capelli.
Lei si addormenta, io ci provo.
Parlare dell'incidente è stato pesante.
In realtà il momento in cui ne ho parlato è stato semplice, i problemi nascono sempre dopo.
Mi sento in colpa per quello che è successo.
Me ne sento pesantemente in colpa.
Quello che non ho detto alla terapista, è che a volte vedo delle ombre muoversi per casa o addirittura sposare le tende, o, ancora quando sento persone urlare...come quel 22 novembre di 2 anni fa.
Non so spiegare cosa succede, perché io senta queste persone o addirittura perché vedo queste ombre muoversi.
Ma succede spesso.
E sta succedendo anche ora.
Sento quelle grida come se fosse ieri.
Le ombre? Le ombre mi perseguitano.
A una certa mi sento come se stessi impazzendo.
"Lasciatemi stare" dico, con la voce rotta.
Ele si sveglia di soprassalto.
"Calmo piccolo calmo"
"Perché continuano a fare così? Io non ce la faccio più"
"Piccolo è solo impressione non c'è nessuno"
"Sto impazzendo Eleonora non ce la faccio...perché gridano così forte dopo 2 anni?"
"Non sta gridando nessuno piccolo...nessuno. Sta calmo"
"Non ci riesco"
Mi prende la testa tra le mani ma stavolta non basta.
Così mi mette rannicchiato sul suo petto, mi accarezza i ricci e mi lascia un bacio sulla fronte.
"Va tutto bene cucciolo, va tutto bene fidati...Ci sono io con te, ci penso io"
Annuisco, mentre tremo come una foglia, o come un bambino esposto al freddo.
"Perché sopporti questo?"
"Perché ti amo, e amarti non significa starti accanto solo quando tutto va bene, ma anche quando stai male. Tu mi sei sempre stato vicino, bene o male. Ti sto solo ricambiando."
"Si ma...come fai a non andare in panico?"
"Perché so quanto sei forte. So che se anche stai male troverai sempre il modo per rialzarti"
"Se non ci fossi tu non credo proprio"
"Si invece"
Le dico di no con la testa.
"Stai meglio?"
Annuisco.
"Dovresti parlarne alla terapista"
"Lo so.."
"Mercoledì prossimo diglielo"
"Ok"
"Sai quanto ti amo piccolì?"
"No"
"Tanto, tantissimo, come l'universo o come tutto lo spazio in sé"
"Io tutto lo spazio e tutto il mondo ultraterreno" dico, sorridendo.
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mantieni il bacio.||𝗆𝗂𝖼𝗁𝖾𝗅𝖾 𝖻𝗋𝖺𝗏𝗂.♡︎
Fanfictionin revisione. . «è riconoscersi da un gesto, una parola, capendo poi di essere una cosa sola.»