"se tu fossi ancora qui con me."

148 9 1
                                    

"Questo vecchio cortile che
Ha un cancello sbiadito.
Una scritta sul muro
Che mi ricorda qualcosa.
Una strada che porta
Alla mia vecchia scuola.
Una moto che passa
Come un pensiero di fretta.
Se fossi ancora qui con me
Ti farei vedere io
Che la lezione d'amore che mi hai insegnato
L'ho imparata bene.
Sempre sarai
Nella tasca a destra in alto.
In un passo stanco dentro un salto in alto
Che mette i brividi.
Sempre sarai
In un sorriso inaspettato
O in un appuntamento con il mio destino.
Una stanza che sembra
Avere troppi ricordi.
Su un orizzonte di carta
Rivedo i giorni in cui c'eri."

(pov's mich)

guardo quelle goccioline di sangue cadere nel lavandino.
prima una
poi l'altra
poi l'una
poi l'altra.
tremo dalla paura ogni volta.
una volta bendati i tagli mi siedo sul divano, non vado a letto per non svegliare ele.
guardo quelle bende strette ai polsi.
era da tanto che non le vedevo più.
probabilmente è l'ennesima volta che riesco a deludere ele.
sbuffo fissando ancora quelle bende.
appoggio la testa contro il divano, fissando il soffitto.
-bravo Michele, bravo. sei proprio un campione. quando li vedrà si arrabbierà da morire.-

"sei riuscito a deluderla ancora"
"sei riuscito a deluderla ancora"
"sei riuscito a deluderla ancora"

questo mi ripeto.
mi cade qualche lacrima che non ho nemmeno la forza di asciugare.
prendo la testa tra le mani, stringendola forte.

"ti sei tagliato e ti è piaciuto"
"ti sei tagliato, ti è piaciuto?"
"ti sei tagliato e non ti è piaciuto"
"sei contorto e perverso, ti sei fatto male e ti piace anche se, non ti piace."
"cosa vuoi veramente Bravi, cosa vuoi?"

continuo a ripetermi queste cose.
fino a quando non entra ele.
"ti sei svegliato?"
"hey" dico, coprendo subito i polsi con i lembi della felpa.
"si...si mi sono svegliato"
"tutto ok?" dice, sedendosi accanto a me.
resto in silenzio.
"tutto ok si o no?"
annuisco.
"mi fai vedere un attimo i polsi?"
deglutisco.
"michè io cieca non ci sono ancora"
riprendo la testa tra le mani.
"scusa"
resta in silenzio a guardarmi.
non ha la forza di parlare e non ce l'ho neanche io.
"perché...michele perché"
"io non lo so" dico, poggiando la testa nell'incavo del suo collo...ma lei la sposta.
"me l'avevi promesso"
"io.."
"me l'avevi promesso, l'avevi giurato Michele"
non ho nemmeno la forza di piangere.
resto in silenzio a fissare un punto del pavimento.
"io non capisco cosa ti succede ultimamente, non ti capisco."
sospiro.
"stai tornando indietro piuttosto che andare avanti"
sento il rumore delle chiavi nella serratura, dev'essere Giovanna, ormai è mattina.
e infatti, è lei.
sorrido nel vederla.
Giovanna è una di quelle persone che mettono allegria anche quando sembra impossibile.
è buffa come persona, veramente.
ci salutiamo e lei mi abbraccia forte, così lo faccio anch'io.
"io stavo per andare via..." dico.
Giovanna insiste per farmi restare, ma alla fine torno a casa, quella nostra.
casa nostra è a Firenze.
L'ho presa lì perché è una via di mezzo tra Roma e Milano, così lei non sarebbe stata troppo lontana dall'università e io non sarei stato troppo lontano dal lavoro.
Poi a lei Firenze piace tanto.
Una volta arrivato sbuffo.
Vorrei poterci stare con lei qui.
Ho bisogno di una doccia fredda...o probabilmente calda...per riprendermi.
Così lascio scivolare l'acqua della doccia mentre sistemo il bagno.
Una volta entrato sento l'acqua calda picchiettarmi sulla schiena e sulle spalle.
Mi torna in mente nonno Bravi.
Quando ero piccolo, in doccia mi aiutava lui.
Ricordo che mi insegnava come essere un brav'uomo in futuro.
Lui mi ha insegnato tanto, mi ha spiegato, tanto.
Mi diceva che dopo la doccia dovevo mettere apposto il bagno;
dovevo asciugare l'acqua che era caduta a terra, dovevo aprire la finestra, asciugare lo specchio che per via del vapore si bagnava, e rimettere tutti i vestiti sporchi nel cestino.
perché è così che ci si comporta, perché è così che un uomo vero fa, perché un giorno mi sarei trovato la ragazza, ma non potevo mica pretendere che lei sistemasse tutto per me come facevano gli altri ragazzi.
No, lui era un'altra cosa.
Era un uomo di sani principi, e gli stessi principi li ha voluti tramandare a me.
E questo era bello.
Mi ha insegnato a stirare, a piegare addirittura i miei vestiti.
A fare le lavatrici, a essere indipendente.
Questo mio padre non l'ha mai saputo fare.
No, nonno Bravi non era fiero di ciò che era papà.
Ricordo ancora i loro litigi.
Nonno voleva che lui fosse più presente per me, per le mie sorelle, per mia madre.
Lui pensava solo al lavoro, al lavoro, alla formula 1, al lavoro.
Nonno è stato la mia figura paterna, e mi manca.
Mi manca da morire.

-e mi chiedo se ti manco così come tu manchi a me, se ogni tanto vorresti venirmi a trovare.
il tempo passa ma probabilmente io resto sempre il nipotino moccioso che ti voleva tanto bene.
quello che faceva i capricci, quello che piangeva per ogni piccola cosa.
forse io sono ancora un po' così e questo magari ti fa piacere, perché questa mia parte è un po' tua, come se in ogni gesto tu ci fossi sempre. a volte vorrei sapere se sto sbagliando strada, vorrei un tuo consiglio. ora che ho tutte queste strade da fare da solo, vorrei che tu fossi qui con me. vorrei che tu fossi qui a dirmi che andrà bene, come facevi quando avevo un attacco di panico e tu, più in panico di me, nascondevi le lacrime e mi abbracciavi. vorrei solo che tu fossi qui, solo questo.-

perché si,
lui non sarebbe fiero di ciò che sto diventando.
e io, vorrei solo che lui fosse qui ad aiutarmi.

mantieni il bacio.||𝗆𝗂𝖼𝗁𝖾𝗅𝖾 𝖻𝗋𝖺𝗏𝗂.♡︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora