"Tu portami via
Dalle ostilità dei giorni che verranno
Dai riflessi del passato perché torneranno
Dai sospiri lunghi per tradire il panico che provoca l'ipocondria
Tu portami via
Dalla convinzione di non essere abbastanza forte
Quando cado contro un mostro più grande di me
Consapevole che a volte basta prendere la vita così com'è
Così com'è
Imprevedibile
Portami via dai momenti
Da questi anni invadenti
Da ogni angolo di tempo dove io non trovo più energia
Amore mio portami via
Tu portami via
Quando torna la paura e non so più reagire
Dai rimorsi degli errori che continuo a fare
Mentre lotto a denti stretti nascondendo l'amarezza dentro a una bugia
Tu portami via
Se c'è un muro troppo alto per vedere il mio domani
E mi trovi lì ai suoi piedi con la testa fra le mani
Se fra tante vie d'uscita mi domando "quella giusta chissà dov'è?"(pov's mich)
"si può sapere che cazzo gli è successo?"
"te l'ho detto ele te l'ho detto, a una certa non respirava e abbiamo capito che stava male, ma quando abbiamo provato a calmarlo niente è servito...poi a una certa stava troppo male e siamo corsi qui"
"ragazze non urlate, già sta male non vi ci mettete voi. sta dormendo, lasciamolo dormire è tanto che non lo fa"
"hai ragione.."
sento una mano, una mano bollente prendere la mia.
la riconoscerei tra miliardi e miliardi di persone la pelle sua.
"passami quella coperta...avrà freddo con quella copertina leggera"
stavolta la sua mano è tra i miei ricci maltrattati.
"qualcuno gli ha passato le pomate sulle cicatrici in questi giorni? ha preso le medicine? vi prego ditemi che qualcuno se n'è preso cura e che non l'avete lasciato solo"
"è stato con i suoi genitori, penso abbiano fatto tutto quello che serve"
"scusa" sussurra al mio orecchio, con voce tremante.
il momento di "quiete" viene interrotto appena sento la voce di mamma.
spalanco gli occhi e mi metto più seduto.
mi abbraccia forte.
a volte vorrei ammazzare i miei per quanto sono fastidiosi, ma poi mi rendo conto che sotto gli voglio un bene indescrivibile.
"perché piangi?"
si stringe più forte a me.
"niente, avevo paura tutto qua"
"stai bene?" chiede, gaia.
le faccio segno di venire accanto a me, mentre Fede ed Helio escono.
"possiamo...rimanere un attimo da soli?"
tutti annuiscono ed escono.
"tutto bene"
"hai visto...è venuta"
sorrido.
"già...è venuta.."
"non sai che dirle scommetto"
sorrido ancora di più.
"esatto"
"c'è anche il suo amico fuori"
sbuffo.
"quello è sempre dietro di lei da anni ormai"
sorride.
"gelosone"
"io? no"
"la faccio entrare?"
annuisco.
"Hey"
le faccio un senno con la testa.
"come ti senti?"
le prendo la mano.
"stordito"
"ti metti sempre nei guai...scemo"
"parli proprio tu, che sei stata con un guaio del genere per 5 anni?" dico, tirandole il naso.
"eri e resti il più bel guaio che abbia mai visto"
abbasso lo sguardo.
"come va con l'università?"
"bene...so che torni a lavoro eh?"
annuisco.
"chiamami qualche volta, non mi rimanere da sola"
sento qualcosa dentro rompersi, l'ha detto con un tono di supplica.
"io non voglio rimanerti sola..." dico, poggiando la testa nell'incavo del suo collo.
mi accarezza la nuca.
"nemmeno io piccolo, nemmeno io"
"ti voglio bene" sussurro, facendo cadere una lacrima.
fa schifo dirle che le voglio bene.
"anche io" dice, asciugando la lacrima con il pollice.
sento la porta aprirsi, è papà.
ci guarda con uno sguardo un po' triste, e poi si siede accanto a me.
"come ti senti?"
"non tanto male"
gioca con l'anello che ha alla mano destra.
gliel'ho regalato io, dopo X-Factor.
a volte mi sento come se come figlio non fossi servito quasi a nulla.
dai 18 anni ho passato la mia vita a Milano, vedendo i miei poco e niente.
vorrei tornare bambino.
tornare a casa mia, con mamma che mi prepara il pranzo, urlando di stare fermo mentre salto sul divano con mia sorella.
vestirmi da carnevale, sbuffare perché le amiche di mamma mi tirano le guanciotte.
vorrei tornare semplicemente indietro.
"mamma ti ha portato questa"
è una mia foto da bimbo, ero con mamma al parco.
papà lavorava continuamente, mamma è stata una sorta di doppio-genitore ecco.
"c'è anche quella con nonno bravi...tieni"
solo a vederla sento mille brividi dietro la schiena, la fronte bollente così come le orecchie e gli occhi già pronti per piangere.
il nonno mi manca.
vorrei tornare anche a quando andavo con lui al mare.
o a quando andavamo a fare la spesa per nonna, e lui mi comprava quelle caramelle, e per me la felicità era tutta lì.
anche la nonna mi manca tanto.
mi manca sporcare la cucina con lei per fare i dolci, cucire i bottoni sulle camicie del nonno, vederla guardare una telenovela sul divano e addormentarmi accanto a lei.
le sue carezze la notte, quando avevo la febbre.
mi manca tutto, veramente tutto.
a una certa inizio a piangere, ma nemmeno ci do peso.
"dai piccolo no" dice ele, asciugando le lacrime con i lembi della felpa per poi lasciarmi un bacio sulla guancia.
"mi chiami mamma e la fai restare qua sola?"
papà annuisce ed esce con ele.
entra mamma.
"dimmi piccolo" dice, accarezzandomi i capelli.
"il nonno ha mai detto qualcosa prima di...?"
"in che senso?"
"su di me"
"negli ultimi giorni mi diceva sempre che era tanto fiero di ciò che facevi, ma questo lo diceva sempre da anni"
abbasso lo sguardo.
"mi manca"
"manca anche a me amore..."
sorrido.
"a volte mi raccontava di quando papà faceva il figo con te"
sorride anche lei.
"dici che ci è stato male?"
"per cosa?"
"del fatto che non c'ero mai a casa"
"indubbiamente gli mancavi, ma era felice del fatto che tu stessi costruendo tutto quello che hai fatto fin'ora, e lo sarà sempre, lo sai"
"ok.."
appoggio la testa contro il muro e sorrido.
"l'hai vista ele che bella?"
annuisce.
"è proprio cresciuta, ti ricordi quando te l'ho presentata com'era piccola?"
"ricordo bene" dice, sorridendo.
"cresce sempre più carina è incredibile"
"come te dopotutto" dice, tirandomi la guancia.
"mamma ma tu te la immagini una bimba uguale a lei che spettacolo?"
mamma inizia a ridere.
"che c'è?"
"sembri un bambinone innamorato"
"sembro solamente?" dico, sorridendo.
"hai ragione lo sei...comunque si"
resto un altro po' con mamma.(pov's ele)
"posso chiederti una cosa fede?"
"vai"
"ti ha...detto qualcosa prima?"
"quando è stato male?"
annuisco.
"stavamo parlando di te in realtà...mi aveva detto che vi siete sentiti al telefono l'altro giorno"
abbasso lo sguardo.
"poi ha iniziato a respirare male, fino a non farlo proprio e si è messo a piangere, mi ha detto che voleva te, mi ha chiesto di chiamarti e così l'ho fatto e poi...poi hai sentito"
"dici che è per colpa mia che sta così?"
"no assolutamente"
"mh"
si avvicina geremia.
"come sta?"
"così così"
"mh, ce ne andiamo?"
"io no, se vuoi torna tu a casa e io torno quando lui va via da qui"
"possiamo affittare una camera in hotel"
"io resto qui stanotte"
"ok, allora la camera la prendo io e quando vuoi vieni"
annuisco.
"ciao"
"ciao"
torno da Michele.
"se resto qui ti arrabbi?"
"si, tanto"
"indovina chi resta qui?" dico, sedendomi su una delle poltroncine in camera.
"tu, perché sei cocciuta"
"come mi conosci bene"
"ci sei stata già abbastanza dai, torna a casa"
"non se ne parla nemmeno"
sbuffa.
"va bene, va bene"
così restiamo io e giovanna per la notte, anche se lui come al solito non si addormenta.
"ele" sussurra.
"si?"
"mamma si è addormentata, ti prego mettiti tu accanto a me e attacca le due poltrone così si sdraia un po', è stanca"
annuisco.
michele è la tenerezza in persona, lo dico sempre.
così lascio sdraiare giovanna, e nel piccolo spazio che michele mi ha lasciato mi incastro io.
"scusa...so che è stretto però mi fa tenerezza"
"ci siamo addormentati in modo ancora più scomodo a volte" sussurro, sorridendo.
"già, almeno qui è comodo" sussurra a sua volta.
annuisco.
"li chiudi un po' gli occhietti? dai fallo per me" dice, tirando fuori il labbro inferiore.
"dai smettila di fare il ruffiano" dico, spingendogli la testa.
"eddai"
"va bene"
così mi stringo un po' di più al suo maglione, col suo respiro in faccia e la sua mano tra i capelli.
se dicessi che tutto questo non mi è mancato mentirei.
anche se so che quando andrà via da qui tornerà tutto come prima.
"ele"
"mhmh?"
"tu resti qui solo stanotte poi domani te ne vai, chiaro?"
sbuffo.
"va bene"
"carino geremia"
sorrido.
"sempre geloso come la merda, non cambi mai"
"non è che sono geloso, è che anche se non stiamo assieme sei mia sempre ormai" sussurra al mio orecchio, provocandomi miliardi di brividi, e forse miliardi sono anche pochi per quello che ho sentito dietro la schiena.
dopo un po' mi rendo conto che si è addormentato.
"notte moccioso" sussurro.
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mantieni il bacio.||𝗆𝗂𝖼𝗁𝖾𝗅𝖾 𝖻𝗋𝖺𝗏𝗂.♡︎
Fanfictionin revisione. . «è riconoscersi da un gesto, una parola, capendo poi di essere una cosa sola.»