Capitolo 23

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Tornai indietro, non trovandolo. Jungkook era scappato via, di sicuro con il cuore a pezzi, a causa mia.

Mi sentivo in colpa, tremendamente addolorato ripensando al suo sguardo ferito, deluso. Avevo capito quanto fossimo legati, quanto si fosse insediato nel mio cuore più di quanto potessi immaginare e realizzare. È accaduto tutto in modo cauto, naturale, in modo sentito. Ho iniziato a fidarmi di lui, ad apprezzare la sua compagnia, fino a desiderarla ardentemente quando non c'era.

La sua frase mi aveva distrutto, portandomi ad avere davvero paura. Paura di perderlo. Ha detto che si sarebbe considerato single, ed io non potevo permetterlo. Non perché mi appartenesse, ma perché non riuscivo ad accettare, non potevo pensare di vederlo con qualcun altro. Mi faceva uscire di testa.

Lo cercai per tutto il campus, pensando a dove potesse essere. Finché non lo trovai, in palestra, nel nostro posto segreto. Era seduto, con le braccia lungo le ginocchia, lo sguardo perso. Come ho fatto a ridurlo così.

Mi avvicinai lentamente, sedendomi accanto, senza mai distogliere lo sguardo da lui.

<<Jungkook mi dispiace>>, esordii. Rise.

<<Davvero? Dispiace più a me, ho solo perso tempo>>, si alzò. Lo riportai su di me, abbracciandolo da dietro. Mi cacciò.

Rimasi interdetto per un secondo, non sapendo come gestire la situazione. Non mi aveva mai negato un contatto né con lo sguardo né fisico. Ma ora sì, ora mi evitava.

<<Non è così, lasciami spiegare>>, lo pregai. Scosse la testa, divertito.

<<Spiegare cosa? Non voglio ascoltare più nulla. Anzi, sai che ti dico? Ho preparato la valigia, me ne vado. Tanto era questo che volevi no? Che tonasse Taehyung. Ora ho esaudito il tuo desiderio, spero tu sia felice con Chen>>, mormorò andando via. Lo rincorsi di nuovo, bloccando la porta d'ingresso con una sedia, e riportandolo sul materasso.

<<Ti prego, ti scongiuro. Farò qualsiasi cosa tu voglia, ma ascoltami>>, lo pregai. Qualcosa nel suo sguardo cambiò, forse aveva capito quanto fosse importante per me, e si sedette.

<<Jimin io sono stanco. Sono settimane che cerco di starti accanto, ma c'è un limite che hai imposto, che mi scoraggia. C'è qualcosa che ci separa, un muro che hai eretto e che c'è solo con me>>, spiegò. Si portò il ciuffo all'indietro, guardandomi con i suoi occhi magnetici che mi fecero sentire peggio.

<<Non è così. Mi sono aperto molto, ti ho raccontato parte della mia vita, abbiamo dormito insieme, ti ho baciat->>, mi bloccò.

<<Io ho fatto quelle cose, non tu. Io sono venuto nel tuo letto perché sapevo che stavi male, perché non potevo dormire tranquillo pensando che fossi in preda ai pensieri. Io ti ho baciato, e sai perché? Perché ero stufo di immaginare quando sarebbe accaduto, come sarebbe stato. E ora che è successo sto peggio>>, spiegò. Rimasi in silenzio, cosa che fece anche lui. Ci continuavamo a guardare, presi uno dall'altro, ma troppo permalosi e fermi sui nostri punti per cedere. Di lui avevo capito molte cose, tra cui quella che non cambiava idea. È vero, aveva un debole per me, ma questo non lo condizionava per nulla.

So di non potergli far cambiare idea finché non gli chiederò scusa, finché non capirà di essere importante per me. Mi viene così difficile dirgli cosa provo, così tanto da lasciarlo andare. Ed è la cosa che più mi fa rabbia.

<<Perché? Perché stai peggio?>>, domandai titubante. Si mosse, illudendomi che mi stesse per toccare, per unire le nostre mani, ma le chiuse. Le serrò in un pugno, scuotendo la testa.

<<Tu non capisci Jimin, potrei fare qualsiasi cosa, ma non ti accorgeresti di nulla. Sei troppo preso dal controllare i tuoi sentimenti per poter comprendere i miei>>, si alzò. Ti prego non di nuovo.

Love's Expressions (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora