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Corsi più veloce, ancora e ancora, fino a restare senza fiato.
Schivai qualche sasso sparpagliato lungo le vie, cercando di non finire faccia a terra; tra poche miglia mi sarei ritrovata al lato nord dell'isola con le gambe alla gola.
Lo sapevo che mi avrebbero fatto girare tutto quel maledetto pezzo di terra!
Una di loro provò a fermarmi lanciandomi un pugnale che mi sfiorò appena l'orecchio.
Una traiettoria da invidiare, ma se mi fossi voltata, mi avrebbe sicuramente staccato l'orecchio.
Cominciarono a imprecare, a invocare le peggiori maledizioni per come le stavo facendo sudare.
Ne volò pure una: "Le mozzerei la testa e la darei in pasto ai maiali!" — non capii se fosse la bionda o la mora a urlare, ma al diavolo pure le loro madri!
Così, mi uscì spontaneo: "Potreste mollarmi, invece di corrermi dietro!", col fiatone.
I tuguri fasciati di legno marcio, mangiati dal sale marino e illuminati dalle torce, mi sfrecciavano davanti agli occhi. Case scialbe, ammassate l'una sull'altra. Finestretti mezzi nascosti dai panni stesi, qualcuno svolazzante sotto il venticello notturno, tagliato solo dalla luce fioca delle fiamme.
Superate le ultime due baracche del lato sud, alla mia destra si aprì una pianura verdeggiante, punteggiata di biancospini, sanguinelle e palme sparse. Alcuni arbusti ospitavano animali della boscaglia che correvano e saltavano tra i cespugli.
Sotto i suoni notturni sgattaiolai verso sinistra, facendo scivolare i piedi sul terriccio misto a sabbia, scivoloso. La polvere si alzò, e qualche sassolino rotolò via.
Mi curvai, rischiando di perdere l'equilibrio.
Non accadde. Deviai di nuovo, infilandomi in un vicolo stretto.
All'improvviso sentii il suono del metallo che fendeva l'aria. Provai a voltarmi senza fermarmi, e quello che vidi mi gelò le viscere.
Una sciabola d'abbordaggio stava roteando su sé stessa come in uno spettacolo da menestrelli, e sapevo che se non mi fossi accovacciata, mi avrebbe squarciato la pelle.
Mi abbassai di colpo, lasciandola seguire la sua traiettoria finché si conficcò nel legno, in una parete già segnata da mille sfregi.
«Porca puttana...», mi scappò, mentre la fissavo attonita per lo scampato pericolo.
«Ti strapperò un orecchio se non ci consegni i nostri cazzo di dobloni!», urlò una di loro, più vicina di prima.
Mi rialzai così in fretta da rischiare di ricadere. Mi salvai poggiando una mano a terra e ripresi a correre con i granelli di polvere a essersi appiccicati un po' ovunque.
Mi stavano alle calcagna come delle dannate. Ma che diavolo mangiavano?
Mi voltai appena, sbirciandole oltre la spalla. «Andatevene al diavolo! Servono a quella taccagna, non a voi!», ringhiai, tenendole entrambe col fiato sul collo.
Dopo un paio di schivate, iniziai a sentire la stanchezza addosso. Fui costretta a rallentare e infine a fermarmi, appoggiandomi contro una parete di una casupola angusta fatta di paglia e legno.
Chinai il busto, le mani sulle ginocchia. Un attimo. Solo un attimo di tregua.
Mi asciugai la fronte sudata e ripresi la fuga appena le vidi girare l'angolo.
Svoltai furbamente in un altro vicolo e intravidi due uomini brilli che reggevano un compare ubriaco, per gambe e braccia, a sei passi da me.
«Merda!» Sgranai gli occhi: la via era sbarrata. Ma potevo saltare su quell'uomo e superarlo.
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𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎
FantasyAnno 1720. Fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo volere a sposarsi con u...
