Anno 1720. Fine dell'era pirata.
Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo volere a sposarsi con u...
La libertà è l'astrattezza più preziosa per ogni essere umano, un lusso però concesso a pochi, e che io agognavo più di ogni altra cosa al mondo.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Altri due decisi colpi in direzione della porta dell'atrio mi fecero voltare, insieme a tutti i presenti seduti a tavola. «Chi altri potrebbe essere!» Esclamò mio padre, corrugando la fronte ancora irato per la visita di poco prima; i suoi occhi del color caraibico emanano fiamme incandescenti. «Marie Anne», e richiamò la governante della villa con il suo tono possente e stizzito.
I presenti si ammutolirono, mentre io mi strinsi nelle spalle. «Marie Anne», continuò a gridare, vedendo la mancanza di servizio da parte della servitù.
«Se è di nuovo lui...» Ben provò ad alzarsi. «Giuro che assaggerà la lama della mia spada», ma il commodoro lo afferrò all'avambraccio, bloccandolo e impedendogli di immischiarsi in quella faccenda per nulla gradevole.
I suoi capelli castani e legati con un nastro nero scivolarono appena sulla spalla coperta dalla giacca rossa.
Quando allentò la stretta, suo zio lo avvertì con uno sguardo che sussurrava mille parole.
Quegli occhi di un nero antracite si incatenarono nei suoi ambrati; non permettendogli di ribattere, e lui tornò ad accomodarsi con movimenti lenti sulla sedia. «Vado io, padre» lo fermai all'istante, evitando che madama mia, la governante e mia balia personale, venisse rimproverata per quella sua negligenza.
Scocco un'occhiata a Ben, scorgendolo a guardarmi di sottecchi, abbastanza inasprito.
Mi drizzai accingendomi a passi cadenzati verso l'atrio. In quel momento ringraziai chiunque si fosse recato davanti al porticato della villa: mi aveva liberato dallo strazio di quella cena.
Nel raggiungere la porta, posai la mano esile sul pomello e la tirai a me, scorgendo di nuovo lui. «Ancora tu?» Strepitai a occhi sgranati e tappandomi subito dopo la bocca, pentendomene.
Se si fossero ripresentati tutti nell'atrio e l'avessero visto, sarebbe stato dichiarato duello aperto. Quel furfante dagli occhi smeraldo fissava i miei.
«Ti avevo avvisata. Adesso è il momento» un ghigno malizioso tira su un angolo delle sue labbra sporgenti. Corrugai la fronte, confusa da quella parola, schiusi poi le labbra per zittirlo una volta per tutte, ma ciò che viene messo a tacere fu l'intera isola.
Il mio concetto di libertà non era decisamente questo!
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.