𝑹𝒆𝒂𝒈𝒊𝒓𝒆

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La povera donna si ritrovò preda di tremolii che si sforzò a contenere.
«Sono qui» bisbigliò a malapena per non farsi udire.

Quelli erano sicuro uomini senza morale né scrupoli, avrebbero scardinato la porta gettandola a terra e, io, sarei dovuta intervenire prima che uno di loro l'avrebbe fatto senza esitazioni.

Mi avvicinai in punta di piedi verso lei.
«Devi dileguarti alla loro vista, in qualche modo devi essere invisibile» smossi le mani freneticamente, pensando a come poterla proteggere.
«Nasconditi sotto al letto, presto» l'afferrai per un braccio e la trascinai vicino al mobilio, ma lei si liberò della mia presa con un deciso strattone.

«E pensi che ti lascio da sola ad affrontare queste sudice bestie? Non se ne parla!» obiettò, opponendosi al mio volere, quando un'idea mi balenò alla mente.

La superai correndo verso la scrivania, afferrai alcune mele poggiate in una cesta rimasta accatastata nell'angolo e mi diressi poi alla finestra.

Aprii le imposte che si erano socchiuse a causa delle folate e, sporgendomi per adocchiare il pirata, constatai di aver perso tempo; abbastanza vicino da rischiare di ritrovarmelo fin dentro le mura.

Agguantai il frutto che poggiai sul davanzale e mirai al viso costellato da molte rughe.

Lui emise un gemito, barcollò sui ceppi predisposti gli uni sugli altri nel tentativo di non perdere l'equilibrio, e la sua bocca formata da trentadue denti giallastri si chiuse, lasciando mostrare l'irritazione per quel mio gesto.

«Rossa, con questo hai proprio azzardato» disse minatorio mostrando un cipiglio infastidito.

Lo guardai fingendomi sorpresa.
«Tu dici? Forse non ho provato abbastanza. Aspetta che adesso ci riprovo» rasentando la sfacciataggine di cui riuscii ad avvalermi, mi ritirai all'interno per trovare qualcosa di più consistente, qualche oggetto pesante che gli avrebbe fatto mangiare la lingua dal dolore.

Scandagliando mi accorsi del pouf quadrato in pelle di cuoio, ai piedi del letto, e quello mi fece trasformare gli occhi a cuore.

Con una falcata larga e piegandomi in avanti lo afferrai senza soppesare se ce l'avessi fatta o meno, ricorrendo a tutta l'energia disponibile per spostarmi e sporgermi. Quando mi rivide sbucare dalla finestra, mi accorsi dei lineamenti del suo viso che si lisciarono.

«Che cazzo stai facendo!» divenne preda dello stupore e panico fuso. Sorrisi così tanto che mi divertii di più a mollare le dita poco alla volta, tagliando di trepidazione l'attimo della prossima caduta.
«Metti giù quell'affare e giuro che rivaluterò il mozzarti le dita» eppure mi chiesi quanto ci facessero stupide a noi donne, se comunque avevamo gambe, braccia e cervello per agire e pensare.

«Il problema è che mi si sono incollate le dita a questo affare, per cui da qualche parte devo sganciarlo» articolai piatta apparendo senza risorse, giusto per ricreare un'aria di strafottenza e irrisione.

Non si mosse nemmeno per sbaglio, nonostante gli volassero zolle di terreno nelle vicinanze e gli arrivassero pezzi di terra che sbattevano contro le sue gambe grassocce.
«Ok, possiamo trovare un accordo, non ti farò comunque niente» ritentò, e per quanto ci avesse provato, difficile cambiassi idea.

«Perché no, troviamo un accordo a modo mio» e allora staccai le ultime dita, anulare e mignolo messi insieme e... quell'affare andò giù.

Riuscì a farsi uscire solo un:
«No!» breve da quelle labbra tagliuzzate.

L'oggetto gli finì sulla testa procurandogli una ferita, dal momento che ci vidi subito del sangue grondare da un taglio che gli partiva dalla parte alta della fronte.

𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora