Anno 1720. Fine dell'era pirata.
Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo volere a sposarsi con u...
Mi voltai di scatto, scontrandomi con quegli occhi neri come i meandri di una grotta oscura. «Velvet!» pronunciai il suo nome stringendo i denti.
Abbassai subito lo sguardo sulla presa di quella mano, screpolata sul dorso, le dita inchiodate alla mia carne. Quando provai a scostarmi, mi diede una strizzata al braccio così decisa che mi fece capire di non dovermi muovere.
Mi strattonò, costringendomi ad avvicinarmi al suo alito puzzolente di cibo speziato. I miei piedi si mossero da soli, controvoglia, accompagnati dal tintinnio fastidioso di quei suoi bracciali — tanto bastò per farmi serrare le labbra, irritata.
Incatenò i suoi occhi ai miei. «Mi devi ancora un bel gruzzolo di grana, Elisabeth. Quando hai intenzione di restituirmeli?» domandò, intimidatoria, a un centimetro dal mio viso.
Provai a ritrarre la testa, anche solo di poco. «Credevo mi saresti stata d'aiuto.» E la fissai con occhi un po' tremolanti. Sapevo di essere forte, ma davanti a lei un po' vacillavo.
«Oh, e lo sono stata! Ma hai approfittato un po' troppo, non credi?»
«Andiamo, Velvet. Cerca di venirmi incontro...» provai ad ammorbidirla, perfino usando un tono più amichevole, sperando si convincesse a ragionarci su.
«Perché dovrei?" Fece quasi vibrare la voce nell'aria, mantenendosi a predatrice posata. "Sei tu a essere in debito con me, ti ho già concesso troppo tempo.»
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Fu inutile. «Sai che non posso prelevarli dalla cassa di mio padre. Ti pagherò tutto il rum e l'alloggio che mi hai reso disponibile nelle ultime settimane. Quindi non oggi,» e mi giustificai, sperando ancora di poterla dissuadere in qualche modo.
Si protese verso il mio orecchio, aggiungendo: «Non m'intere...»
«Velvet!» la sovrastai con la voce, che mi uscì quasi stridula.
Il suo accanimento stava iniziando a mettermi in crisi.
Ciò la portò a indurire lo sguardo, assottigliando le palpebre. «Non. Mi. Interessa. Il tempo è scaduto.» Mi liberò il braccio con una spinta che mi fece barcollare, poi indietreggiò, inasprita, senza smettere di fissarmi con quegli occhi gelidi, come se avesse già azzannato la preda. «Buona fortuna, Liz.»
Che diavolo aveva intenzione di fare?
«Fanculo, Velvet,» bofonchiai tra me e me, arretrando di qualche passo. Ma ci stavamo sfidando con gli sguardi, e io non mi sarei tirata indietro. O almeno, non così in fretta.
Lurida! Ti ribattezzerei e ti farei rivedere la vergine Maria con lo spirito santo in esclusiva.
Continuai a fissarla allo stesso modo, senza lasciar trapelare un solo strato di emozione. Non le avrei dato la soddisfazione.
Sapeva come muoversi, sapeva come reagire in certe situazioni, era una donna con delle vicissitudini alle spalle che, ad oggi, la rafforzarono a tal punto da temere poco e niente.