𝑭𝒓𝒂𝒊𝒏𝒕𝒆𝒏𝒅𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊

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Girandomi, notai il volto corrugato di Ben nell'apprestarsi a raggiungerci e facendomi diventare tesa come una corda di un violino. Non trovai parole per giustificare la presenza di quell'inguardabile, fatto sta, colui che avevo di fronte decise di assumere un atteggiamento ancora più sfacciato. Sarei stata nuovamente rinchiusa in qualche stanza, punita da mio padre, ma forse, dato vi era Ben presente mi sarei potuta ritenere salva. 

Mi accorsi di come se lo mise a scrutare, per poi chiedermi: "Elisabeth, chi è costui?" ritornando a osservarlo con un certo ribrezzo per il modo in cui si presentava: sempre avvolto in quelle vesti nere, spigliato, e costellato di gingilli di poco valore. 

Iniziai a ridacchiare di nervosismo. "Ehm..." tentennai, incerta sul modo in cui mi sarei dovuta spiegare, mentre continuavo a osservare quel maledetto intruso assumere un ghigno furbesco; sembrava avesse vinto un trofeo. Cosa ci trovava di così divertente? Ma ebbi una mezza idea, la quale gli avrebbe fatto sparire quel sorrisetto dal viso. "E' un povero mendicante in cerca di pane per sfamarsi. Ho detto a Bennett di servirlo, per questo è lì in attesa" mi gustai il sapore di quella frase, intanto il sorriso sul suo volto sparì, di conseguenza apparve sul mio.

"Oh, capisco" esclamò Ben, in maniera neutra. "Mi rincresce farglielo presente, ma posso capire che sono tempi duri e intendo, per tutti. Ognuno di noi cerca di rialzarsi come meglio può" gli si rivolse, assumendo un'aria amareggiata. "Di sicuro Bennett le offrirà qualcosa sul retro. Per questo, vi chiedo gentilmente di raggiungerlo dall'altra parte del giardino e liberare il pianerottolo dalla vostra presenza, la ringrazio" mantenendosi nella sua modesta signorilità che gli apparteneva, fece intendere che la presenza di tale individuo lo avesse, oltremodo che dispiaciuto, anche irritato. 

Nel poggiare una spalla sulla soglia della porta, sussultò infastidito lasciando inclinare il capo da un lato e strofinandosi una parte della fronte con l'indice come a trovare pazienza. "Un medicante!" Ripeté risentito serrando le labbra, infine si voltò per osservarci serioso. Ciò mi fece irrigidire. Non era un uomo di Velvet, questo lo avevo capito, mi aveva però seguita tutto il tempo e infastidita con i suoi futili commenti punzecchianti, intromettendosi insistentemente. Come dovevo portarlo a confessare la sua identità se tutto ciò che stavo provando in mio potere, verso lui, non funzionava sotto nessun verso? Non avevo più assi nella manica, ormai ero stata scoperta e ben presto, tutti, sarebbero venuti a conoscenza delle mie attitudini notturne. 

"Se non siete un mendicante, allora potreste identificarvi?" Chiese Ben, rivolgendosi all'uomo e guardandolo circospetto, con un certo distacco, ma mantenendosi sempre in un atteggiamento doveroso. Quando più passi ineludibili fecero voltare sia me che il futuro sposo.

 Ed ecco giunta la mia fine. 

Vidi prima il commodoro avanzare più veloce di mio padre. "Ci stavamo preoccupando non vedendovi ritornare" ammise proseguendo al centro dell'atrio, accanto all'ambasciatore.

"Chi è costui?" Mio padre non attese nemmeno che il commodoro finisse, che ci parlò sopra senza accorgersene, in cerca di risposta da parte nostra. 

Schiusi le labbra, voltandomi verso Ben per ritrovarmi a mia insaputa, a fissarlo con due occhioni che imploravano di aiutarmi, insieme al cuore che a momenti sarebbe esploso e si sarebbe sgretolato. Il suo sguardo rimasto fisso nei miei occhi azzurri, parlò da sé, come a comprendere che in quella faccenda c'entravo io. Ancora una volta, quella sera alla spiaggia, mi balzò alla mente. 

"Sono signor nessuno, ma ancora per poco" lo sconosciuto alla porta lasciò echeggiare la sua voce burlesca nell'atrio, riprendendomi dai pensieri.

"Signor nessuno? Ma falla finita" gli mimai con apatia. 

𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora