𝑰𝒍 𝒄𝒐𝒎𝒂𝒏𝒅𝒂𝒏𝒕𝒆

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Ancora su di giri, decisi che sarebbe stato meglio raggiungere la villa e cominciare a indagare sul suo conto.

Non mi seppi spiegare il perché di tutto quell'accanimento.

Le ipotesi potevano essere molteplici, pure se raccapezzarle risultò una scocciatura.

Le questioni sul perché quello sconosciuto avesse indirizzato la sua attenzione su di me potevano essere dovute al fatto che le tasse erano aumentate nell'ultimo periodo.

Molti non le pagavano e andavano incontro a gravi sanzioni, del tipo che non sarebbe stato concesso un prestito sotto consenso di mio padre, l'ambasciatore.

Che volesse farmela pagare per questo? Colpire il punto debole dell'uomo? Oppure si trattava di qualcuno venuto da Londra per conto di qualcun altro, sempre per delle questioni inerenti a lui?

Nella mia lista non faceva che esserci lui: James Smith.

Schivando la presenza di dame più distratte di me, a passeggio sulla banchina, svoltai con accortezza per accingermi a raggiungere il mercato, con l'intenzione di far ritorno in anticipo.

Sviai in alcuni vialetti, proseguendo verso le alte colline a nord, dove la maggior parte delle famiglie di alto rango avevano deciso di mettere radici.

Salii la collinetta dal verde prato fiorito, margherite dai petali profumati e papaveri costeggiati al sentiero venivano sferzati dai lievi refoli miti, impreziosendo la vista dei miei occhi.

Quando raggiunsi il retro della tenuta, notai un certo flusso di uomini che andavano e venivano da una parte all'altra di quell'ampio terreno, indaffarati.

Ovviamente, con il commodoro e tutta la combriccola di uomini aristocratici, mio padre si sarebbe concentrato solo nei suoi impegni politici, tuttavia l'unico problema era il pernottamento di quegli ufficiali sotto il mio stesso tetto.

Raggiunsi il vialetto di ghiaia salendo i gradini e soffermandomi sul pianerottolo, indugiando se afferrare quella maniglia o darmela a gambe levate.

Sicché da Velvet non potevo tornare, anzi, impossibile anche solo pensarlo, capii di ritrovarmi del tutto incatenata lì dentro, senza alternative.

Mio padre avrebbe passato molto più tempo alla villa, inoltre qualcuno di loro si sarebbe potuto accorgere della mia assenza.

Mi decisi a girare il pomello e a varcare la soglia.

Nel richiuderla, mi imbattei in Madama, la quale si accorse da subito del mio turbamento che cercavo costantemente di trattenere, non volendo che altri mi asfissiassero in ulteriori domande.

«Cosa vi è successo? Sembrate agitata» denotò, per poi raggiungermi. «Volete parlarne?» bisbigliò ormai vicina, scoccandosi occhiate guardinghe intorno.

Mi protesi verso di lei, sussurrandole: «Madama, appena finite le vostre faccende, salite in camera» feci una pausa, accorgendomi del passaggio di uno dei nostri valletti, concentrato a reggere un vuoto vassoio. Madama si girò anche lei, e appena sparì dietro il muro del corridoio, tornammo a guardarci. «Ho una questione da riferirvi.»

Convenne con un cenno e, accertatami, mi allontanai dirigendomi verso la scala a chiocciola, fino al secondo piano.

Giunta, mi soffermai ad annusare l'odore di vecchiume proveniente da una delle stanze. Sul tavolino rotondo d'epoca, posto al centro, ci trovai un medio baule pieno di vecchi libri, che sarebbero dovuti finire in beneficenza nelle mani del pastore Milliward.

Capivo stessero anche approfittando per far arieggiare le stanze, data la presenza di ospiti.

Mi rimisi in marcia in quel lungo e largo corridoio, differente dal piano terra, adocchiando gli affreschi ovali del soffitto come a trovare l'angelo protettore (trovandoci più porti pullulanti di barche) e sviandolo sulle pareti ornate da quadri e specchi.

𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora