10
Due decisi rintocchi nella direzione della porta ci fecero voltare.
«Avanti» dissi.
La porta si spalancò, rivelando mio padre cinto nei suoi soliti abiti d'alta classe, con indosso una giacca e un panciotto leggermente corto. Avanzò di due passi, fermandosi al centro della stanza.
«Elisabeth!» esclamò, sorpreso di vedermi già alla mia postazione: di solito mi ritrovava a rimirare dalla finestra la foschia mattutina, altrimenti ancora a letto con il rivolo alla bocca.
Scoccò una rapida occhiata a Marie Anne, che fingeva di sistemare i cuscini, poi distolse lo sguardo da lei, tornandolo su di me.
«Già a dilettarti nell'arte pittoresca» commentò con una certa aria allietata nel vedermi all'opera alle prime luci dell'alba.
Girai la testa per guardarlo.
«Non ho dormito molto, padre. Per questo ho preferito continuare il dipinto che avevo lasciato in sospeso» risposi, stoica.
Di sicuro avevo appagato il suo ego pieno di mille aspettative sul mio conto, quando in realtà avevo passato tutta la notte a svignarmela da due attaccabrighe.
In quel momento, speravo solo che non si dilungasse sul programma della giornata; non faceva altro che annunciarmi incontri e ricevimenti.
«Sono lieto di vederti così radiosa. Detto ciò...» si ammutolì, voltandosi verso Marie Anne e, con un cenno, le fece capire che voleva restare solo con me per parlarmi in privato di qualcosa di importante.
Chissà di cosa si trattava.
Lei mollò i cuscini che reggeva tra le mani e, con passi lesti, uscì.
Posai il pennello al suo posto e mi spostai di lato senza far stridere lo sgabello, posando cerimoniosamente le mani sulle gambe per dedicargli la dovuta attenzione.
«Più tardi verrai nel mio studio, dovrò informarti di una faccenda importante e che ti riguarda» mi riferì, guardandosi intorno.
Il cuore prese a palpitare, un brivido lungo la schiena mi procurò un leggero stato d'agitazione.
Forse qualcuno lo aveva informato, oppure aveva scoperto delle monete mancanti dalla sua cassaforte?
Sembrava fin troppo pacato per comunicarmi qualcosa di così serio, quindi si trattava sicuramente d'altro.
«Oggi ci recheremo prima al porto» comunicò, unendo le mani dietro la schiena. «Riceverai il commodoro, essendo lo zio del tuo futuro sposo.» A quelle parole mi trattenni dal roteare gli occhi. «Sta arrivando con una flotta carica di merci per l'isola e con nuovi schiavi. Per questo, gli porgeremo distintamente i nostri saluti. Prima, però, avrò alcune faccende da sbrigare con le giubbe. Ti farò preparare una carrozza, così non potrai defilarti con la scusa di andartene in giro a visitare posti per le tue ispirazioni su tela. Non è il giorno, quindi fatti trovare pronta.» Calò poi le braccia sui fianchi, apprestandosi a raggiungere l'uscita, ma qualcos'altro lo fece cambiare idea: difatti tornò a girarsi. «E non sparire all'improvviso!» sottolineò.
Lo fissai senza scompormi.
«Certo, padre» acconsentii. «Tra l'altro, non ho bisogno di visitare nient'altro, sono già piena d'ispirazione» aggiunsi, assecondando il suo volere e cercando di mettere a tacere i suoi timori.
Posò la mano sulla maniglia, ma si voltò nuovamente.
Maledissi quel momento come un'eternità.
Sembrò voler aggiungere qualcos'altro, ma distolse lo sguardo in un punto indefinito della stanza, mostrandosi incerto, finché scosse la testa, lasciando perdere.
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𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎
FantasíaAnno 1720. Fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo volere a sposarsi con u...
