Anno 1720. Fine dell'era pirata.
Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo volere a sposarsi con u...
Con gli occhi rivolti al soffitto pittoresco e raffinato, raffigurante forme angeliche librate in un cielo terso, avvolte in stoffe di seta, ritornai nelle mie sembianze consone per un portamento che spettava a una dama del mio calibro, quando il rimembro inerente a Velvet mi sfiorò come un fulmine alla mente.
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Gli dovevo dei dobloni e andava messa a tacere, altrimenti non mi sarebbe stato possibile ritornare al lato sud, ma come potevo ottenerli, se mio padre stava cominciando a chiudere la stanza del suo studio a chiave?
Tra l'altro, cosa stava celando così segretamente?
Prima che Marie Anne potesse uscire da lì, mi drizzai a mezzo busto, indirizzando gli occhi cerulei su di lei e fermandola.
«Madama!» Balzai fuori dal letto sfatto. «Ascoltami, ho una cosa da riferirti di una certa importanza, ecco» puntualizzai. Lei mi guardò per cercare di rendermi più trasparente, nel tentativo di scorgermi le intenzioni e precedermi. Rimasi a fissarla stranita quando le vidi assottigliare appena le palpebre, già a sapere cosa stessi per riferirle. Lasciai perdere e mi decisi. «Ho avuto alcuni problemini giù al sud» usando il diminutivo, sperai di rendere quella frase meno gravosa possibile.
«Per problemini cosa intendi esattamente? Non dirmi che riguarda quelle due che ti hanno inseguito» dedusse, scrutandomi inquisitoria e sistemandosi le corte ciocche a ricaderle dalla cuffietta.
Strinsi le labbra, corrugando la fronte e sollevai un braccio unendo a malapena indice e pollice, lasciando intendere quanto grave potesse essere quella faccenda.
Afferrò uno straccio poggiato nelle vicinanze, in modo così veloce, che nemmeno i miei riflessi riuscirono a schivare quel panno lanciatomi addosso.
«Ahia. Madama, di nuovo» mi lamentai abbassando subito la voce per non farmi udire in tutta la villa.
Le sue ciglia sbatterono forti.
«Ti rendi conto che ti sei ficcata in un altro dei tuoi tanti casini?» si lagnò, portando entrambe le mani a pugno sui fianchi. «Con quelli del sud non dovresti averci niente a che fare, lo sai» mi puntò un indice contro. «Adesso, dimmi come hai intenzione di ripagare tale debito?» Si girò per avanzare verso la scrivania.
«Però, sei perspicace!» Esclamai con una punta d'ironia. Si girò tentando di lanciarmi addosso quel maledetto panno. «Aaahh, ferma! Non farlo, ti spiegherò tutto» la fermai prima che potesse colpirmi, e sfoderai l'arma vincente, in altre parole utilizzare gli occhioni imploranti. «Devi perdonami Madama, sai bene che non ho nessuno, ma solo te in queste faccende» la raggiunsi. «Abbi pietà» e la supplicai unendo le mani davanti al mio viso come un mendicante bramoso di dissetarsi. Lei scosse il capo, delusa dalle mie attitudini fuori luogo e si girò verso la scrivania per prendere un pettine. «Ti prego, sai che non ne uscirò facilmente questa volta» cercai di rassodare la sua apprensione nei miei confronti.