𝑫𝒊 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒐 𝒊𝒏𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆

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L'aria si stava facendo troppo pesante per i miei gusti, allorché mi decisi a muovermi in direzione della porta che dava sul giardino e disfarmi degli sguardi curiosi degli altri che mi fecero sentire sottopressione, quasi obbligata. Io con Ben, se pur non provavo quella forte attrazione tipica degli amanti, gli dovevo servire garbo e riconoscenza anche solo per il semplice fatto mi sopportasse con pazienza.

Appena varcammo la soglia e scesi i due gradini, mi fermai sul sentiero ghiaioso a rimirare il tramonto rossastro, oltre le colline ondulate, di quella giornata che scorreva nel suo flusso, ma con una piccola differenza: i pochi schiavi rimasti che lavoravano dall'altra parte degli alberi, confinanti con la siepe divisoria della villa.

"Tanti uomini per lavorare una sola terra" li guardai dispiaciuta.

Qualcuno si soffermò ansante, sollevando un braccio verso la fronte per liberarsi delle gocce di sudore, qualcun altro indugiò se continuare o meno ad arare il campo. Tutti uomini che un tempo potevano godere dell'aria di libertà che, per volere di uomini superiori, venne loro negata. Cosa c'era di più crudele al mondo che privare qualcuno della propria libertà? L'unica cosa che salva dalla crudeltà della vita quotidiana è anche la parola stessa. Ciò che la maggior parte degli umani vivevano, era una vita cui scorreva sotto un flusso corrotto di uomini dove il potere era dato alle monete d'oro, e dove c'era potere, c'era astuzia e perfidia: caratteristiche che una volta ritrovatosi, combaciavano come una catastrofe. 

Ben mi si affiancò e di sbieco lo vidi sorridere bonario. "Questo ammiro di voi. Così magnanima e comprensiva con il prossimo" il suo sguardo fu impreziosito da una punta di letizia.

"Mi riempi sempre di complimenti, Ben" dissi a fior di labbra, avvicinandomi a un cespuglio di orchidee violacee. Ne staccai il gambo con delicatezza per poterne annusare la fragranza. 

"Sei degna di tali lusinghe, mia cara. Desidero solo compiacervi"

Un sorriso spontaneo si manifestò sulle mie labbra

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Un sorriso spontaneo si manifestò sulle mie labbra. "Come mai eri già qui? Dove hai alloggiato?" Domandai curiosa, sviando quel discorso che già cominciava a farmi sentire in imbarazzo. 

Iniziai a passeggiare sotto i suoni degli animali che si muovevano tra i cespugli, e lui a seguirmi. "Una taverna sicura a nord dell'isola, poco conosciuta da qualche inetto invasore. Sono giunto un giorno prima per concludere alcuni affari importanti e portare a termine un trattato per conto del governo" m'informò incisivo, sembrando essere un tantino vago a riguardo. 

Da buona ficcanaso quale ero non potei che insistere per indagare, impicciandomi di faccende che non mi riguardavano. Dove vivevo non c'erano molte ragazze della mia età e quelle poche venivano preparate per essere rimandate a Londra, pronte per un altro debutto in società. Io il debutto l'avevo fatto in una taverna, buttandomi a capofitto dai balconi per sfuggire a qualche  molestatore. Quindi, a cosa serviva per me, instaurare un rapporto confidenziale con qualcuna che ben presto sarebbe andata via? Nessun pettegolezzo, come avvenivano nella Bretagna, abbondava nella mia vita. A quel punto preferii crearmi quella vita fuggiasca a sud di New Weiven. 

𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora