𝑨𝒖𝒅𝒂𝒄𝒊𝒂

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«Io per niente» lo risposi, rivoltata dalla sua presenza.

I suoi occhi ricaddero sull'arma che reggevo con forza, storcendosi appena il collo senza distogliere lo sguardo. «Disarmatela» ordinò.

Gli uomini gli si affiancarono in sorrisi maliardi di essere riusciti a entrare, iniziando ad avanzare.

Rapida, snudai uno dei coltelli. «Non un altro passo, o lo scaglio contro di lui.»

La mia minaccia li portò ad arrestarsi all'istante e a rivolgere gli sguardi sul loro condottiero che allargò le braccia disinvolto. «Dovresti essere prima in grado di farlo, il punto è che non ti vedo all'altezz...»

Lanciai il coltello nella sua direzione, fendendo l'aria con una lama a propagare il frenetico suono e a conficcarsi nel telaio della porta, sfiorandolo.

Il suo volto gli si rabbuiò.

«Diavolo se sei pazza» mormorò qualcuno lì in mezzo.

Un paio di schegge finirono per saltare di traverso e ricadere sul pavimento. Con quel gesto resi palese la sua umiliazione.

Si girò con lentezza, sotto un'espressione risentita allo stesso modo di come fecero gli altri.

Mosse un lento passo in avanti e «riprovaci» cacciò in una tonalità da ricreare fili sottili di ombre ebano. «E ti strappo quel vestito che hai addosso e...» assottigliò così tanto gli occhi che iniziai a temerlo. «Ti costringerò a camminare nuda per punizione.»

Mi inorridii nel sentire anche i fischi dei depravati intorno. «Ci offriresti un piacevole passatempo» seguito da una sgradevole risatina lussuriosa.

Mi fecero inorridire.

Tuttavia mi ritemprai, ignorando i dileggiamenti e fissando lui. «Ti sfido!»

In un primo momento rimase a ricambiare lo sguardo aguzzo in silenzio, e poi: «va bene, in fin dei conti mi mancava portare avanti simili giochetti» con mano rapida ed esperta sfilò la pistola a pietra focaia dalla fondina e me la puntò contro, diventando il possessore di un'arma superiore alla mia.

Diavolo!

Strinsi le dita intorno alla stoffa e poi, una cannonata improvvisa fece tremare la casa. I muri vibrarono, gli oggetti caddero, stessa cosa accadde a noi.

Malgrado ciò, si rivelò l'occasione adatta per fuggire.

Mi drizzai e saltai giù dalla finestra, reggendomi prima al davanzale con solo la mano destra e poi stringendo i denti per il peso del corpo.

Trattenni un improvviso conato per la folata di vapore bruciacchiato, cercando di deviare i pensieri nell'immaginarmi la spina dorsale rotta, quando il braccio mi iniziò a tremare dallo sforzo.

Girai la testa verso sinistra, accorgendomi dell'oscillazione del lenzuolo funto da fune per la fuga di Madama. Mi sarei dovuta sforzare a raggiungerlo, e così feci. Mi diedi lo slancio col corpo, aggrappandomi.

«Dove hai intenzione di andare?» La voce baritonale mi ricadde dall'alto come una cascata d'acqua sulfurea.

Alzai la testa. «Non mi farò prendere da un branco di cani rognosi come voi» e gli urlai, iniziando a calarmi adagio con i piedi accavallati per evitare un'eventuale caduta.

Mi lasciai scivolare verso il basso, non riuscendo a trovare feritoie, però quando alzai la testa per dare una sbirciata, mi ritrovai di nuovo quell'omuncolo sgarbato sporto oltre il davanzale.

«Devo ammettere che sei piuttosto intraprendete, zuccherino»

Una sfumatura sfacciata potei intravederla su quel viso per nulla preoccupato dalla mia fuga.

𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora