26
Incuriosita, mi accinsi a raggiungere l'ingresso, ignorando Ben. Gli uomini non si scomodarono poiché vi era il nostro maggiordomo Bennett, incaricato, quella sera, di ricevere solo eventuali ospiti all'ingresso. Svoltai oltre l'arcata a passi cadenzati "Bennett, lascia. Faccio io" gli ordinai bloccandolo seduta stante.
"Come preferite, Miss Elisabeth" obbedì, indietreggiando e ricomponendosi.
Quando allungai la mano verso il pomello e aprii la porta rimasi vittima di una tentazione di strangolamento che serbai. L'aveva fatto, ero stata seguita. Si era avvalso della sfacciataggine di presentarsi dinanzi a una tenuta al di fuori della sua portata sociale, e a far irrigidire il mio corpo dinanzi la sua spocchia. Scoccai una veloce occhiata di spalle sperando Ben non mi avesse seguita, ma per fortuna non c'era nessuno.
"Di nuovo!" Sbottai incontrollata, pentendomene subito e voltandomi verso la sala da pranzo. Non ebbi nemmeno il controllo di me stessa!
"Buonasera anche a te, zuccherino" si fece sentire in un tono canzonatorio, preannunciando il suo ingresso con una copertura prestante e poggiando una spalla sulla soglia. La sua presenza mi irritò ulteriormente. Odiavo quel genere che si pavoneggiava nell'arroganza e nella presunzione.
Mi voltai verso il maggiordomo. "Bennett, lasciaci soli" gli ordinai, e con un cenno del capo si ridestò allontanandosi verso la cucina. Quando mi voltai: "buonasera un accidenti! Che diavolo ci fai qui? Come osi mettere piede in questa villa?" Gli inveii contro infastidita, nel tentativo di intimarlo per quel poco che bastava, ma lui, per l'appunto, sembrò non farsene molto, anzi, sul suo volto apparve una smorfia di derisione.
"Per l'amor della dama d'alta società" commentò accentuando la frase per intera e non lasciando cessare il suo sorriso da canaglia, fingendosi sorpreso dal mio improvviso atteggiamento poco consono. Fece calare gli occhi sul mio abito, puntando il petto avvolto da un corsetto leggermente succinto in uno sguardo impuro, a tal punto da portarmi a coprirlo con le mani, o almeno provandoci nel mettermi a sistemare il fiocco. "Non penso che questo linguaggio sia così adatto a una come te, a una dama aristocratica che dovrebbe impersonare la finezza di questo..." nel silenziarsi lo guardai storta per capire quale assurdità stava pensando di sparare con quella bocca, messosi a squadrarmi dalla testa ai piedi e dandomi l'impressione stesse faticando a trovare la giusta terminologia. "Abito" la voce gli uscì fiacca, tornando a silenziarsi e portando me a sbuffare seccata. "Insomma, non sei per niente regale" stavolta lasciò prendere piede al sarcasmo.
"Hai finito di dare pareri sul mio conto?" Dal tedio la voce mi uscii pure distorta.
Non mi rispose. Al ché provò ad avanzare dopo aver fatto finire gli occhi nell'atrio alle mie spalle, ma gli sbarrai il cammino. Da dietro il suo fisico spartano entrò una leggera freschezza serale che mi fece rizzare i peli sulle braccia.
"Tu qui dentro non entri, dovresti andartene" mi impuntai contro quell'ignobile impertinente, lasciando calare il braccio al mio fianco.
"Perché? Mi bandiscono per sempre da quest'isola? Oh, aspetta" sbarrò gli occhi, fingendo di guardarsi intorno con fare spaesato. "Io non appartengo a quest'isola" e imperlò le labbra a sorriso pronto di sfida e chissenéimporta.
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𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎
Fantasy(In Revisione) Anno 1720, la fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo vole...