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Avanzai verso la riva, cercando qualche scialuppa nelle vicinanze, senza scorgere traccia nemmeno di mezzo remo; dubitai allora fosse arrivato dalle isole circostanti.
Se non era un uomo di Velvet e non era arrivato da lì, da dove diamine era sbucato?
Rimasi a fissare l'alba che indorava l'orizzonte, accogliendo con piacere la brezza estiva che mi smuoveva i capelli cremisi e mi faceva sentire una libera danzatrice in quella moltitudine di colori vivaci, che viravano dal blu chiaro al giallo arancio di un sole mattutino caldo.
La luce infastidì i miei occhi, ma colsi ogni sfumatura.
Mi godetti la vista degli altorilievi verdastri di New Providence, intuendo anche il profumo di sale elevarsi dalle onde.
Un pensiero mi tormentò durante il tragitto verso la carrozza, lasciandomi la natura idilliaca alle spalle... perché quel tizio stava cercando mio padre?
Distolsi i pensieri appena mi avvicinai a Jo, scorgendogli il volto inquieto e la smania che s'era impadronita di lui.
«Rilassati, mio padre non scoprirà nessuno di noi due» tentai di placare la sua agitazione, ma non servì a molto.
«Miss Smith...» non riuscì nemmeno a pronunciare il mio nome con calma che un singhiozzo strozzato lo bloccò dal parlare. Se la dovette prima schiarire. «Se suo padre vedrebbe cos...»
«Jo! Quante volte ti ho detto che non devi chiamarmi con modi formali, sono Liz per te» provai a zittire il suo turbamento, che però poco funzionò: il mio comportamento neutro non riuscì comunque a mitigarlo. «Mi hai vista crescere. Il vizio non lo lasci ancora dissipare» lo superai decisa a raggiungere il cavallo, riservandogli una grattatina dietro le orecchie.
Meritavano un premio anche quegli animali.
Al mio lato sentii il ticchettio dei tacchi bassi dei suoi stivali. «Suo padre ci scoprirà, mi licenzierà e rimarrò senza lavoro solo perché la sto coprendo» insisté con voce tremante.
Avrei potuto sostituirlo benissimo con qualcun altro, ma avevo bisogno dei suoi servigi specifici.
Tutto ciò mi portò a sospirare al suo continuo latrare, così smisi di lisciare il pelo del cavallo e mi voltai verso di lui.
«Jo, dovresti imparare a controllare le tue emozioni. Non accadrà nulla, conosco ogni spostamento di mio padre.» Gli posai una mano sulla spalla per rassicurarlo, scandendo ogni parola in modo da lasciargliela comprendere con chiarezza.
Strinse le labbra rivolgendomi un breve cenno, costretto a obbedire e tornando alle sue mansioni.
Nell'avvicinarsi allo sportello che fece aprire con le sue solite movenze linde, mi ritrovai a osservarlo, mortificata.
Non avrei voluto assumere atteggiamenti simili con la servitù, soprattutto con chi faceva di tutto per coprirmi. Senza quell'aiuto avrei fatto ben poco: mi permettevano di liberarmi grazie alle scappatoie che mi creavo nella mia miserabile vita. Perché lo era.
Non mi era stata concessa la libertà, quindi avevo un bisogno strenuo di cambiare qualche particolare della quotidianità, e decisi di prendermela senza l'approvazione di nessuno.
Preferii non aggiungere altro. Il poveretto era già in uno stato d'agitazione e avrei solo infierito ulteriormente nelle sue condizioni.
Mi avvicinai alla portiera con tre passi, salii i due gradini di ferro per accomodarmi sulla stoffa in broccato; sfumava dal bianco al tipico rossore delle rose, un pregio che in quell'isola pochi potevano permettersi.
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𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎
ФэнтезиAnno 1720. Fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo volere a sposarsi con u...
