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Una sorta di imbarazzo lasciò smascherare i miei sentimenti.
Lui trattenne un sorriso nel vedermi impacciata, e da quel suo modo di fare decisi fosse doveroso per me riguardarmi, così schiarii la voce arretrando di un passo.
Delle volte, Ben aveva una sorta di potere che nemmeno riuscivo a definire, la sua gentilezza era così spontanea e ingenua che sarebbe stato in grado di piegare anche il peggior burbero al mondo.
Amavo e odiavo quella parte di sé.
Mi esaminò sotto uno sguardo dolce dove ci fu un attimo di silenzio, accompagnato da qualche lieve refolo di vento.
Mi sentii presa da quegli occhi cui sembravano una distesa primaverile intrisa dei colori uniformi del fogliame e delle colline; le screziature prese a brillare nella luce del giorno mi ricordarono il legno di frassino, il più amato.
Per la prima volta, non seppi cos'altro aggiungere, se non lasciar parlare i miei sentimenti. Un miscuglio di leggerezza allo stomaco, accompagnato da qualche capogiro, fu tutto quello che avvertii.
Allungai spontaneamente la mano verso la sua stoffa, a volerne rasentare il tessuto alla ricerca di un contatto del corpo.
Scoccai un'occhiata di sottecchi, scorgendogli ancora lo sguardo languido fisso sul mio viso e attendendo qualche cenno da parte mia, che ebbe.
Con i polpastrelli sfiorai i ricami dorati, lasciandoli muovere in vari punti.
Lui restò fermo a osservare quella sorta di contatto che aggradava il suo animo tormentato dalla mia risposta.
Nemmeno mi riconobbi, vittima di un'altra me a permettergli di avvicinarsi.
Le sue palpebre tremolanti imprimevano l'incanto del mio gesto inaspettato, lasciando anche me stupefatta.
Mi ritrovai asciutta di potere e padronanza.
Quando gli vidi avvicinare i polpastrelli verso le mie dita, rasentando la calda pelle, potei giurarci che quel toccò riuscii a provocarmi un certo fremito lungo la schiena.
Fece muovere l'indice verso il basso con una lentezza tale da arrestarmi il cuore e bruciare l'anima, ma a interrompere la sintonia che si andò a creare per la prima volta fra noi due, fu proprio il cigolio di una porta che veniva aperta.
Ritrassi velocemente la mano, facendo fermare anche Ben ne voltarci simultaneamente.
Scorsi la figura del comandante Oliver Cromwell, osservarci sull'uscio della porta. «Scusate l'intrusione, non volevo arrecarvi disturbo, ma ci tenevo a informarvi di persona che la cena è servita»
Ci parve inusuale fosse stato lui a dare l'annuncio, quando vi era incaricato un domestico.
La sua voce fredda evidenziò l'atteggiamento distaccato, più del suo portamento, uno che non gli era appartenuto in quel lasso di tempo che mi era stato possibile averlo intorno; sempre così estremamente gentile e garbato nei modi.
Dopo averci scrutato, si voltò sparendo dietro l'uscio e permettendomi di dedurre ben altro, ovvero quello di avere il permesso di venirci a spiare.
«Sbaglio o... non tanto gli piaccio?» Constatò Ben, costringendomi a volgere la testa.
Sussultai in un mezzo sorriso. «A quanto pare, credo tu abbia ragione» lo risposi, facendo spaziare lo sguardo dai campi baciati dal rossore del tramonto, a lui, già a fissarmi compiaciuto.
Il mio gesto mise a tacere le sue incertezze. Infatti, così facendo, diedi a lui una speranza.
«Vogliamo rientrare?» Lo ripresi dall'aria trasognata, persa nei miei occhi. Accennò un impercettibile cenno e, sollevando una mano, mi invitò a proseguire per prima.
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𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎
FantasiaAnno 1720. Fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo volere a sposarsi con u...
