Errore

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Credevo fosse affetto
a guidare i tuoi occhi.

Credevo fosse tenerezza
a sfiorarmi le labbra.

Credevo fosse in errore
il fato mio,
quando, nel tepore di un mattino,
incrociai il tuo sorriso.

Fui io a sbagliarmi:
il mio inetto pudore,
sempre più ridicolo,
legato nuovamente
alle tremanti caviglie.

L' amaro convitto
a cui, meno furente,
partecipo divorandomi l'anima,
è ancora un crudele monito
per ogni inutile speranza.

Giaccio adesso
tra dune ghiacciate
di nuovi rimpianti,

cosciente di altri giorni andati.

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