Il mondo grigio

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Il sole illuminava gioiosamente e instancabilmente la pianura senza confini attraversata da una strada polverosa, incurante dei problemi di quelli che l'attraversavano e del mondo a cui dava luce.

Gli uccelli cantavano allegramente mentre due viaggiatori passavano afflitti accanto agli alberi da cui li osservavano incuriositi, e allo stesso tempo disinteressati. Camminavano barcollanti e con lo sguardo perso nel vuoto, ignorando qualsiasi cosa li circondasse, mentre in silenzio andavano avanti sulla strada che sembrava non avere una fine.

I loro abiti polverosi davano l'idea di essere in marcia da giorni, ma sarebbe stato da pazzi affrontare un viaggio così lungo sprovvisti di borracce e sacche per le provviste. Dovevano essere fuggitivi, o semplicemente sprovveduti.

Il tempo scorreva lentamente, tra ogni albero che sorpassavano e quello dopo sembrava che passasse un'infinità. Nonostante questo, si accorsero di essere saliti su un colle non molto alto solo quando si ritrovarono in cima ad esso e, in lontananza, avvistarono un villaggio costruito più in disparte rispetto alla strada principale.

I due viaggiatori iniziarono a discendere lungo il fianco del rilievo, ma sembravano ripugnanti all'idea di raggiungerlo in fretta e continuarono a mantenere la stessa velocità. Davano l'impressione di non averlo nemmeno visto, ma non aumentavano il passo perché stremati dal lungo viaggio fatto senza bere nemmeno un goccio d'acqua.

La distanza scemava lentamente ma in modo costante. Piano piano iniziarono a scorgere gli abitanti che si muovevano qui e là come formiche, troppo impegnati nel loro lavoro per far caso ai due che si stavano avvicinando. Furono presi in considerazione, soprattutto per la loro giovane età, solo quando entrarono nel villaggio e gli abitanti videro le loro facce sconvolte e i vestiti polverosi.

<Cos'è successo?> chiese un uomo piuttosto robusto mentre intorno a loro tre uomini armati spingevano indietro gli abitanti incuriositi, offrendo una borraccia ricavata da una zucca ai due stanchi viaggiatori.

Quello più basso lentamente alzò la testa, osservando con sguardo spento l'armatura rovinata e infine il volto corrucciato mancante di un occhio. Quell'uomo, con il suo volto coperto da piccole cicatrici, sulle prime gli fece paura, ma il tono gentile lo rassicurarono e cercò di parlare. Dalle labbra ancora screpolate però non uscì alcun suono.

<Quando siamo tornati...> mormorò con voce flebile e tremante il suo compagno, più lucido <...era vuoto> concluse dopo una breve pausa. La palpebra tenuta chiusa per coprire la mancanza dell'occhio tremolò mentre l'uomo si alzava e osservava la strada da cui erano arrivati i due.

<Non c'erano neanche cadaveri?> chiese mentre tormentava l'elsa di un coltello. Alla domanda, l'aria intorno a loro si fece pesante.

<N-no> rispose Owashi abbassando la testa.

Il volto corrucciato si rilassò un po', senza però perdere la preoccupazione manifestata attraverso il tremolio della palpebra chiusa. Rimase qualche secondo in silenzio, pensieroso, prima di rivolgersi al suo braccio destro. <Quelli di Ikuna potrebbero arrivare qui da un momento all'altro. Manda sentinelle a cavallo sulla collina e attorno al villaggio nel un raggio di un kanshi> disse girandosi poi verso il capo del villaggio.

<Non possiamo rimanere qui a lungo>. Guardò l'astro prossimo al tramontare. <Partiremo prima del sorgere sole, quindi ultimate i preparativi e andate a riposarvi>.

Il capo accennò un inchino. <Non perderemo tempo e vi saremo per sempre grati della vostra protezione>.

Il mercenario fece un cenno con la testa e lo liquidò con un gesto della mano mentre si passava l'altra sulla barba per nascondere un piccolo sorriso soddisfatto, dirigendosi poi con passo elastico verso il loro accampamento.

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