Senza riposo

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Era disteso a pancia in su, gli occhi spalancati fissi sul cielo rosso sopra di lui. Lo sentiva chiaramente: stava morendo, e a nessuno intorno a lui importava, era solo uno dei tanti caduti in battaglia.

Alzò un braccio tremante e lo puntò contro il cielo, osservando le dita pensieroso. Era un sogno, o la realtà? No, era la stessa visione che aveva già avuto due volte, la sensazione di leggerezza del corpo e della mente era la stessa, solo che questa volta i rumori, il vento e il dolore erano molto più reali.

Non ci aveva mai dato troppo peso, ma in quel momento iniziò a chiedersi se quello che vedeva non fosse il suo futuro. Aggrottò le sopracciglia. Il veleno che sentiva dentro era molto forte, la causa gli era familiare, ma non capiva perché aveva iniziato a circolargli nella mente proprio in quel momento.

Improvvisamente ebbe l'impressione di vivere di nuovo tutta la sua vita, gli eventi passarono davanti ai suoi occhi e rivisse una seconda volta tutto quello che aveva odiato. Delle lacrime salate iniziarono a rigargli le guance, mischiandosi con la sporcizia del suo volto contratto dal dolore. Erano tutti momenti pieni di sofferenza, non riusciva a ricordarsi di averli vissuti ma ne sentiva chiaramente il peso sul cuore, amplificati dal fatto che stava morendo senza che a nessuno importasse di lui.

Quindi è questo il mio futuro? si chiese mentre boccheggiava tra un singhiozzo e l'altro, tremando per la sensazione di vuoto che sentiva dentro di lui. Allora tanto vale arrendersi e morire pensò, ma fu costretto ad accantonare i suoi pensieri quando vide un'ombra sopra di lui.

<La soluzione è molto più semplice di quanto tu possa credere, devi solo lasciarti guidare e il tuo futuro sarà molto diverso da quello che hai appena visto> disse una voce, mentre la sagoma si abbassava sempre di più. Qualcosa afferrò la sua gola e iniziò a stringere. Cercò di liberarsi dalla presa, senza riuscirci.

<Smetti di resistere. Accettalo> ordinò la voce, ma era subentrato l'istino di sopravvivenza e Kisuke non lo ascoltava più. Si dibatteva, cercava di afferrare la mano invisibile e, se avesse avuto il fiato, avrebbe anche gridato.

Curioso, qualche secondo prima era convinto di arrendersi, ma ora che le braccia della morte lo stavano avvolgendo il desiderio di vivere era tornato in lui. Ma era troppo tardi. L'aria gli mancava e la vista iniziò ad offuscarsi. Se è solo un sogno, perché ho paura di morire? si chiese mentre scivolava nel buio.

Kisuke spalancò gli occhi, la presa sul collo e la sensazione di soffocamento continuavano a persistere. Il cuore mancò un battito quando vide un volto infantile con la bocca e gli occhi cuciti piegato su di lui, le labbra increspate in un sorriso doloroso.

D'istinto tirò un pugno al bambino. Per la sorpresa del colpo, la stretta intorno al collo si alleggerì e per un attimo Kisuke riuscì a respirare. Ma la presa si strinse, privandolo nuovamente dell'aria che tanto bramava. Sentiva ancora l'odio della visione dentro di sé e lo incanalò tutto in un secondo pugno.

Il volto del bambino si deformò per la forza del colpo, facendolo rotolare nella neve. Si fermò solo quando andò a sbattere contro un albero.

Delle risatine accompagnarono il gesto di Kisuke mentre questo, tossendo, si asciugava un rivolo di saliva che gli usciva dalle labbra secche. La testa gli pesava e tutto intorno a lui era confuso, ma sentiva chiaramente che doveva alzarsi, altrimenti sarebbe morto.

Con difficolta si mise in piedi e con passo incerto iniziò a camminare. La vista era sfuocata e vedeva intorno a lui delle piccole sagome nere, sugli alberi oppure dietro questi, che ridevano e sussurravano parole senza senso.

Le ignorò e cerco di andare avanti, ma inciampò in un ramo e si trovò con la faccia nella neve. Gli sghignazzi si fecero più forti mentre dei bastoni iniziavano a punzecchiarlo, ma il fresco del terreno freddo e umido aveva spazzato via parte della nebbia nella sua mente. Sentì la rabbia crescergli dentro per il fastidio provocato da quei piccoli esseri. Infuriato si rialzò rapidamente in piedi e barcollando iniziò a sferrare calci e pugni a destra e manca.

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