La luce entrava attraverso i buchi della vecchia tenda per arrivare agli occhi stanchi e rossi di Kisuke, rimasto sveglio insieme ad Owashi per l'ennesima notte di fila. In quei giorni di cui avevano perso il conto erano stati costretti a camminare un bel po', rendendo la stanchezza fisica e mentale ancora più pesante.
Pensare a qualcosa era difficile e ragionare richiedeva un grande sforzo. Spesso si ritrovavano a fare cose senza esserne coscienti. La cosa era piuttosto strana, sia per Joyo che per gli altri compagni di viaggio, perché non le sembravano solo comuni sintomi di stanchezza e, preoccupata, aveva deciso di chiamare uno dei tanti medici della città.
Questi, ascoltato quello che la donna sapeva su di loro, aveva concluso che era colpa del trauma che avevano passato; si era poi scusato dicendo che non era molto esperto in questo genere di cose e l'unico buon consiglio che aveva era quello di dar loro del tempo per digerire la cosa. Oppure chiamare un cacciatore di spiriti, se riusciva a trovarne uno.
La pancia gli brontolò. In quei giorni mangiavano parecchio. Secondo il dottore perché essendo stanchi avevano bisogno di molte più energie, e Joyo era preoccupata perché il pane era diventato piuttosto costoso. I pochi soldi che aveva, se non trovava un lavoro al più presto, presto sarebbero finiti. Le sue scarse conoscenze sull'agricoltura le erano completamente inutili e l'unica cosa in cui aveva esperienza la disgustava, anche se sapeva che non sarebbe riuscita ad evitarlo ancora per molto.
Owashi si mise a sedere, si guardò intorno convinto che Kisuke fosse uscito, e invece vide che era sdraiato accanto a lui sul giaciglio di paglia. Si passò la mano sulla fronte e il ricordo di Nami lo fece gemere. Il senso di colpa superava il dolore per il rapimento dei suoi genitori, dopotutto era convinto che fossero ancora nel mondo dei vivi e quel poco gli bastava. Ma il pensiero che quell'incidente poteva essere evitato con un semplice "no" continuava a martellargli nella testa senza dargli tregua e non capiva cosa dovesse fare per attenuare quei sentimenti.
L'impressione di sentire dei mormorii lo fece risvegliare dallo stato di trance in cui era caduto e si guardò intorno, ma non riuscì ad identificare la provenienza dei sussurri. Cercò di concentrarsi per afferrare qualche parola, ma sembravano essere parole senza senso. Con la coda dell'occhio vide qualcosa, come un'ombra nera, che lo distrasse dalle parole. Si guardò intorno, ma la cosa continuava a sfuggire al suo sguardo; sembrava che girasse insieme alla sua testa.
<Cosa stai facendo, Owashi?> chiese Kisuke stancamente, un mormorio flebile.
<Non lo so> rispose l'amico e, distratto da questo, si dimenticò dell'ombra nera. A fatica si mise in piedi e uscì all'aria aperta, socchiudendo gli occhi per la differenza di luminosità. Con sguardo vacuo si guardò intorno. Kisuke uscì pochi attimi dopo.
Erano accampati all'interno delle mura, ai piedi di una collina sulla quale sorgeva un tempio, ed erano circondati da case multicolore dai tetti curvi, molto diverse da quelle a cui era abituato. I suoi occhi vagarono senza meta per qualche secondo prima di posarsi su un manipolo di soldati.
Tenevano in mezzo a loro un gruppo di donne e uomini incatenati e si stavano facendo strada tra la folla, spingendo via con i bastoni e gli scudi quelli che si avvicinavano troppo. Erano diretti al luogo di esecuzione, fuori dalle mura della città, dove avrebbero crocifisso quelle spie di Ikuna.
Il giorno prima un gruppo di estremisti era riuscito a mettere le mani su un gruppo di prigionieri: li avevano linciati senza pensarci due volte. Non si erano preoccupati dei più piccoli, troppo grande era il loro odio per quelli che avevano tradito il paese; uno dei crimini più gravi che vedeva la morte come unica pena. Ma nonostante ciò non era permesso al popolo di farsi giustizia da soli, a quello ci pensavano gli ufficiali, perciò erano considerati a loro volta dei criminali.
STAI LEGGENDO
Grey World
FantasyIn una giornata nevosa un vecchio mette tra le mani di Kisuke un acchiappasogni, simbolo dei guerrieri di un popolo ormai estinto, invitandolo a inseguire il sogno di diventare un eroe e restituirgli l'oggetto quando questo avrà una storia da raccon...