Lui sente la paura

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La ragazza camminava davanti a lui con passo veloce e silenzioso nella neve sempre più alta, stando attenta che Kisuke non rimanesse troppo indietro. Anche se non dava a vederlo, era nervosa. La causa non era una certezza, forse solo una paranoia, ma in ogni caso non avrebbe abbassato la guardia.

Kisuke, intimorito dall'improvviso cambio d'umore e dalle bende rese ancora più inquietanti dall'ambiente in cui si trovavano, la seguiva.

Ora che era dietro di lei aveva modo di osservarla più attentamente, rimanendo perplesso dai pantaloni neri che aveva visto solo indosso agli uomini. Spostando poi lo sguardo sulla tunica grigio scuro si soffermò sul cinturone a cui erano attaccati dei borsellini, il cui contenuto era per lui fonte di curiosità. Ma non si lasciò distrarre da questi, e i suoi occhi subito ritornarono sui pantaloni.

Che la ragazza in realtà... non fosse una ragazza? La voce forse mancava di un'intonazione dolce e limpida, ma era femminile. Anche osservandone la figura, magari non particolarmente graziosa, arrivava a quella conclusione. Oppure...

Spalancò le palpebre e batté il pugno contro il palmo della mano, improvvisamente illuminato su quel mistero. Oppure veniva da un altro paese dove i pantaloni venivano indossati anche dalle donne, forse da Vauhjall o Laetia, gli unici paesi che aveva sentito nelle storie di suo nonno.

<Da dove vieni?> chiese mentre con una mano cercava di allargare la fascia troppo stretta intorno alla ferita.

Questa si fermò, una piccola nuvola di vapore uscì da sotto le bende. <Ti sembra una domanda da fare in questo momento?> rispose a denti stretti, lasciandolo interdetto.

<Ehm... io...> cercò di articolare una frase, senza però sapere bene come fronteggiare la dura risposta.

<Forse non hai capito bene, ma qui entrambi rischiamo di morire. Anche se non puoi sentire dolore non vuol dire che sei in un sogno> continuò la compagna senza lasciargli il tempo di rispondere. <E non essere così rilassato solo perché ora non sei più solo, se la mia vita fosse in pericolo non ci penserei due volte a lasciarti indietro non mi sacrificherò di certo per garantire la tua sopravvivenza>.

Kisuke, impietrito, rimase immobile mentre lei gli riversava addosso quel fiume di parole senza nemmeno fermarsi per riprendere fiato. Teso e senza sapere cosa fare, osservò come respirava affannosamente, le bende che si alzavano e abbassavano ad ogni respiro finché, quando si calmò, rimasero ferme e le piccole nuvolette bianche ripresero ad uscire con un ritmo più calmo.

<Cerca di non pensare a niente, fallo solo prima di parlare, e stai sempre teso e attento all'ambiente che ti circonda. Qui non sei né adulto né bambino, ma vista l'età che hai il lato infantile tenderà a dominare su quello maturo nei momenti in cui la tua mente è calma e rilassata> disse con un tono gentile ma forzato mentre scrutava con sguardo freddo Kisuke, soffermandosi di nuovo ad osservare per qualche secondo l'occhio leggermente più arrossato. <Hai capito?>

<S-sì, s-scusa> balbettò il ragazzino accennando un inchino in avanti, ma fu fermato da una mano sulla spalla. Per qualche secondo cadde un silenzio carico di una tensione che non fece altro che aumentare la sua preoccupazione.

<Scuse accettate> rispose la ragazza scherzosamente. Data la situazione, quel cambio di tono lasciò Kisuke perplesso. Senza togliere la mano dalla sua spalla questa alzò la testa verso il cielo, osservando i fiocchi di neve cadere calmi e leggiadri, ricoprendo ogni cosa di un bianco candore.

Kisuke però guardò lei, rendendosi conto che sembrava essere più rilassata rispetto a quando si erano messi in marcia, come se l'inquietudine che l'attanagliava si fosse dissolta.

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