L'attesa finisce

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La Ragazza rimase a guardarlo in silenzio. Non era un nome nuovo, e arcuò le sopracciglia quando riuscì a percepire un collegamento con la persona che sentiva che la stava aspettando. Cercò di dargli un volto, ma si rese conto che l'uomo davanti a lei non ne aveva uno. Se alle altre figure sfuocate e ombrose presenti nella sua mente riusciva con grande sforzo a dare una forma, lasciandola frustrata ogni volta che falliva nel richiamare con precisione la persona in questione, l'unica cosa che la sua memoria rievocava su quell'individuo era una maschera. Oggetto che però in quel momento non stava indossando.

Le ginocchia di Kael si piegarono fino quando fu all'altezza del suo viso, mantenendo però una certa distanza da lei. <Dov'è l'altro ragazzino?>

Sorpresa per quella domanda dall' intonazione vagamente inquisitoria, socchiuse le palpebre e piegò la testa in avanti. <Scusa?> chiese in tono sommesso, mentre la sua mente intorpidita iniziava a riprendersi dal brusco risveglio.

<Hm, credo si chiamasse Owashi> rispose l'altro massaggiandosi il mento piuttosto pallido. O forse era così bianco per colpa della luce lunare.

Lei sbatté le palpebre, l'occhio vagò per qualche secondo nel vuoto. I ricordi del Limbo in parte si sgarbugliarono, permettendole di richiamare alla memoria alcuni vaghi dettagli. Sussultò. Gli ultimi eventi accaduti prima del buio totale riaffiorarono e lanciò uno sguardo tra il sorpreso e il confuso a Kisuke. <Non...> iniziò, senza sapere bene come continuare. Non riusciva a dirlo, ad ogni tentativo le parole le morivano in gola. Per qualche motivo era sorpresa del fatto che quel Owashi non ci fosse più, ma non riusciva a inquadrare il motivo per cui era così sconcertata. <È... è morto> disse dopo qualche secondo, ma quelle parole continuarono a suonarle surreali.

<Hm, peccato rispose Kael, e dal tono di voce sembrava seccato. <Ma, siccome è morto, immagino quindi che Kisuke sia quello della profezia> continuò dopo essersi massaggiato il mento per qualche secondo, ma la Ragazza sentì chiaramente che neanche lui era convinto di quello che aveva detto. L'uomo si tirò di più il cappuccio sul volto e schioccò le dita della mano destra. <Bah, affronteremo meglio il problema quando saremo di nuovo liberi. Per il momento è meglio concentrarsi su quelli più urgenti>.

<Non è Kisuke quello della profezia> disse lei di colpo, facendo cadere il silenzio nella cella.

Kael iniziò a dondolare avanti e indietro la testa, come per valutare la cosa.

La Ragazza strinse forte le ginocchia contro il petto e rimase ad osservarlo senza dire niente. Si era aspettata una reazione più violenta, sorpresa, quindi era perplessa dalla calma dell'uomo; era come se la cosa non lo cogliesse di impreparato, come se fosse una possibilità già valutata. Avrebbe voluto fargli tante domande, ma siccome l'intenzione di dissipare i suoi dubbi non sembrava ricadere negli obbiettivi di Kael, continuò a mantenere il silenzio carico d'attesa.

Era una calma strana e inaspettata, ma questa poteva essere solo una sua impressione, non era molto brava a leggere l'atmosfera. Le palpebre si fecero sempre più pesanti perciò le chiuse, anche se non aveva l'intenzione di dormire. Ma aveva sottovalutato la sua stanchezza e senza accorgersene scivolò in un freddo dormiveglia.

Senza sapere bene quanto tempo fosse passato, all'improvviso sobbalzò. Una voce aveva fatto breccia nel silenzio e, cogliendola di sorpresa, aprì gli occhi e drizzò la schiena. <Come ho detto prima, abbiamo cose più urgenti ora. Di questo ne riparleremo più tardi> disse Kael mentre con passi felpati faceva avanti e indietro nella piccola stanza.

Il suo modo di camminare silenzioso fu la prima cosa su cui la mente annebbiata e confusa si concentrò: non era semplice farlo con gli stivali. Aggrottò le sopracciglia e scosse leggermente la testa, chiedendosi perché fosse stata incuriosita da quel dettaglio. Alzò lo sguardo sulla figura scura che continuava a muoversi, aspettando che riprendesse a parlare.

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