La luna piena era alta nel cielo scuro e illuminava debolmente le case abbandonate del villaggio avvolto nel silenzio. Una sottile nebbia saliva dai campi, strisciando bassa tra le abitazioni e cadaveri sanguinanti; sangue che, come se lo stesse assorbendo, donava alla foschia un colore sempre più cremisi.
Nei panni dei fantasmi degli abitanti che non c'erano più, delle sagome danzavano leggiadre nel velo grigio e si rincorrevano piene di allegria, facendo echeggiare le loro risate cristalline tra le case vuote. Alcune bisbigliavano strane parole, altre improvvisamente scomparivano e altre ancora si assottigliavano fino a diventare tutt'uno con la nebbia.
Di tanto in tanto, figure somiglianti a scheletri facevano la loro comparsa, solo per svanire al passaggio di una sagoma più alta e oscura delle altre che barcollava alla ricerca di qualcosa. A differenza delle altre, non sembrava essere un'allucinazione. La polvere si spostava sotto il suo passo scricchiolante, come se le ossa si spezzassero ad ogni movimento che faceva, e la nebbia le ondeggiava intorno al suo passaggio.
Osservava con i suoi occhi rossi ogni cadavere e casa accanto a cui passava, sussurrando con toni diversi parole incomprensibili. Sembrava che stesse cercando di imitare diverse voci umane, ma con una nota distorta e metallica nel tono. Improvvisamente si fermò. Piegò il busto in direzione di un'abitazione e sembrò rimanere in ascolto, gli occhi puntati sulla soffitta; dopo qualche secondo, riprese la sua cigolante marcia, permettendo così all'uomo nel solaio della casa opposta, nascosto tra alcune balle di fieno, di riprendere a respirare.
La fronte madida di sudore, le guance impolverate rigate da lacrime ora asciutte, sedeva tremante. La pallida luce lunare che entrava dall'abbaino illuminava debolmente il suo volto giovane e sfigurato dalla paura, un viso dai tratti dimenticabili.
Abbracciato al fodero della spada, pregava come mai aveva fatto in vita sua. Chiedeva perdono al suo dio per tutte le volte che l'aveva maledetto e insultato e per tutti i peccati commessi. Ma più di tutto lo implorava di salvarlo, promettendo di dedicargli la sua misera vita e abbandonare ogni forma di piacere per seguire i suoi insegnamenti.
Uno scricchiolio lo fece sobbalzare e per qualche secondo non pensò più a niente, solo per poi riprendere a pregare con più ardore quando si rese conto che la porta di sotto, lentamente, si stava aprendo. Era lì, e non riusciva a smettere di tremare.
Il panico attraversò i suoi nervi tesi quando un colpo secco rimbombò nella casa e non riuscì a trattenere un leggerissimo grido di sorpresa. Silenzio. Poi gli scricchiolii ripresero, accompagnati dai tonfi di passi pesanti sul legno.
Alzò la testa al soffitto, i battiti del cuore diventavano sempre più veloci mentre attendeva la morte che si muoveva nella stanza di sotto. Improvvisamente la casa fu avvolta da un profondo silenzio, e l'uomo sollevato immaginò che quella quiete indicasse che la cosa, soddisfatta dalla breve ispezione, era uscita dalla casa.
E poi un lungo, interminabile cigolio arrivò alle sue orecchie, facendo crollare ogni speranza. Con una mano si afferrò il petto, stringendo tra le dita la maglia. La cosa aveva trovato le scale.
<Dove sei, Santo Signore?> mormorò mentre i gradini, uno dopo l'altro, gemevano. Aspettava impotente, lacrime salate gli bagnavano le guance, perché troppo terrorizzato da quello che si stava avvicinando.
Gli scricchiolii si interruppero, e l'uomo rimase in attesa con il fiato sospeso. Poteva sentire i battiti del suo cuore, ma anche il respiro ansimante e raschioso della cosa. Sembrava un'imitazione, come se stesse mimando il suo. Poi questa smise di respirare.
Percependo che stava per accadere qualcosa, lentamente, tirò fuori la spada, anche se in fondo al suo cuore tremante sapeva che sarebbe stato inutile. Da sotto la fessura della porta la nebbia iniziò ad avviluppare la stanza e, come guidata da una forza invisibile, questa iniziò ad aprirsi.
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Grey World
FantasyIn una giornata nevosa un vecchio mette tra le mani di Kisuke un acchiappasogni, simbolo dei guerrieri di un popolo ormai estinto, invitandolo a inseguire il sogno di diventare un eroe e restituirgli l'oggetto quando questo avrà una storia da raccon...