Arriva

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Era passato qualche giorno dall'avventura nel bosco quando, attirando la curiosità degli abitanti, nel villaggio fece il suo ingresso un gruppo di persone armate. Accompagnavano un carro colorato trainato da due cavalli, ma li sguardi non erano indirizzati a questo.

La parte bassa del volto di alcuni di quegli uomini era coperta da pezzi di maschere o bandane, conferendo loro un aspetto alquanto misterioso e sinistro; aspetto non di certo migliorato dalle loro armature malmesse, piene in più punti di buchi e macchie di sangue. Alcune erano addirittura incomplete, mancando degli spallacci oppure delle parti che coprivano le gambe e le braccia.

La maggior parte di loro era armata di katane, in quel momento legate alle selle dei cavalli per essere più comodi, ma alcuni di loro erano dotati di lunghi archi; armi di certo in condizioni migliori delle armature.

I guerrieri cavalcavano dei destrieri robusti ma stanchi, come si poteva dedurre dal loro passo pigro e la schiuma intorno alla bocca. Sembravano in tutto per tutto, i volti coperti e lo stato dell'equipaggiamento, dei banditi. L'accoglienza che però gli abitanti li riservarono diceva il contrario, che la loro sciatta apparenza era solo fumo negli occhi.

Kisuke stava portando due secchi d'acqua, ma si fermò ad osservare con occhi indagatori e curiosi i nuovi arrivati. Il loro aspetto, come si poteva ben constatare da una sola occhiata, non era dei migliori, ma i loro volti erano cordiali. Mentre scendevano dai cavalli salutavano gli abitanti, i quali chiedevano notizie sullo stato delle cose nel feudo e nell'impero, informazioni che raramente passavano da quelle parti.

Quello che sembrava essere il loro capo, un uomo che indossava un elmo con una mezzaluna dalla punta spezzata sulla fronte e un'armatura in uno stato migliore delle altre, calmò la folla con un gesto della mano mentre scendeva dal cavallo.

Prevedendo che avrebbe parlato di cose interessanti, Kisuke cercò di sbrigarsi a riportare i secchi d'acqua a casa senza rovesciarne troppa. Quando arrivò alla sua abitazione, però, ne aveva già persa un quarto. La madre provò a sgridarlo, ma il ragazzino era già uscito e la donna si limitò a scuotere la testa e borbottare qualcosa prima di tornare alle sue faccende.

<Il signor Shiguchi?> chiese un vecchio contadino all'uomo massiccio che comandava il manipolo di soldati, un veterano dal volto segnato da cicatrici e rughe espressive, mentre questi si toglieva l'elmo e si sedeva sul gradino di pietra di una casa. I capelli erano tagliato corti ed era difficile dire di che colore fossero. Neri, o forse marroni.

Alla domanda l'uomo, il braccio destro del feudatario, rimase qualche attimo in silenzio, come per soppesare la domanda e la risposta. <Questa volta non ha diretto lui la missione perché l'imperatore ha richiesto la sua presenza a Teikuto> rispose con voce dura e fredda, che si addiceva al suo aspetto, mentre Kisuke cercava di farsi strada tra gli altri per riuscire a sentire meglio. <Tutti i feudatari sono chiamati alla capitale per decidersi sul da farsi nella campagna contro i Vauhjall. Quest'anno a quanto pare hanno deciso di provare a riprendersi i territori persi nella guerra di trent'anni fa> disse, fermandosi per qualche secondo. <Non sono più scaramucce lungo il confine. Sembra proprio che con la fine dell'anno del Sole Nero siano determinati a penetrare nel nostro territorio. Hanno già conquistato le fortezze sulle montagne> concluse l'uomo, sforzandosi di sorridere mentre appoggiava la mano grande e ruvida sulla testa di un bambino che si era avvicinato.

<Ci sarà una grande guerra come all'epoca dell'imperatore Kansu?> chiese un anziano, uno dei pochi che si ricordasse di quel lungo e sanguinoso conflitto durato nove anni.

In quella guerra erano riusciti a impossessarsi di molti territori di quel feroce popolo considerato barbaro, respingendoli dietro le montagne che abbracciavano quasi tutto il continente da Nord, lasciando loro solo le coste e le isole circostanti. Da allora, stremati dalla guerra, c'erano state solo scaramucce lungo il confine ma nessun conflitto che mirasse a ricominciare quello che avevano lasciato in sospeso.

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