La Ragazza appoggiò i piedi su un ramo e si diede una spinta verso il tronco più vicino, che usò poi come base per lanciarsi verso il prossimo. La mente era vuota, l'occhio continuava a scattare in ogni direzione in cerca del prossimo albero, valutando in pochi attimi il percorso migliore. Era un modo di spostarsi adatto alle vie strette della città, ma siccome lì i rami degli alberi erano pochi e privi di foglie era possibile eseguirlo. Ci volevano anni per sviluppare la giusta resistenza e visione delle cose, non poche volte infatti rischiò di cadere perché aveva poggiato male un piede o calcolato male la traiettoria. Aveva ancora molto da imparare.
Strinse tra le dita il pugnale e senza fermare la sua corsa lasciò un segno sulla corteccia, seguito da un altro sull'albero dopo.
Socchiuse l'occhio. Se Kisuke avesse saputo muoversi come lei, sicuramente sarebbe sopravvissuto. Si augurò che il mix di hares e alcool gli avesse restituito abbastanza forze, ma anche confuso cosicché il suo lato maturo prevalesse su quello infantile.
Strinse i denti. Senza allenamento era difficile svuotare la mente e lasciare che il corpo si muovesse da solo. Avrebbe dovuto dargli quel miscuglio fin dall'inizio.
Imprecò quando per poco non cadde da un ramo per l'irruenza con cui aveva poggiato il piede.
Inizialmente aveva pianificato di tenersi per lei quel mix, nel caso ci fossero state complicazioni: il maestro le aveva sottolineato chiaramente che la sua sicurezza veniva al primo posto. Quando però l'aveva visto in quelle condizioni non aveva avuto il cuore di pensare a sé stessa.
Appoggiò i piedi su un tronco, ma improvvisamente scivolò e cadde di faccia nella neve. Sbuffando si alzò sulle braccia, osservando attentamente gli alberi. Immersa nei suoi pensieri non si era accorta che fossero più secchi e ossuti, dando l'impressione sia per il colore che la forma che originassero da scheletri dimenticati.
Si pulì dalla neve e si rimise in piedi. Trovare il secondo ragazzino era come cercare un ago in un pagliaio. Anzi no, un ago in un deserto di sabbia. L'unica possibilità che aveva era percepirlo grazie all'occhio alchemico sulla fronte, una precauzione che si era fatta dopo l'incontro con lo sciamano. Avendo però un raggio piuttosto limitato le toccava girare a vuoto nella speranza che sarebbe riuscita a percepirlo casualmente.
Chiuse gli occhi e concentrò l'hares nella fronte, ma sentì un vuoto nello stomaco quando intorno a lei percepì solo creature che vagavano senza meta tra gli alberi. Niente che si potesse definire umano. Deglutì e passò qualche momento a riacquistare la sua disinvoltura prima di rimettersi a saltare di tronco in tronco e di ramo in ramo.
Nessuno sapeva quanto fosse grande quel posto, l'unica certezza era quella di andare nella direzione opposta alla Pianura Infinita, ovvero verso il centro della foresta. Era lì che si trovava l'uscita.
L'immagine dell'essere che l'aveva uccisa improvvisamente si materializzò nella sua mente, obbligandola a fermarsi per non commettere errori. Nella sua corsa sfrenata di qualche... ora prima, forse, senza preavviso quella creatura ossuta le si era parata davanti. Aveva provato a schivarla, ma questa era risuscita a indovinare la sua traiettoria e le aveva trapassato il petto con una vecchia spada scheggiata. Per fortuna non era arrugginita pensò, cercando di scacciare quel ricordo. La malattia della ruggine era incurabile e lei sarebbe stata spacciata. Scosse la testa nel tentativo di spostare i suoi pensieri sul ragazzino che stava cercando, iniziando a chiedersi come se la stesse passando.
Sentì una pressione sulla fronte e accantonò in un angolo ogni pensiero che aveva in testa, concentrandosi sull'ostacolo che era davanti a lei. Saggia per l'esperienza passata cercò il ramo più alto e si fermò per aspettare che la creatura passasse sotto di lei. I muscoli tesi come le corde di un arco le provocarono un leggero tremolio alle gambe mentre, con il cuore in gola, aspettava che la cosa facesse la sua comparsa.
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Grey World
FantasiIn una giornata nevosa un vecchio mette tra le mani di Kisuke un acchiappasogni, simbolo dei guerrieri di un popolo ormai estinto, invitandolo a inseguire il sogno di diventare un eroe e restituirgli l'oggetto quando questo avrà una storia da raccon...