Le fiamme divampano

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<Non pensare che non verrà a costarti niente> disse freddamente un uomo che si era stagliato davanti alla porta. Indossava un cappuccio stretto intorno alla testa da una fascia affinché non scivolasse e il volto coperto da una maschera di stoffa. Un secondo, vestito allo stesso modo, entrò nella cella e fece per alzare la Ragazza, ma questa lo respinse e appoggiandosi al muro si mise in piedi. Quei giorni passati quasi sempre nella stessa posizione si facevano sentire, ma testardamente voleva farcela da sola.

<Certo, certo> sospirò Kael mentre usciva nel corridoio fiocamente illuminato da una lanterna incassata nel muro. L'uomo che aveva parlato entrò nella cella e senza troppa fatica alzò e mise Kisuke sulla spalla destra. Sulla schiena portava una grossa spada, alta quasi quanto lui, e la mente della Ragazza proiettò davanti ai suoi occhi l'immagine di un individuo con i capelli bianchi. Quello doveva essere l'uomo che Kael stava aspettando, Nonairu, e si meravigliò di essersi riuscita a ricordare il nome.

Barcollando fece qualche passo in avanti, ma senza badare ai suoi gesti di protesta l'uomo che aveva cercato di aiutarla si passò il suo braccio dietro il collo e la trascinò fuori dalla cella. Abituata alla semioscurità, la luce della piccola lampada di fronte a lei la accecò per qualche secondo.

Quando riuscì a mettere a fuoco lo stretto corridoio vide le donne, i bambini e gli uomini rinchiusi nelle due celle prima della loro correre verso l'uscita calpestando i corpi senza vita delle guardie; quelli ancora prigionieri invece battevano i pugni contro le porte e piangevano chiedendo di essere liberati. Ma continuarono a sbucciarsi le nocche e rompersi le unghie contro le porte di legno, abbandonati al loro destino sia dai fuggitivi che dal gruppo vestito di nero.

Avrebbe voluto ribattere, ma prima che ne avesse il tempo fu trascinata fuori dal blocco delle celle in un corridoio buio. Stava ancora pensando alle persone che avevano lasciato indietro quando raggiunsero due uomini che aspettavano mimetizzati con l'oscurità. Dalle lampade fino a poco prima accese saliva un filo di fumo che la fece tossicchiare.

<Libero> mormorò uno di loro e a un cenno dell'uomo con lo spadone scomparvero nel corridoio. Dopo un attimo di pausa, in cui l'individuo che la sosteneva migliorò la presa intorno alla sua vita e Nonairu passava a Kael una cintura e una maschera con il becco, ripresero a percorrere il corridoio. In lontananza, come ululati di fantasmi, rimbombavano da una parete all'altra le grida di paura e dolore dei prigionieri che venivano catturati e di quelli ancora nelle celle.

Per quello che probabilmente fu un minuto continuarono a percorrere quel andito, stranamente privo di porte, e mentre si riabituava al buio inquadrò meglio il gruppo. Erano in quattro, due che aprivano la strada, con Nonairu subito dopo, e l'uomo che la sosteneva. Contando poi anche quelli che li precedevano, il numero saliva a sei.

Lo sguardo si soffermò su uno di quelli più avanti, che portava i foderi di due corte katane dietro la vita, e dai capelli legati in una coda a cavallo e la figura più sottile dedusse che era una donna.

Improvvisamente questa alzò il braccio e l'intero gruppo si fermò. La Ragazza allungò il collo. L' occhio si era completamente riabituato al buio e nella penombra vide che i due uomini in avanscoperta si trovavano a una decina di passi da loro e stavano gesticolando qualcosa. Si morse il labbro inferiore. Avrebbe tanto voluto conoscere il significato di quei gesti. Dopo qualche secondo passato immobile, Nonairu rispose con dei segni veloci e i due scomparvero nuovamente nell'oscurità.

<Più avanti le guardie hanno bloccato le scale, sembrano essere dei mercenari> mormorò Kael, rivolgendosi a lei. <Stai attenta a non farti ferire>.

La Ragazza annuì, cercando di controllare il respiro affannoso così da calmare i rapidi battiti del cuore. Il gruppo riprese a camminare e notò che da dietro un angolo in cui il corridoio svoltava a sinistra arrivava la fioca luce delle lampade. All'improvviso uno scoppio rimbombò nel corridoio, facendola sobbalzare, seguito subito dopo da grida di sorpresa, allarme e i rumori di una violenta colluttazione. Uno straziante grido di dolore le fece accapponare la pelle, osservando poi una nuvoletta di fumo soffocare la luce. Al suo naso arrivò uno strano odore pungente e si lasciò sfuggire un timido etciù. Corrugò la fronte e smise un attimo di respirare. No, non si sbagliava: ogni rumore era cessato, ma così bruscamente che l'avevano portata a chiedersi se per colpa dello starnuto fosse diventata sorda.

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