In un paesaggio grigio e desolato la neve danzava leggiadra nell'aria come sabbia spinta dal vento, coprendo ogni cosa con un nuovo e sottile strato bianco.
Nessun rumore riecheggiava nel silenzio opprimente, ma improvvisamente il malinconico gracchiare dei corvi disturbò la quiete. Al riparo sotto i rami dei sempreverdi, innalzavano al cielo quel triste canto che rendeva più triste e squallida la pianura tagliata a metà da una strada che si perdeva nell'aria grigia. Su questa, a fatica, si muoveva una persona solitaria. In quel momento era l'unico a percorrerla, sotto gli occhi incuriositi degli uccelli neri e qualche piccolo animale.
Aveva un grosso fardello in spalla e avanzava nella neve profonda fino alle ginocchia con difficoltà, ma senza perdersi d'animo. Era un anziano, la barba ghiacciata, imbacuccato in abiti pesanti e logori. Dalle sue labbra screpolate, a intervalli regolari, usciva del vapore che si disperdeva nell'aria fredda. Lo sguardo spento rivolto verso il basso era immerso in pensieri e ricordi.
Passo dopo passo, con i pesanti calzari rigidi e congelati, continuava il suo viaggio senza preoccuparsi del freddo pungente, del vento che sferzandogli il volto gli tempestava il viso di mille aghi e della fatica che faceva nel trasportare il peso sulla schiena. Era talmente immerso in quei suoi pensieri da nemmeno accorgersi che lentamente si stava avvicinando a un piccolo villaggio.
Classiche case di campagna dai tetti spioventi appartenenti a contadini, dotate di finestre non troppo grandi per non disperdere il calore e alti camini sui lati da cui uscivano grigie nuvolette di fumo. Il vento gli portò alle orecchie il flebile muggire delle mucche che, dalle stalle costruite sul retro delle case con i loro corpi contribuivano un po' al riscaldamento delle case.
L'anziano però continuò a camminare a testa bassa, senza accorgersi del villaggio se non quando si fermò perché qualcosa, o meglio dire qualcuno, gli bloccava la strada. Alzò lentamente lo sguardo e notò un bambino. Tutto imbacuccato per proteggersi dal freddo, teneva tra le mani teneva una tazza di legno da cui si alzava un sottile filo di vapore. Il ragazzino lo osservò per qualche secondo con gli occhi spalancati, incuriosito dal suo aspetto poco curato, prima di porgergli il bicchiere.
Le labbra dell'anziano, intirizzite e secche, si piegarono lentamente in un sorriso.
Aprì la bocca per parlare, ma uscì solo un rumore rauco di catarro. Si schiarì la gola e, probabilmente la prima volta in molti giorni, parlò.
<Grazie> disse mentre prendeva tra le mani la tazza. Riusciva a percepirne il calore anche attraverso i guanti logori e rigidi per il gelo, tenendola stretta per qualche secondo così da riscaldarsi. Portò poi il bicchiere alle labbra e bevve da essa lunghi e lenti sorsi, staccandole dal bordo solo quando fu vuoto. Le gota pallide dell'uomo iniziarono a riacquistare il loro colore roseo e il suo volto sembro rilassarsi.<Come ti chiami?> chiese l'anziano mentre restituiva la tazza al ragazzino.
<Kisuke> fu la risposta pronta da parte del bambino che, presa il bicchiere, iniziò a scrutare l'uomo con curiosità più intensa di prima. Probabilmente si stava chiedendo da dove venisse e chi fosse per essere così impavido da viaggiare con quel tempo.
<Kisuke...> ripeté l'anziano, come se stesse cercando di memorizzarlo. Dolcemente, appoggiò la mano sulla testa del ragazzino>
<E lei, signore? Come si chiama?>
L'uomo spostò lo sguardo dal bambino sulle lontane montagne e rimase così per qualche secondo prima di rispondere. <Otoko Yume, ma alcuni mi chiamano "L'uomo dei sogni"> disse senza distogliere gli occhi dai monti innevati.
Calò il silenzio, durante il quale il vecchio continuò a scrutare il paesaggio e il bambino il vecchio.
<Qual'è il tuo sogno, Kisuke?> chiese, di punto in bianco.
<Il mio sogno?> mormorò sorpreso Kisuke, fissando con sguardo interrogativo quello che per l'età che dimostrava avrebbe potuto benissimo essere suo nonno.
<Il tuo obbiettivo per quando sarai grande> sorrise l'anziano, tossicchiando leggermente dopo aver parlato, facendo uscire piccole nuvolette di vapore.
Il bambino si mise la mano sotto il mento, pensieroso. Nell'osservare la faccia seria e un po' corrucciata che stava cercando una risposta, l'uomo allargò ancora di più il suo sorriso.
Dopo qualche secondo, il volto di questo si illuminò e il vecchio capì che l'aveva trovata. Allegro, Kisuke rispose tutto d'un fiato. <Voglio diventare uno di quegli eroi di cui ho sentito parlare nelle leggende che mio nonno ci racconta quando andiamo a dormire>.
L'anziano, che aveva già sentito quella risposta decine se non centinaia di volte nella sua vita, aprì la bocca per parlare ma cambiò subito idea e la richiuse. Per un attimo sembrò un po' combattuto in qualche scelta, ma alla fine sembrò prendere una decisione. <Per un sogno come questo, potresti avere bisogno di una spada> iniziò < ma non so quanto sia saggio dare un'arma a un bambino> disse mentre, piano e con fatica, appoggiava il grosso fardello che aveva in spalla e lo apriva.
<Ma io non sono un bambino, ho undici anni> protestò il ragazzino gonfiando il petto, un po' risentito.
Il vecchio ridacchiò ma non rispose, continuando a cercare qualcosa nello zaino.
<Ecco, ti darò un oggetto interessante> parlò tirando fuori, dopo aver passato un po' di tempo a rovistare, uno strano oggetto rotondo.
<Questo è un acchiappasogni>.Il bambino osservò incuriosito l'oggetto tenuto per una cordicella. Era un cerchietto rotondo nel cui centro, usando dei fili bianchi, era stata disegnata una stella a cinque punte. Dove le cordicelle si incrociavano o erano a contatto con il legno erano state messe delle perline; sulla parte bassa del cerchietto inoltre erano state legate tre piume nere lunghe circa quindici centimetri.
<Molti pensano che questo oggetto serva a scacciare i sogni cattivi e trattenere quelli buoni, ma in un'antica civiltà ormai estinta serviva ad indicare il mestiere di una persona o quello che avrebbe voluto fare o diventare. Si dice che ai tempi non esistessero due acchiappasogni uguali, ma forse è solo una diceria> raccontò l'anziano <Questo tipo di acchiappasogni era quello che rappresentava i guerrieri o chi volesse diventare un eroe del villaggio. Di conseguenza era molto comune tra i bambini> terminò mentre una nota di malinconia compariva nella sua voce, osservando l'oggetto danzare sotto il soffio di una brezza leggera.
Kisuke, vedendo che il vecchio si era perso nei ricordi e non accennava a parlare, rimase in rispettoso silenzio in attesa che continuasse. Alla fine, però, vedendo che non emergeva dai suoi pensieri, non riuscì più a trattenersi <È un oggetto magico?>
Il vecchio si risvegliò e, dopo aver sposato gli occhi dall'oggetto fatto danzare dalla brezza, li posò sul bambino. Come un nonno farebbe quando il nipote gli pone una domanda e sa di potergli dare una risposta giusta, sorrise. <No, non lo è. È un oggetto senza valore, senza storia e utile scopo. Il valore e la storia sarai tu a darglieli, ma non avrà mai uno scopo preciso se non quello di rappresentare il tuo sogno> l'anziano si fermò e porse l'oggetto al bambino <Non sei obbligato a farlo, ma io ti consiglio di metterlo sopra il tuo cuore. Sé si romperà, anche il tuo sogno finirà>.
<Cosa vuol dire che sé si romperà anche il mio sogno finirà?> chiese curioso il bambino.
<Lo capirai crescendo. E un'altra cosa > disse l'anziano, diventando alquanto serio <qualsiasi saranno le difficoltà che incontrerai, non arrenderti mai e continua ad inseguire il tuo obbiettivo perché è questo che un vero uomo fa: non si arrende mai> parlò mentre si rimetteva il fardello in spalla. <Quando avrai raggiunto il tuo sogno, e quest'oggetto avrà una storia da raccontare, ci rivedremo in questo posto e me lo ridarai> disse iniziando, lentamente, a camminare nella neve fresca e sempre più alta.
<Ma se lei morirà?> chiese il ragazzino preoccupato.
<Non morirò, non sono così vecchio come sembro> ridacchiò l'anziano mentre si allontanava e lo salutava con un gesto della mano, senza voltarsi. Piano piano, l'uomo scomparve nella neve che scendeva.
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Grey World
FantasyIn una giornata nevosa un vecchio mette tra le mani di Kisuke un acchiappasogni, simbolo dei guerrieri di un popolo ormai estinto, invitandolo a inseguire il sogno di diventare un eroe e restituirgli l'oggetto quando questo avrà una storia da raccon...