L'oscurità totale non durò a lungo, fu come un battito di ciglia, ma quando si riprese continuò a rimanere sdraiato a terra, anche se la testa poggiava sull'occhio destro e gli faceva male. Aveva troppa paura di muoversi.
Non capiva come mai fosse ancora vivo, quando aveva sbattuto contro l'albero si era rassegnato al fatto che sarebbe morto. Essersi risvegliato l'aveva sorpreso e allo stesso tempo confuso, il dolore gli aveva addirittura dato la speranza che il sogno fosse finito. Ma purtroppo non era così, l'incubo non era ancora finito.
Stette con le orecchie tese, ma non captò nessun rumore di pericolo. Sapeva che doveva alzarsi e rimettersi in marcia, ma non aveva la forza né fisica né mentale per rimettersi in piedi. Continuò a rimanere immobile, con la mente libera da ogni pensiero, ad ascoltare il silenzio della foresta.
<Incredibile, di tutte le cose che hai fatto da quando sei qui l'unica giusta è stata quella di rassegnarti a morire> tossicchiò una voce rauca, facendo sobbalzare Kisuke: non aveva sentito nessuno avvicinarsi. Un piede si posò sulla sua schiena, inchiodandolo a terra.
<Apri gli occhi, niente è cambiato> continuò la voce, sempre più vicina al suo orecchio, facendo una piccola pausa per controllare la tosse. <Sei ancora qui>.
Quell'ultima frase fece rabbrividire Kisuke, che socchiuse le palpebre e gemette a un'altra fitta all'occhio.
<Oh, non preoccupati per quella cosa. E' una di quelle creature a cui piace uccidere le persone quando sono in preda al terrore. Quando ti ha fatto cadere non ne avevi e sei riuscito a salvarti> disse con una nota di piacere nel tono quasi dolorante, indovinando di nuovo i pensieri del ragazzino. <E presto anche l'occhio non ti darà più fastidio>.
<Chi sei?> chiese Kisuke cercandolo con lo sguardo, la voce ancora ridotta a un sussurro.
<Non importa, non sono qui per aiutarti,> rise l'interlocutore, risata che gli provocò una crisi di tosse che lo zittì per qualche secondo. <Ma solo per seminare> concluse quando si riprese.
Il pensiero di alzarsi gli passò per la mente, ma era bloccato a terra e non aveva né la forza né la voglia per cercare di liberarsi e scappare.
<Bravo, arrenditi> disse con soddisfazione l'interlocutore notando i muscoli di Kisuke rilassarsi. <Arrenditi al Limbo e smetti di combattere, da solo non potrai mai farcela> rimanendo poi in silenzio, come se stesse aspettando una risposta.
Vedendo che il ragazzino non diceva più niente, riprese a parlare. <Anche se tu riuscissi ad uscire da qui, cosa faresti? Sai cosa vuoi diventare? Sai cosa vuoi fare con la tua vita?> facendo poi un'altra pausa in cui, con un colpo di tosse, sputò sul terreno delle gocce di sangue.
Kisuke spalancò gli occhi ma continuò a rimanere in silenzio ad ascoltare il respiro irregolare, a tratti ansimante, dell'aguzzino che lo inchiodava a terra.
<Voglio solo uscire da qui> mormorò.
<Anch'io> sussurrò l'interlocutore che, dalla voce d'un tratto acuta, sembrava stesse ghignando. <Ma non preoccuparti, perché farò in modo che finisca tutto molto in fretta. Basta solo che tu metta da parte la tua determinazione e accetti ogni mio... consiglio>.
Kisuke non rispose. Si sentiva combattuto da due scelte: farsi aiutare o cavarsela da solo. Il desiderio di combattere da solo per venirne fuori lo sorprendeva, era un desiderio senza fondamenta e neanche lui non ne conosceva l'origine, ma sentiva che quella era la cosa migliore da fare.
<Ce la posso fare da solo> disse, ottenendo in risposta una lunga risata aspra.
<Periodo della vita incoerente, ma il seme è piantato> continuò a ridere l'interlocutore, gemendo quando dovette interrompersi per tossire, facendo gocciolare altre gocce di sangue vicino alla testa di Kisuke.
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Grey World
FantasyIn una giornata nevosa un vecchio mette tra le mani di Kisuke un acchiappasogni, simbolo dei guerrieri di un popolo ormai estinto, invitandolo a inseguire il sogno di diventare un eroe e restituirgli l'oggetto quando questo avrà una storia da raccon...