Attende l'albero del destino

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Le foglie rosse si muovevano dolcemente, staccandosi dall'albero quando la brezza che le spingeva si faceva più forte e facendole cadere, in una danza roteante, nella pozza d'acqua sottostante.

Una delle prime foglie che si era staccata si posò sulla superficie dello stagno, tingendo l'acqua intorno ad essa di rosso quando, in un battito di ciglia, diventò una goccia di sangue. Altre raggiunsero la prima, lasciando una scia rossa mentre affondavano. In pochi istanti lo stagno si trasformò in una pozza dal colore cremisi.

La brezza si fece più violenta e il fogliame iniziò a cadere con intensità maggiore, un turbinio giallo e rosso, senza che però l'albero ne rimanesse a corto. Fece un passo avanti e una mano fredda e umida uscì dallo stagno per sostenerlo. Man mano che avanzava sull'acqua altre uscirono per aiutarlo nella sua attraversata mentre le foglie, come attirate da lui, iniziarono a vorticargli intorno. Aveva riconosciuto il luogo, l'avvallamento, ma era confuso da quello che stava accadendo sotto e intorno a lui.

Con mano tremante provò a toccarne una. Questa immediatamente si trasformò in una goccia di sangue, cadendo pesantemente nell'acqua sottostante, ma il semplice contatto con quel pezzo trasportato del vento gli impresse nelle mente delle immagini che lo lasciarono paralizzato.

Il sé stesso del passato che viveva allegro e spensierato, senza preoccuparsi del futuro, l'aveva spiazzato. Era sorpreso per tutte le cose che erano cambiate in così poco tempo, di quanto grigia fosse diventata la sua vita e tutto quello che lo circondava.

Senza pensarci, mise la mano del vortice di foglie. Il contatto con queste provocò un rapido susseguirsi di gocce rosse e immagini che lo investirono con la forza di un' onda anomala; remotamente pensò che, se ce l'avesse avuto ancora, tutta quella valanga di ricordi probabilmente gli avrebbe fatto mancare il fiato.

Barcollò e una mano grigia uscì dall'acqua per sostenerlo e impedirgli di cadere, fredda al contatto, ma la cosa non lo sorprese perché, per qualche strano motivo, gli parve normale e non lo disturbò più di tanto.

La tempesta di ricordi continuava a vorticargli nella mente, perciò una volta recuperato l'equilibrio, spinto dalla curiosità e dalla perplessità, chiuse gli occhi per cercare di concentrarsi e riordinare quei frammenti di memoria. Il tempo rallentò fino a fermarsi del tutto. E con esso, anche l'ambiente circostante rimase immobile. Sempre più impotente, sentì una corrente invisibile trascinarlo in quel vortice intangibile verso il cui fondo la sua coscienza si stava pericolosamente dirigendo.

Il sole era caldo ma il calore non sembrava toccargli la pelle, come se lui nemmeno fosse lì. Facendo parte dei suoi ricordi, non aveva il potere di dar vita alla sua pelle grigia e semitrasparente, simile a quella delle mani che erano uscite dall'acqua per sostenerlo; era solo un'immagine statica e sfuocata, come del resto lo erano anche le case di legno e pietra e tutti gli esseri viventi, come congelati, che il suo occhio poteva scorgere.

Lentamente tutto riprese a scorrere, gli uccelli iniziarono a battere le ali sempre più velocemente, le persone a muoversi con più naturalezza e iniziò a distinguere chiaramente i suoni intorno a lui.

Delle risate squillanti arrivarono alle sue orecchie e prima che potesse girarsi delle mani afferrarono le sue e una ragazzina dai capelli corti lo trascinò ridente per la strada che portava fuori dal villaggio. Stava osservando meravigliato il suo volto, chiedendosi chi fosse, quando delle mani lo spinsero scherzosamente. Delle voci allegre proponevano giochi e ridevano, senza pensieri e senza paura. Una vita senza pensieri e senza paura, quanto gli mancava. Il desiderio di ritornare a quel modo di vivere iniziò a premergli sul petto, facendogli salire le lacrime agli occhi per la nostalgia. Sapeva bene però, era una cruda certezza, che quell'utopia era stata frantumata per sempre dagli ingranaggi del tempo, irrevocabile, e dalla realtà dura come la terra verso la quale, improvvisamente, stava cadendo. Chiuse gli occhi, in attesa dell'impatto.


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