L'aria era fresca fuori dalla Sala dove si era appena svolta la cerimonia.
Mi sentivo stranamente leggera, libera.
Al mio fianco camminava il mio allenatore serale, Raphael, e lo guardai con la coda dell'occhio: riuscivo a percepire la sua bellezza nonostante fosse quasi totalmente buio. Sorrideva, sembrava sentirsi felice anche lui.
Camminavamo in silenzio da circa mezz'ora ormai, non capivo dove stessimo andando, quando all'improvviso mi ritrovai contro un albero, i suoi occhi inchiodati nei miei.
- Raphael? C..che stai..-
- Shh..- mi zittì.
- Dimmi cosa vuoi fare.-
- Non lo so. Mi fai andare fuori di testa. Sentivo di doverlo fare.-
- Ok..- non lo avevo mai visto fare una mossa così avventata, era un angelo custode piuttosto bizzarro.
- Perché ci hai portato lui? Perché hai scelto lui come tuo accompagnatore?- ringhiò all'improvviso.
- Io.. Gli ho fatto solo un favore..-
Mi guardava truce, le sue sopracciglia si stavano lentamente corrucciando.
- Da quando vi frequentate? Perché non me l'hai detto?-
- Raphael io non devo dirti niente. Non sei mio padre, per l'amor di Dio.-
- Invece devi, io devo proteggerti. Tu non capisci.. E lascia stare Dio, lui non c'entra niente. -
- Raphael smettila. So cavarmela da sola. E non ci frequentiamo, scambiamo due parole qualche volta, niente di più, quindi calmati.-
- Calmarmi? Tu vieni ad una festa accompagnata da uno schifosissimo.. Oddio! Cazzo.-
Si mise le mani fra i capelli, era arrabbiato da morire. Vedevo la sua mascella stringersi e rilassarsi ad un ritmo tutto suo.
- Raphael, calmati.. E poi tu ci sei venuto con quella serpe di Elidia!-
- E che dovevo fare? Venire da solo forse?-
- Non intendevo questo, io.. Io non ti ho invitato perché pensavo tu avessi già qualcuno con cui andare.. Io pensavo..- balbettavo frasi sconnesse, ma davvero, ero sicura che Raphael, così bello e carismatico, avesse uno stuolo di donne ai suoi piedi. - Tu pensi troppo! E poi fai a pezzi le cose!-
- Raphael si può sapere che ti prende?-
- Niente. Non mi prende niente.-
- Se questo ti sembra niente! Cosa devo fare? Perché alzi la voce con me?-
- Perché.. Perché mi importa di te. E non devi stare con lui.-
- Quindi dovrei stare con te? Dovrei appartenere solo a te? Essere solo tua? Eh? Vuoi anche scegliere che vestiti devo mettermi la mattina? Mi dispiace, no. Ci conosciamo da poco, e io non sono così. Non mi concedo al primo che passa, che sia un angelo bellissimo o un altro genere di ragazzo! - ero infuriata. Le mie guance si erano accese dopo quelle parole. Se pensava che avrei ceduto si sbagliava di grosso. Non poteva controllarmi, erano tutti pazzi qui dentro. Io scelgo chi sono, io scelgo il mio destino! Dannazione. Andatevene all'inferno.
Presi coraggio e mi incamminai dando le spalle a un Raphael che con la bocca spalancata non si aspettava la mia reazione fulminea.
- Matilde aspetta!-
- Non aspetto niente! Sei un coglione!-
- Matilde io non intendevo quello! Non voglio che tu sia solo mia! Non sono un maniaco del controllo, diamine - disse con voce disperata e lamentosa.
Mi aveva raggiunto, cavolo. Sentii la sua mano poggiarsi sulla mia spalla e scattai.
- Non. Osare. Toccarmi.-
Lui la tolse subito.. Almeno mi ascoltava e faceva ciò che gli dicevo. Un passo avanti.
- Mi dispiace. Io.. Non so cosa mi sia preso, penso sia stato il fatto di vederti con lui..-
- Impara a controllarti. Altrimenti ti allenerai da solo. Anzi no, farò a cambio con Elidia.-
La mia frecciatina gli arrivò dritta al petto, ma lui la assimilò senza dire nulla.
I suoi occhi si fecero tristi, e io triste con lui nel vederlo così combattuto.
- Raphael di cosa hai paura?-
Si avvicinò pericolosamente al mio viso. Con tutta la lentezza del mondo mi circondò la vita con le braccia e mi spinse verso di lui. Affondò il viso nei miei capelli e premette le labbra contro il mio collo, stuzzicandomi. Rimasi senza fiato, non mi aspettavo facesse una cosa del genere.
- Che buon profumo che hai..-
- È.. È lo stesso che usi tu..-
- Ti prego, smetti di essere così rigida, sciogliti un po'. Stringimi Matilde.-
Lo strinsi un po' di più al petto. Ero formale con le persone, non mi piaceva dare dimostrazioni d'affetto, forse anche perchè ne avevo ricevute troppe poche per aver imparato a relazionarmi con un ragazzo, per giunta molto più vecchio di me.
La sua bocca salì dandomi piccoli baci e quando arrivò all'angolo delle labbra si fermò. Mi guardò negli occhi, e probabilmente vide stupore, perché ero così che mi sentivo. Sorpresa, sopraffatta. Talmente sopraffatta che non sentii quasi il contatto di un casto bacio che mi lasciò sulle labbra.
Avevo gli occhi spalancati.
- Matilde io.. Scusami. Capisco se non ricambi..-
- Non è questo, è che.. Sono confusa.-
- Confusa da cosa?-
- Non lo so nemmeno io.-
- Dimentichiamocene ok? Non parliamone più. Quando sarai pronta, sarò qui per te, sempre.-
- Va bene.-
Mi sentivo sconfitta da me stessa.
Perché non potevo semplicemente accettare l'amore di questo angelo bellissimo? Ero così piena di strani meccanismi dentro, da essermi dimenticata come si ama? Probabile.
Aaron, Howl, Raphael. Tre persone che erano entrate nella mia vita senza che io potessi controllarle. Tre strane e oscure persone. Aaron con le sue cicatrici. Howl con la sua freddezza e quegli occhi fondi. Raphael con il suo lato lunatico e iperprotettivo.
Volevo davvero stare con lui?
Non avevo certezze in quel momento. Ma anche se avevo risposto che andava bene, non era vero, non andava bene per niente. Presi a correre a perdifiato nella direzione da dove eravamo venuti nella speranza di tornare indietro e chiudermi in camera, non avevo voglia di stare con nessuno, non volevo parlarne o sfogarmi. Volevo solo annegare in silenzio.
Più prendevo velocità, più sentivo i miei muscoli tendersi ed essere messi alla prova, e ogni passo contro il vento che facevo, portava con se una lacrima. Non desideravo asciugarmi il viso ormai fradicio, quasi stesse piovendo. Aumentai ancora il passo, sfrecciavo fra gli alberi, il terreno adesso era scosceso e pieno di radici sinuose che si infilavano nel terreno per uscirne e rientrarvi ancora. Sentivo sassi sotto la suola delle scarpe.. E poi caddi. Inciampai da qualche parte e finii quasi per atterrare a faccia in giù, ma i miei riflessi avevano fatto prima del mio pensiero e le mie mani e le mie ginocchia si erano schiantate al suolo per prime. Mi lasciai cadere su un fianco, sanguinavo, i polsi mi facevano male quanto le ginocchia, i palmi delle mie mani consumati dall'attrito con la terra, la pelle squarciata da cui il liquido rosso sgorgava senza pietà.
Gemetti piano. Ero sempre così impulsiva e poi non me ne andava bene una, non c'era speranza per me di avere un minimo di fortuna nelle cose.
Un fruscio di passi, e poi altri piedi, tastavano il terreno.
Erano due persone diverse: una correva, l'altra camminava, cercava, frusciava tra le foglie cadute.
- Matilde! Mio Dio!- era Raphael.
Non riuscivo a parlare, ma non volevo che mi toccasse.
Gemetti ancora.
- Non toccarla.-
Adesso era un'altra voce a parlare, una voce melliflua e decisa, profonda e arida. Una voce, che nonstante sprizzasse acidità e sfida, aveva tradotto a parole quello che volevo spiegare con i gemiti.
- Che ci fai tu qui?- disse Raphael.
- Stavo cercando la mia dama, te la sei portata via senza nemmeno chiedere il permesso.-
- Non ho bisogno del tuo permesso per stare con lei.-
- Bada a come parli, schifoso angelo.-
- Tu dai dello schifoso a me? Da che pulpito - rise il custode biondo sguaiatamente. - Hai combinato abbastanza danni per oggi, vattene via. Ora.- - Non lo farò. Io devo proteggerla da quelli come te. Lo sai bene. Sei tu che devi starle lontano.-
- Ti avverto, o ti sposti, o sarò costretto ad ucciderti.-
- Bene. Fallo.-
- Moriresti per lei?- sentii ridacchiare.
- Certo che lo farei.-
- Giusto, giusto. La tua maledetta natura angelica è sempre presente non è così? Che scemenza l'amore gratuito e tutte quelle belle cose. Cose che non esistono.-
- Sbagli, esistono. Non è colpa nostra se c'è solo buio nel tuo cuore.-
- Io non ce l'ho un maledetto cuore!- sbraitò l'altro.
- Dovresti smetterla di dire stronzate una volta tanto - era strano senitire un angelo adirarsi in quel modo e sputare parolacce come se niente fosse.
- Ora basta, non ti permetto di parlarmi in questo modo!-
Sentii qualcuno che sferrava un pugno, e qualcuno che con un lamento tenue, lo incassava.
- Smettetela..- gracchiai.
Nessuno sembrava udirmi, e io ero sfinita. Il mio vestito era distrutto in corrispondenza delle gambe, la gonna strappata malamente e le maniche sporche di terra. La bianca purezza del tessuto era scomparsa.
Presi forza, cercai di issarmi sulle braccia ma fallii il tentativo.
Provai ancora, adesso ero seduta e li vedevo chiaramente: uno di fronte all'altro, tiravano e schivavano, un gancio destro, un calcio. Urla di sforzo per il duro combattimento. Era un testa a testa colossale. Una battaglia epica. Raphael aveva spiegato le sue ali, i suoi occhi erano illuminati dal chiarore della luna che adesso dritta in cielo faceva da lampione per il palcoscenico di quella rissa.
Howl sputò a terra, aveva la bocca semi aperta e i pugni alti.
- Vi prego, basta!- nessuno sentiva la mia voce, le loro urla erano troppo alte.
Dovevo fare qualcosa, non potevo lasciare che si ammazzassero.
Mi trascinai strisciando sulla pancia più vicina che potei a dove loro si trovavano.
Riuscivo quasi a toccare le gambe di Howl.
Raphael mi vide e sbiancò distraendosi così l'avversario ne approfittò per colpirlo in pieno volto. Lo vidi accasciarsi a terra, attutito dalle sue ali. Cavolo, avevo quasi fatto uccidere il mio angrlo custode!
Howl si girò verso di me e fui sollevata fra le sue braccia, mi appoggiai spossata, non ne potevo più, ma non potevo svenire in quel momento. Cercai di rimanere attaccata al presente il più possibile ma quando vidi la targhetta della porta graffiata venni trascinata nell'abisso.
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La figlia dell'Inferno.
FantasyUn filo che è come la lama di un rasoio a unire i tre regni. Inferno, Terra, Paradiso. Qualcuno ha mai sentito parlare di: lettori di anime? Una ragazza destinata alla gloria o alla dannazione. A voi la scelta, ma vi avverto.. « Lasciate ogni sper...