Capitolo 36

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- Signorina. Signorina svegliatevi, c'è qualcuno che desidera vedervi.-
Elizabeth con i suoi occhi grandi mi guardava da vicino, scuotendomi delicatamente per destarmi dal sonno.
- Come? Chi? Quando?- annaspai.
- Adesso, per favore vestitevi e seguitemi.-
La cameriera non si fermò a ripetere e uscì dalla stanza. Pigramente sgusciai fuori dalle coperte calde, arraffai le prime cose che trovai, ovvero dei pantaloni comodi e una felpa azzurra. Aprii la porta e sull'uscio mi aspettava paziente Elizabeth, che si avviò senza proferire parola, sembrava preoccupata. Mi stropicciai un occhio, sbadigliai: - È successo qualcosa di importante?-
- Capirete fra poco..- la sua voce aveva un suono velato di tristezza.
- Elizabeth qualcosa non va, lo sento. Che ti succede?- chiesi sperando di non risultare indiscreta.
- Io..- la vidi irrigidirsi e cominciare a balbettare - Io.. Non.. Si tratta del signorino Eligos..-
Allargai gli occhi, stupita. - Eligos?-
- Sì, ecco siamo quasi arrivate.-
Nel corridoio appena parallelo al mio, girato l'angolo, stavano una moltitudine di porte, Elizabeth si accostò alla prima che incontrammo. Bussò, una voce familiare rispose da dentro - Avanti.-
Era indubbiamente Lucifero, che aveva girato il pomello e adesso ci guardava compiaciuto, ma anche lui portava sul viso la stessa espressione di Elizabeth.
Alla vista del demone steso sul letto, non potei trattenere un gemito.
- Eligos.. Eligos che è successo?-
- Anastasia? Sei tu?- biascicò lui.
Era bianco come un fantasma, madido di sudore e una benda gli fasciava il ventre.
- Eligos.. Lucifero che gli hanno fatto?- tutti si stupirono per il tono con cui mi rivolgevo all'imperatore.
- Eligos stamattina era di ronda, arrivato alle porte è stato attaccato da un angelo - affermò lui con le sopracciglia vicine e crucciate. Non c'era rabbia, solo molta inquietudine per il ragazzo e per ciò che quell'azione poteva significare.
Non l'avevo mai visto così preso da una situazione, questo denotava la sua sensibilità nei confronti dei suoi uomini, chi l'avrebbe mai detto?
- Un angelo? Chi?- chiesi stupefatta.
- Non lo so, non l'avevo mai visto - faceva fatica anche a parlare, dalla benda il sangue scuro continuava a farsi strada cosicché fu chiamata una cameriera che si procurasse altri bendaggi.
Gli occhi azzurri di Eligos erano fissi davanti a sè, guardava qualcosa di sconosciuto, eppure lo faceva con tale intensità che per un attimo avevo temuto anche io che ci potesse essere qualcuno in quel punto, così azzardai a girare gli occhi solo per un attimo. Nient'altro che la parete bianca.
Il letto di Eligos era simile al mio, le sue cose erano ordinate e ben tenute, la tenuta che indossava quando era in servizio, che consisteva in un paio di pantaloni di pelle spessa neri, una giubba altrettanto spessa e una fascia per infilarvi coltelli e pugnali, stava appoggiata su una sedia. Accanto giacevano malamente gli scarponi alti ancora sporchi di fango.
- Anastasia io devo andare a chiamare qualcuno che possa risarcire i danni. Schifosi angeli - imprecò a denti stretti - Ti occuperai tu di Eligos? -
- Certamente - risposi quasi in automatico.
Quando la porta della stanza si fu chiusa alle spalle di Lucifero, afferrai la sedia e mi ci appoggiai per stare accanto al soldato.
- Eligos.. Che ti hanno fatto?-
I suoi occhi vitrei e vacui si spostarono finalmente verso di me. Erano oscurati da un ombra nera che vi si aggirava sul fondo, una di quelle ombre che ha paura della luce del sole e si nasconde ma che quando ne trova l'occasione esce e danza indisturbata.
Provò a mettersi seduto, ma glielo impedii. Nell'atto di fermarlo sfiorai la sua camicia aperta e mi accorsi che sulla spalla fino a metà petto erano cosparse una miriade di ferite simili a bruciature.
- Come.. Quelle da dove vengono?- dissi indicandole.
- Acqua santa. Me ne ha lanciata addosso una grande quantità, all'inizio schivavo, ma quando ha affondato la lama ha ben pensato di approfittarne per distruggermi la pelle. -
- Ti fa molto male immagino, sembra che tu abbia fatto il bagno nell'acido.. -
Avrei voluto prendergli la mano e confortarlo, restituirgli un po' del sangue che sembrava essergli totalmente defluito dal viso.
- La ferita sull'addome invece?-
Vidi l'ombra di un sorriso sulle sue labbra, guardò a terra, divertito.
- Insaziabile curiosa come al solito.. Una lama angelica. Spade benedette consacrate e quant'altro che se ci sfiorano possono ucciderci, o danneggiarci gravemente - aggiunse indicandosi.
- Ma tu guarirai, non è così?-
- Certamente. -
- Perché hai voluto proprio me qui, fra tutte le persone che potevo far chiamare, perché io? -
- Non lo so. So che ero qui disteso, stavo per svenire e dev'essermi sfuggito dalla bocca il tuo nome - affermò sforzandosi di sorridere.
- Eligos? Eligos l'imperatore mi ha fatto chiamare, che è accad..- le parole del gemello gli si troncarono in gola.
Erano così identici che capivo a stento come potessero essere distinguibili, ma il bene che provavano l'uno verso l'altro era palpabile, concreto.
Alla vista del gemello, Eligos sembrò acquisire un po' di vita sussurrando che non andava poi così male e che sarebbe stato meglio in breve.
- Signorina Anastasia.. Non pensavo foste qui..- balbettò Ecate.
- Oh beh, sarà il caso che vada, vi lascio soli allora - dissi piano.
Il viso di Eligos si contrasse in una smorfia di dolore, lo sentii tossire: - Annie, ti prego non andare. -
Nessuno mi aveva mai chiamato con un soprannome, era una cosa strana e al contempo piena di un'intimità fuggevole, frivola.
Tornai vicino al letto e fissai il gemello negli occhi nella speranza di scorgervi un segno di assenso, Eligos nel frattempo con la camicia ormai completamente zuppa e i capelli morbidi appiccicati alle tempie stringeva convulsamente la mascella.
- Anastasia, penso che mio fratello abbia più bisogno di voi che di me adesso, posso parlarvi un momento solo?- annunciò Ecate.
Annuii e ci avviammo alla porta, lui la chiuse alle sue spalle e mi bloccò con lo sguardo. Dentro i suoi occhi scorgevo un dolore oltre l'immaginabile, percepivo la mole di peso che il demone portava con sè, avrei tanto voluto dire qualcosa che potesse alleggerirlo ma sapevo anche che qualsiasi parola sarebbe stata inutile e poco apprezzata.
- Eligos è un tale incosciente, ma è un bravo ragazzo, vi prego di aver cura di lui. Posso affidarmi a voi?- sussurrò.
- Al cento per cento. Non permetterò che gli accada niente. -
- Il fatto è che ultimamente mi sembra irrequieto, parla spesso di voi e dato che lo conosco so che gli sta balenando per la testa qualche malsana idea. Vi prego con tutta la mia devozione di non ferirlo. È sempre stato il più fragile dei due anche se odia ammetterlo, è fatto così, testardo come un mulo, ma basta un soffio per sgretolarlo. Io.. Non voglio insinuare niente.. - i suoi occhi si spostarono dai miei per arrivare al pavimento - ma penso provi qualcosa per voi. E questo è terribilmente sconveniente.-
La sua voce grave mi penetrò dentro lasciandomi esterrefatta, non poteva essere vero. Se lo fosse stato e Lucifero lo avesse scoperto lo avrebbe cacciato, punito o chissà cos'altro, dovevo allontanarmi da lui.
- Farò in modo che non provi più interesse nei miei confronti se è ciò che desideri.-
- Ti ringrazio - disse lui finalmente dandomi del tu e regalandomi un sorriso lieve; si avviò nel corridoio e scomparve e io rientrai nella stanza, nervosa. Eligos, interessato a me, come poteva essere successo?
I miei timori svanirono quando lo scoprii addormentato, mi avvicinai e mi sedetti sul materasso. Scottava di febbre eppure le sue guance erano ceree, gli infilai le dita fra i capelli che risultarono soffici come immaginavo.
- Eligos, mi dispiace tanto.. Credimi, se potessi eviterei tutto questo. Sposerei qualcun altro, cambierei vita, città, colore di capelli e andrei all'anagrafe, ma non posso. Questo è ciò che è stato scelto per me e sembra non esserci altro modo, so che scoppierebbe una guerra se mi rifiutassi di sposarlo. Davvero, mi dispiace, ma da oggi dovrai odiarmi. -
Immaginai che doveva pur esserci qualcosa da fare per farmi odiare senza doverlo trattare male e mi venne in mente che avrei potuto cercare qualche incantesimo. Sentii la porta aprirsi e vidi Lucifero entrare con in mano due libri, uno piccolo e uno grande.
- Anastasia, adesso devo evocare un demone superiore, ti prego di uscire, non voglio che tu assista, non sei ancora pronta - il viso contrito in una smorfia di dolore, paura e soprattutto sconfitta.
- Eligos starà bene?- azzardai timidamente.
- Certo, mi impegnerò a fondo, promesso.-
Feci per girarmi e andarmene quando lui mi bloccò: - Sono felice di sposarti. Ma scommetto che tu mi odi - un pizzico di tristezza si insinuò nella sua voce.
- Non ti odio Lucifero.-
- Ma pensi che non sia il tuo tipo e che non funzionerà mai fra noi.-
- Non.. Non è così. Non sei come pensavo, sono piacevolmente colpita dalla tua devozione per i tuoi uomini, dal modo in cui parli delle cose, dal tuo impegno per mandare avanti questo luogo.. Ti ammiro.-
I suoi occhi neri si spalancarono, colpiti.
- Ma non potrai mai amarmi, non è così?- chiese.
- Io.. Non saprei. Ci sto provando ma è difficile, lo sai anche tu. -
Le parole mi uscirono incerte e dal timbro assurdo, alto rispetto al tono che usavo normalmente.
- Già. In ogni caso.. Sappi che sei bellissima, e che se cambiassi idea sui tuoi sentimenti, sarei pronto a discuterne - affermò con un sorriso che lo faceva sembrare giovane e rilassato, per una volta forse ero riuscita a scorgere qualcosa del lui interiore - adesso va', dobbiamo lavorare - e mi fece l'occhiolino strappando un sorriso anche a me. Per un secondo, un brevissimo istante giurai di aver visto la bocca di Eligos torcersi in una piega amara. Forse Ecate aveva ragione, forse il suo strambo e coraggioso fratellino si era innamorato di me.

La figlia dell'Inferno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora