Capitolo 23.

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A volte quando succedono cose più belle dell'ordinario, dopo un lungo periodo di neutra monotonia, non riusciamo ad elaborarle. Rimangono lì, appese ad un filo, sulla lama del coltello, sul ciglio del burrone: cadere? O rimanere a fissare il grande vuoto? Io la sera precedente avevo deciso di cadere, di lasciarmi andare alla dolcezza di quel momento fra me e il mio angelo protettore.
Ma cosa allora mi turbava? Cosa suscitava in me un sonno agitato da tanti demoni differenti?
È Aaron..
Zitta voce interiore, lui non c'è più. Non si è più fatto sentire, e io devo cogliere le occasioni al volo, Carpe Diem, per la miseria. Se lui non mi cerca, significa che se la sta spassando con qualcun altro. Magari ha fatto pure un festino perché me ne sono andata!
Cercai di fermare il mio accalorato dialogo interiore. Era più facile credere che non gli fosse importato fin dall'inizio, piuttosto che vivere nella consapevolezza che doveva essere successo qualcosa che gli aveva fatto improvvisamente cambiare idea su di me. Sarebbe stato troppo doloroso sapere che quel qualcosa avrei potuto essere io. Con i miei difetti. Le mie negatività. La mia incomprensione riguardo al suo comportamento sempre così schivo.
No. Adesso avevo Raphael al mio fianco. Con lui avrei potuto dimenticare, risarcire quel taglio profondo dentro la mia anima e andare avanti sorridendo.
Qualcuno bussò strappandomi dalle mie riflessioni.
- Ehm, si può?-
Due occhi colore dell'erba fresca fecero capolino dalla porta.
- Ciao - dissi arrossendo. Era una situazione imbarazzante, non mi era mai successo di ritrovarmi il mio ragazzo in camera la mattina.
- Come va?-
- Direi bene, perché?-
- Io.. Ieri sera.. Ti ho fatta stancare molto..-
- Non preoccuparti, sono solo un po' ammaccata.-
Assunse un'aria mortificata.
- Raphael, non preoccuparti, davvero.-
- Va bene pupilla. Adesso alzati e andiamo a fare colazione.-
- Sì, ma tu esci.-
- Ai suoi ordini - disse varcando la soglia per scomparire.
Mangiammo insieme sotto gli occhi di ragazzi e ragazze straniti che vedevano raramente un esperto con una matricola.
Lui mi sorrideva, con gli occhi illuminati.. Era così felice. Così aggraziato nei suoi movimenti che quasi mi sentivo rozza accanto a lui.
- Matilde..-
- Sì?-
- Penso.. Penso di voler rimanere così per sempre.-
- Così come?-
- Così così. Fermo. A guardarti.-
Arrossii. Era dolcissimo, e forse anche io desideravo ciò che desiderava lui.
Stare così, incantati nel nostro mondo, vivi all'infinito.
E furono così i mesi successivi.
Il tempo passava e con lui i giorni, ognuno dei quali cominciava a raggiungere una sorta di equilibrio. Una dolce monotonia che cominciava con l'alzarsi e incontrare il sorriso del proprio ragazzo. Le lezioni erano piacevoli anche se ultimamente non facevamo argomenti interessanti e nessuno in classe aveva più parlato dei demoni che tanto mi incuriosivano. Con Raphael gli allenamenti procedevano bene, ero un'ottima combattente secondo lui, ma io gli dicevo che voleva solo compiacermi e lui scuoteva il capo sconfitto.
Non parlavo più con Howl. Lo vedevo di sfuggita qualche volta, alcune era in forma smagliante e camminava baldanzoso col suo stuolo di donne, altre si trascinava a capo chino, bagnato di pioggia. Pioveva spesso.
Lo vedevo per lo più in compagnia di Elidia che sembrava averlo totalmente in pugno, ci mancava solo che lo seguisse in bagno.
Non feci in tempo ad accorgermi che erano passati mesi e che non era successo assolutamente niente. Nemmeno un evento strano, nulla al di fuori dall'ordinario: la quiete dopo la tempesta, pensavo tra me e me.
Quella mattina di novembre avevo più freddo del solito. Era sabato, niente lezioni perché quasi tutti i professori come gran parte degli alunni si erano beccati l'influenza. Incredibile scoprire quanto di umano ancora era insediato dentro di noi.
Decisi di rimanere a letto più del solito.
Ma appena richiusi gli occhi tirando la coperta fin sopra il naso, sentii un forte dolore alla fronte. Decisi di lasciar entrare nella mia testa chiunque fosse, sapevo come preservare i miei pensieri. Intanto cercai di scavare in quella del parassita che tentava di invadermi il cervello. Apri la porta, c'è una sorpresa. Disse una voce profonda.
Non riuscivo a capire a chi apparteneva.. Eppure era così familiare. Mi alzai, sentivo degli schiamazzi. Mi affacciai e dalla porta accanto alla mia sentii: - Mmh dai Howl non fare così, lo sai che arrossisco.-
Una risata profonda.
- Mia principessa non potresti essere più menzognera, hai disimparato ad arrossire tempo fan - era Howl.
- Adesso devo andare, se ci becca la guardiana lo sai quante storie fa, ci vediamo ok?-
- A domani.-
Sentii lo schiocco di un bacio, e con le labbra incollate li vidi avvicinarsi alla porta. Lei vedendomi cominciò a mugolare, quasi per farmi spregio. Che vipera.
- Ma che piacere, buon giorno anche a voi. Elidia, ti trovo bene - le dissi cercando di rimanere indifferente. Era più che ovvio che era una faccenda personale, lo avevano fatto apposta. Ma perché? Dovevo scoprirlo da sola.
- Adesso vai. O ci scoprono - disse Howl alla sua sgualdrina dandole una pacca sul sedere.                     Lei emise un risolino divertito e scappò via sul suo tacco 12. Il che equivaleva a correre veloce quanto una lumaca.
Guardai Howl con gli occhi infiammati.
- Che. Cazzo. Significa.-
- Cosa?-
- Questo.-
- Questo cosa?-
- Smetti di fare il bambino. Lo sai benissimo. Perché cavolo hai fatto una cosa del genere?-
- Avevo voglia di divertirmi. Mi annoiavo.-
- Ti annoiavi? Certo. E io sono Biancaneve. Ti prego, piantala.-
- Solo se tu la annaffi.-
- Ma che cazzo..? Credi di essere simpatico?-
- In effetti sì.-
- Beh scusa se ti smonto, mr. Egocentrismo, ma non mi piace essere usata per i tuoi giochetti da sadico, e soprattutto non sei affatto simpatico.-
- Ah davvero?-
- Davvero.-
- Come siamo suscettibili.-
- Suscettibili? SUSCETTIBILI? Essere svegliata alle 8 di mattina per farmi vedere il vostro sbaciucchiamento non mi ha innervosito, mi ha fatto saltare i nervi!-
- Sei gelosa?-
- Tu sei pazzo. Tu sei completamente pazzo. Io ho un ragazzo, nel caso tu non te ne fossi accorto.-
- Sì, il finocchio biondo, giusto?-
- Ma come ti permetti?! Che ti avrà fatto mai? Lascialo in pace, non osare nominarlo.-
- Io nomino chi mi pare e quando mi pare.-
- Comincio a pensare che sia tu quello geloso, o sbaglio?- dissi acida.
- Geloso? Io? Di una che non fa altro che svenire fra le braccia della gente? Di una che non sa mai cavarsela da sola? No grazie, le sfigate bruttine non sono il mio genere.-
Sfigate bruttine? Era questo quello che pensava di me?
Mi aveva spiazzato.
- Certo..- balbettai. - È evidente che il tuo tipo sono le troie da autostrada. Comunque grazie per tutti i bei complimenti, mi è sembrato di tornare alle medie, ne avevo proprio bisogno.-
Gli occhi mi si velarono di lacrime al solo ricordo.
- Sei uno stronzo - sibilai con le lacrime che uscivano da sole, senza controllo.
Mi diressi verso la camera di Raphael, superando Howl con una spallata.
- Matilde io..-
- Howl.- spalancai gli occhi e sentii il calore propagarsi per il mio corpo.
- Osa anche solo avvicinarti di un passo e giuro che ti farò bruciare tra le fiamme dell'inferno - ruggii.
Lui mi fissò spaventato. Sapevo che i miei occhi avevano cambiato colore, e che a breve sarei svenuta, quindi mi appoggiai alla porta del mio ragazzo e cominciai a battervi contro forsennatamente.
- Tanto sono solo una stupida sfigata bruttina, non è così?- sussurrai prima di cadere a terra sfinita.

La figlia dell'Inferno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora