Capitolo 34.

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Ero così presa dalla conversazione accesa con Belial che non mi accorsi che stava accadendo qualcosa. Infatti non erano più le sue mani a stringermi, non era il suo corpo a guidarmi, ma un altro.
Dov'erano finiti gli occhi grigi di Belial?
Adesso lo scontro era argento contro nero profondo. Howl?
- Howl che stai facendo?-
- Balliamo.-
- Stavo ballando con qualcun altro- replicai offesa.
La sua stretta divenne più salda, qualcosa lo infastidiva.
- Ma se fino a due secondi fa avresti voluto sbronzarti?-
Arrossii e spostai lo sguardo a terra, era stato lui a ridere di me. In qualche modo era riuscito a infilarsi nei miei pensieri e capire che cercavo una via di fuga alternativa, se così si può definire.
- Questo non ti autorizza a prendere il posto di Belial.-
Lui alzò gli occhi al cielo: - Ci risiamo. Quanto mi detesti da uno a dieci?-
- Cento. E sai perché? Mi hai portato qui. Mi hai lasciata sola. Poi sei tornato con la tua futura mogliettina, mi hai fatto mille favori solo per ripicca contro Eligos, mi hai baciata e fai finta di niente. E come se non bastasse devo pure sposarmi tuo padre che ha solo dieci anni più di te!-
- Odiami. Hai ragione- disse lui affranto.
- Bene.-
- Scusami..-
- Per cosa?-
- Per averti baciata.-
Adesso si scusava pure? Se n'era già pentito? Incredibile!
- Dimentichiamo, giusto?- dissi io.
- Dimentichiamo..- confermò lui con sguardo incerto.
- Cavolo Anastasia, dimentichiamo proprio niente! Non so come fare a toglierti dalla testa.-
Quelle parole mi lasciarono senza fiato. Era l'ultima cosa che mi aspettavo dicesse.
- Howl tu devi sposarti.. Che cosa stai dicendo?-
- Pensi davvero che mi piaccia quella vipera di Elidia? Lei mi sposa solo per le ricchezze e perché così sarà più vicina a mio padre. Lei non ha mai voluto altro. -
- Howl nemmeno io amo tuo padre ma..-
- Certo che non lo ami, i demoni non conoscono l'amore.-
Fu come un pugno in pieno petto. Mi mozzò il fiato tanto da costringermi a fermare i miei piedi che intanto avevano continuato a girare e muoversi qua e là.
- C..cosa?-
- Noi non amiamo. Noi conosciamo la passione, la lussuria, il piacere, ma non l'amore. Perché, cosa credevi? Non siamo in una favola Anastasia.-
Adesso la sua voce era dura, ma al contempo un briciolo di tristezza sapeva farsi spazio in quelle parole. Forse anche rimpianto, ecco sì, sentivo rimpianto.
Quindi io cosa sentivo per Howl, ammesso che sentissi qualcosa? Passione? Piacere? No. Niente del genere.
E per Aaron invece?
Aaron.. Non si era più fatto vivo. Forse non ero libera di amare nemmeno lui date le mie condizioni, e in ogni caso non avrei potuto tradire il mio fidanzato. Quanto odiavo quella parola, se di solito ha un significato dolce adesso prendeva le sembianze di una cabina fatta di sbarre che non potevano essere piegate o rotte per scappare. Una trappola senza fine, un tornado che mi avrebbe inghiottita.
Mi staccai da Howl, nauseata.
- Non puoi averlo detto- non volevo capacitarmene.
- Anastasia calmati, non è questo il luogo in cui parlarne.-
- Allora andiamocene. Devo capire.-
Lui sembrò riluttante, ma poi mi condusse verso la porta e uscimmo cercando di non dare nell'occhio.
- Cosa vuoi sapere?-
- Quello che provi, per me - dissi seria.
- Io..- lo vidi arrancare in cerca di una risposta.
- Non provi niente, non è così? È solo una cosa passeggera. Domani sarò già fuori dalla tua testa.-
- Anast..-
- No! Piantala. Sono stanca di questi discorsi. Non ci capisco più niente. Sono circondata da uomini splendidi che vogliono ballare con me e un attimo dopo mi ritrovo stretta a te e tu mi dici quelle cose e poi dici che l'amore non esiste e che non possiamo provarlo e io impazzisco perché non capisco cosa cavolo sta succedendo dentro la mia testa e vorrei solo urlare ma nessuno mi permette mai di dire cosa penso! Mai nessuno che chieda: Anastasia è d'accordo? No! Nessuno! Sottostare al vostro volere è già abbastanza difficile, devi mettertici anche tu con questi ragionamenti da eterno pessimista? Pace all'anima tua Leopardi.-
Poi scoppiai a ridere, risi così forte che Howl non poté fare a meno di unirsi a me e poi piansi perché ridevo troppo e perché tutto faceva troppo male per essere affrontato a parole. Mi tenevo il grembo come si fa quando si ridacchia divertiti e allo stesso tempo come se dentro vi tenessi un bambino da custodire. Forse quel bambino era la mia stessa anima che mi era stata strappata, e adesso come mai prima ne sentivo la mancanza amara come caffè.
- Sono impazzita, vero?- dissi fra le lacrime.
- Ti prego non piangere.. Io.. Non lo so cosa sento ok? So che mio padre mi ha sempre detto che l'amore non è per la nostra razza. Ma questo non so ancora cosa voglia dire di preciso. Sono confuso quanto te, capisci? Quando l'altro giorno eri con me non avevo programmato di farlo, è stata la cosa più spontanea che io abbia mai fatto nella mia vita schifosa! E ne sono felice! Io non so cosa significhi amare qualcuno, ma so che succede qualcosa quando..-
Mi prese il viso e lo avvicinò al suo - quando ti vedo con mio padre mi sale una sensazione addosso che non riesco a far scivolare via. Così come quando ho visto Belial mangiarti con gli occhi non ce l'ho più fatta, è stato più lui un padre per me che Lucifero. Loro non ti meritano, e nemmeno io. Mi dispiace così tanto..- la sua voce tremava di forza e di lacrime trattenute.
Si morse il labbro inferiore piano.
- Come posso anche solo guardarti negli occhi se al minimo contatto tra noi scateniamo un vulcano di energia?- sussurrò.
Allora non me l'ero immaginato, anche lui aveva sentito l'intensità di quel momento.
Abbassò lo sguardo.
- Howl.. Io non pensavo..-
- Tu non pensi mai la cosa giusta.-
Che c'entrava questo adesso? Voleva farmi arrabbiare?
- Che intendi con questo? -
- Che a volte sei così ottusa Anastasia!-
- Ottusa? Io? Guardati tu piuttosto! Il tuo ego è così gonfio che potrei prenderci il tè sopra!-
Stavamo litigando, di nuovo.
- Il mio ego? Tu, tu sei.. Oh, al diavolo!-
Mi prese e mi schiacciò contro il muro, premette le sue labbra sulle mie con forza e io non potei fare a meno di arrendermi al suo tocco. Se prima il bacio era rabbioso e infuriato adesso era diventato un fuoco che divampava in ogni dove la sua pelle era a contatto con la mia. Desiderai immensamente scavare più a fondo nel suo animo e farlo mio. Prendere ogni sua sensazione per unirmi a lui, ricambiai il bacio con più impeto possibile. Cos'era questo per lui allora? Passione? Attrazione fisica? E la luce nei suoi occhi? Il tremore delle sue mani, la ricerca insaziabile delle mie mani per intrecciarle alle sue, i nostri profumi fusi insieme, era solo lussuria?
Ci fermammo ansimanti.
- Fra dieci giorni tu sarai sposato con Elidia e io con tuo padre. Cosa stiamo facendo?-
- Stiamo cercando di non affondare.-
Ed era vero, ci aggrappavamo senza sosta l'uno all'altra da giorni ormai, senza rendercene conto. Disperatamente tentavamo di tenerci a galla perché ci spaventava troppo il giorno successivo, il conto alla rovescia ci faceva tremare le gambe e non avevamo avuto fegato di ammetterlo con le parole; i gesti avevano guidato quella spedizione verso un confine nuovo che adesso ci sembrava così vasto e incredibile. Ma non era possibile ciò che sognavamo e lo sapevamo entrambi più che bene. Due pazzi alla deriva.
- Adesso io torno di là, e tu esci fra un po'. Per i prossimi dieci giorni faremo come se nulla fosse successo. Odio dirlo Howl, ma davvero dobbiamo dimenticare. Non c'è soluzione.-
- Lo so - disse lui accarezzandomi il viso.
Respirai profondamente.
- Pronta?-
- Sì.- No. Non ero pronta.
- Arrivederci allora..-
- Arrivederci..- e così dicendo uscii.
Dissi a Lucifero che non mi sentivo molto bene e che sarei andata in camera, ormai la festa stava per finire ed erano rimasti in pochi che si ostinavano a bere nonostante fossero già ubriachi fradici.

La figlia dell'Inferno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora