L'indomani mi svegliai di buon mattino, indossai solo una vestaglia di seta leggera e sgattaiolai fuori dalla camera, dovevo rifugiarmi in biblioteca e fare quel che mi ero ripromessa la sera prima mentre mi addormentavo: allontanarmi da Eligos per il suo bene.
Solo Elizabeth mi vide e spalancò gli occhi: - Signorina? Che fate sveglia a quest'ora?- bisbigliò.
- Devo fare delle ricerche, te ne prego Elizabeth, fa' finta di non avermi visto, va bene?-
Lei mi osservò con fare spazientito ma al contempo un guizzo divertito si stava facendo spazio nei suoi occhi così intensi e spaventosi. Ormai mi ero abituata al loro colore e in più riuscivo a non notare lo sfregio che portava sul viso, sotto quel marchio avevo cominciato ad intravedere la vera bellezza della donna, dai tratti gentili e quasi del tutto privi di rughe. Le labbra piene ma non volgari; le mani leggere, piccole, screpolate dal lavoro; il corpo snello e longilineo, le davano un contegno di cui non mi ero mai accorta prima. Doveva essere stata bellissima, una di quelle donne che fanno impazzire ogni uomo che la incontra.
- State cercando qualcosa signorina, non è così?- disse con l'aria di chi la sa lunga.
- Un incantesimo..- dissi colpevole mordendomi il labbro.
- Voi siete a letto che dormite beatamente e non ho intenzione di svegliarvi prima delle nove perché avete avuto un sonno agitato, non vi ho visto gironzolare per i corridoi e soprattutto non vi ho detto della sezione Magia, scaffali 5,6,7,8 , ripiano in basso. Intesi?-
In quel momento la adorai come mai in vita mia, era come una madre per me. Come la madre che mi mancava così tanto, e che avevo scoperto non essere nemmeno lei davvero a ricoprire quel ruolo, non biologicamente almeno.
Le rivolsi il sorriso più enorme che potessi sfoderare e saltellai felice verso la biblioteca con passo delicato.
Ormai sicura di essermi lasciata problemi e frustrazioni alle spalle camminai lentamente assaporandomi ogni passo, godendomi il raro silenzio e l'odore di notte che aleggiavano per il castello, quando la porta nera in fondo al corridoio si aprì.
Oh no, oh no, pensai.
- Anastasia? Che fai sveglia a quest'ora?-
Lucifero si sfregò gli occhi neri come pozzi, quel gesto mi fece sorridere: sembrava un bambino appena sveglio. I suoi capelli ancora in disordine andavano in ogni direzione creando una caotica sinfonia. La pelle di solito marmorea era arrossata sulle guance. Sembrava così giovane e vulnerabile.
Arrossii anche io notando che ero in vestaglia, e lui indossava una camicia aperta e un paio di pantaloni neri. Il suo corpo era allenato, muscoloso, possente, armonico, scolpito.. Un angelo. Era bello come un angelo.
- Lucifero io.. Buongiorno - dissi sorridendogli.
Anche sul suo viso si schiuse un espressione che era un misto fra sonno, divertimento, malizia e qualcosa che non riuscivo a definire, ma qualunque cosa fosse lo rendeva la copia esatta del figlio.
- Buongiorno a te. Che stavi facendo?-
Mi si avvicinò con fare indagatore e ci ritrovammo a parlare mentre camminavamo.
- Io in realtà stavo andando in biblioteca a fare.. Delle ricerche. Vorrei imparare qualcosa riguardo.. Ehm agli incantesimi negativi.-
Non era di certo la risposta più esauriente ma almeno era la verità.
- Capisco. Howl non è stato abbastanza bravo come insegnante immagino.-
- È piuttosto disastroso - ammisi in un bisbiglio - ma non poi così tanto - aggiunsi subito dopo.
Lui scoppiò in una risata piena e fragorosa, era di una bellezza spigolosa, invecchiata dal tempo eppure così tremendamente ricolma di magnetismo.
- Forse posso aiutarti se mi dici cosa cerchi in particolare.-
- È molto gentile da parte tua, ma non vorrei disturbarti..-
- Disturbarmi? È un bel pezzo che vorrei passare del tempo con la mia fidanzata e non posso per colpa dei miei doveri burocratici. Mi piacerebbe davvero starti più accanto, magari potremmo andare da qualche parte o fare qualcosa insieme.. Insomma.. Come fanno i fidanzati, no?- il rossore sulle sue guance e la mano poggiata dietro la testa con fare timido, mi sorpresero. Il re degli inferi un romantico timidone?
- Sarebbe.. Carino, certo. Cercavo un incantesimo per l'odio - ammisi. Alla fine che male c'era, lui sicuramente era migliore di me in campo di magia nera e poi era stato così spontaneo..
- Odio.. Ci vuole un demone da evocare. La domanda è: chi evochiamo?- disse lui.
- Non saprei, non sono molto ferrata in materia a dir la verità, dovrai scusarmi - risposi io, sinceramente in imbarazzo.
- Non preoccuparti, a cosa servono altrimenti i futuri mariti? Non siamo che schiavi di questi esseri meravigliosi che siete voi donne - affermò Lucifero con lo sguardo perso fra i libri.
Rimasi a bocca aperta, e le parole mi uscirono da sole: -"Amor ch'al cor gentil ratto s'apprende, mi prese della bella persona che mi fu tolta e l'modo ancor m'offende" -
Lui si girò di scatto, e con gli occhi spalancati recitò: -" Amor ch'ha null amato amar perdona, mi prese del costui piacer si forte che come vedi ancor non m'abbandona "-
-" Amor condusse noi ad una morte, Caina attende chi a vita ci spense, queste parole da lor ci fuor porte"- completai io.
- Anastasia, mi stupisci ogni giorno di più. Come sapevi che è il mio pezzo preferito della Divina Commedia?-
- Lo è? Penso di essere andata più a intuito che altro. È soltanto che anche a me piacciono molto quei versi in particolare.-
Lui fece un sorriso pieno di dolcezza, poi esclamò: - Ahah! Trovato! Uno dei libri magici oscuri più potenti che ho, il Necronomicon. -
Riconobbi il libro all'istante, era quello usato dallo stesso Lucifero il giorno prima per evocare il demone che avrebbe dovuto curare Eligos.
- Ho visto ieri quel libro, come sta Eligos?- chiesi.
- Starà bene, il demone ha fatto un ottimo lavoro. Il mio ragazzone sarà di nuovo in piedi in pochi giorni. E io nel frattempo devo capire come contrastare quei mostri alati - disse con una punta d'amarezza.
- Ma bando alle ciance, dove eravamo? Ah sì, il nostro demone. Chi posso disturbare a quest'ora del mattino? Qualche sfrontatello che non ha niente da fare se non bighellonare? Anzi, lascerò a te la scelta mia cara, decidi tu - affermò lui fiducioso. Forse voleva mettermi alla prova, testarmi.
Passammo ore su quel libro e su altri, ma nessuno dei demoni il cui nome vedevo stampato a inchiostro nero mi convinceva, anche perché avrei dovuto rivelare a Lucifero il destinatario del mio incantesimo. Come potevo essere stata così stupida da chiedere il suo aiuto?
- Lucifero..-
- Sì?-
- Il tuo nome significa "portatore di luce", non è vero?-
- Esattamente.-
- Dio allora sa dare bene i nomi alle sue creature, a volte mi sembra davvero tu porti la luce dove passi.-
Sapevo che era il miglior modo per distrarlo, la vanità che avevo quasi imparato a trattare nel figlio doveva essere anche nel padre.
Lo vidi assumere un'espressione sconcertata.
- Anastasia.. Le tue parole a volte mi fanno venir voglia di tornare ad essere un angelo.-
Rimasi totalmente freddata da quella frase. Ogni mio muscolo teso, le mie orecchie e il mio cervello increduli dell'effetto che semplici lettere poste in maniera ordinata potevano scatenare in un individuo. E non un casuale individuo, ma un demone, e non un casuale demone, il re di tutti quanti.
- Lucifero io..- ero senza fiato, non sapevo più cosa dire.
Mi sfiorò lentamente la guancia con il pollice, guardandomi con adorazione.
Appoggiai una mano sulla sua e stavolta non chiesi il permesso: mi intrufolai nella sua mente e vidi. Sentivo in bocca il sapore del sangue, dolce e inebriante, poi palazzi, case distrutte, corpi ammassati per le strade. E tutto cambiò, vidi delle ali grandi e splendenti, sentii urla, un dolore inimmaginabile. E poi un volto, era simile al mio, una donna dai lunghi capelli neri e gli occhi grigi sussurrava: - Non farò il tuo gioco..- ma la frase si troncò a metà, Lucifero aveva appoggiato la sua bocca sulla mia e adesso mi stava baciando piano, tenendomi saldamente il viso fra le dita, sapevo che lo aveva fatto apposta per sviare l'attenzione dai suoi pensieri.
Una porta si aprì: Howl, dritto davanti a noi ci osservava stupito e nauseato, stringendo convulsamente la mascella.
- Ti stavo cercando.. padre. Ma a quanto pare sei occupato a fare altro, vedo.-
Così dicendo sbattè di nuovo la porta alle sue spalle facendo tremare le pareti del castello. Sfuggii alla morsa di Lucifero che cercò invano di trattenermi, dovevo parlare con Howl, non volevo perderlo.
Gli corsi dietro gridandogli di fermarsi ma lui procedeva a passo spedito, quando lo raggiunsi eravamo davanti alla mia camera.
- Howl! Ti prego vuoi starmi a sentire?-
- No!- sbottò lui.
- Ascoltami solo per un attimo, e non gridare in questo modo, ci sentiranno tutti.-
Lui ammutolì e mi trascinò nella sua stanza, a pochi passi dalla mia. Aprì la porta e dentro vi era Elidia, con un vestito deplorevolmente corto che a quanto pare aspettava il futuro maritino.
- Howl, caro, qualcosa non va?-
- No, anzi. Sto bene. Dov'eravamo rimasti? Ah sì, ti stavo baciando.-
La afferrò per le gambe gettandola sul letto fra le risate di lei. Quella volta fu il mio turno di uscire sbattendo la porta.
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La figlia dell'Inferno.
FantasyUn filo che è come la lama di un rasoio a unire i tre regni. Inferno, Terra, Paradiso. Qualcuno ha mai sentito parlare di: lettori di anime? Una ragazza destinata alla gloria o alla dannazione. A voi la scelta, ma vi avverto.. « Lasciate ogni sper...