Capitolo 31.

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- Allora, è chiaro il concetto?-
- Suppongo di sì.. C'è l'imperatore, il principe e il gran duca. Ai loro comandi ci sono il primo ministro, il tenente generale, il brigadiere, il maniscalco di campo e alcuni gran generali, che a loro volta hanno potere sui tre spiriti superiori che trasmettono i comandi ai 18 spiriti inferiori..- dissi perplessa ma decisa.
Tutti questi fitti ragionamenti mi stavano dando alla testa ma non volevo darglielo a vedere, mi avrebbe presa in giro, conoscendolo.
- Mh..- disse Howl, felice di potermi torchiare con lo studio. Era tutta la mattina che non faceva che spiegarmi quanto era importante che io conoscessi il regno, dato il mio futuro matrimonio.
Già, il matrimonio.. Non riuscivo proprio a pensarci. Sposata, a diciotto anni, con il re della terra dei dannati, ottima prospettiva, pensai sarcastica.
Insomma io avevo altro per la testa, non di certo Lucifero, inoltre non vedevo Aaron da giorni, mi stavo convincendo del fatto che tutto quello che era accaduto quella notte era stato solo frutto della mia fantasia. Eppure ricordavo perfettamente il calore del suo corpo, i suoi capelli fra le dita.. - Anastasia? Mi stai ascoltando o no?-
Acc.. Beccata!
- Ehm.. Io.. Scusami. Pensavo che è tutto così complicato..- accampai una scusa.
- Già, appunto per questo non devi distrarti. Stavo dicendo che i demoni sono divisi in sei categorie principalmente, escludendo i reali, s'intende: i demoni del Fuoco, dell'Aria, della Terra, dell'Acqua, dei Sotterranei e delle Tenebre. Mi segui?-
Annuii. Mi incuriosivano da un certo punto di vista, ma Howl era un insegnante così ingessato e serio che mi faceva quasi ridere.
- E cosa li distingue gli uni dagli altri?-
- I primi abitano le regioni più lontane dell'Inferno, i secondi volano intorno agli umani, i terzi possono mescolarsi alla gente allo scopo di tentarli, i quarti vivono nelle acque, i quinti si celano nelle profondità della terra, e gli ultimi sono caratterizzati dalla distanza rispetto al sole - spiegò lui.
- Che intendi?-
- Intendo che non possono stare troppo esposti ad esso. Sono quelli che hanno pura malvagità all'interno, meglio starne alla larga. Sono potenti ma indomabili, dal cuore di pietra, dalle fattezze imprevedibili, non sai mai con che aspetto si presenteranno, di solito sono quelli che si divertono di più nel possedere i corpi degli umani.-
- E come posso riconoscerli allora?-
Che Aaron fosse uno di loro? Sbiancai.
- Non puoi riconoscerli. Sono ottimi soldati, forti e rigorosi nell'eseguire gli o.. Anastasia che succede?-
- Oh. Niente.-
Se fosse stato uno di loro.. Se fosse stato pericoloso? Ma no.. Non poteva essere possibile in alcun modo, lui era sempre stato così gentile.. Certo forzuto e rabbioso.. I dubbi si insinuarono nel mio cervello senza che potessi controllarli.
- Devo leggerti nella mente o vuoi dirmelo da sola?-
- Howl. Fatti gli affari tuoi.-
- Non te lo ripeterò un'altra volta. Ciò a cui stai pensando ci distrae dalla lezione, quindi io esigo saperlo.-
- Scordatelo.-
Sentii la familiare pressione sulla fronte di chi cercava di entrare nei miei pensieri senza che io lo avessi autorizzato; innalzai la mia barriera, la focalizzai e la estesi ad ogni angolo della mente così da coprire ciò che non volevo essere visto da occhi indiscreti.
" Aaron, Aaron.. Esisti davvero o mi sono inventata tutto? E se esisti, sei quel demone che non può stare alla luce di cui Howl parla? Mi piacerebbe così tanto scoprirlo.. Vorrei parlarti e raccontarti quel che succede, non voglio sposarmi, ho paura. Non lo amo. Non è questo ciò che volevo per me.." Pensai nel frattempo.
Era tutto così assurdo e io ero troppo provata per resistere.
Scappai via dalla biblioteca dove stavamo studiando lasciando Howl interdetto, fra mille libri aperti.
Corsi, ma non in direzione della mia stanza, stavolta uscii fuori, sul retro, avevo bisogno di calma, di un posto tranquillo in cui riflettere.
Entrai nel labirinto che avevo visitato il primo giorno, giunsi al salice piangente e alla panchina, le rose erano fiorite in tutto il loro splendore.
Bianche e candide come la neve, mi diedero immediatamente un senso di pace.
Pensai a tutto e a niente insieme, mi ricordai di ciò che avevo lasciato al piano superiore e avrei voluto mettere un punto ad ogni cosa anche se sapevo bene che non era proprio possibile. Poi mi venne in mente Eligos, il che mi fece rabbrividire e al contempo intristire, forse ero stata troppo dura con lui.. Non era stata colpa sua, non aveva scelto di essere un demone, i suoi istinti erano stati troppo forti per controllarli e nonostante avesse provato aveva ceduto. Non lo biasimavo, nè provavo ribrezzo nei confronti della creatura che era, poiché il suo stesso sangue scorreva nel mio; eravamo bestie allo stesso pari e anche io avevo dato prova della mia potenza. Mi vergognai di ciò che ero diventata.
Accarezzai una rosa delicatamente, notando che la mia pelle era di pochi toni più scura di quelli del fiore; non sapevo cosa Lucifero avesse visto in me di angelico, ma io mi sentivo più un mostro che altro in quel momento. Con il viso nascosto fra le mani mi sedetti sulla panchina e aspettai che i battiti del mio cuore tornassero regolari, adesso che ero un demone avevo una percezione più totale del mio corpo e mi conoscevo meglio di prima a livello fisico. Riguardo al livello psicologico restavo un mistero perfino per me stessa.
Sentii l'erba abbassarsi, pestata da qualcuno.
- Oh io.. Sono mortificato, me ne vado immediatamente.-
- No.. Resta.-
Eligos, con gli occhi spalancati mi fissava stranito.
- Signorina Anastasia io penso che sia meglio che io ritorni alle mie mansioni, non era mia intenzione disturbarla, inoltre sa che posso fare del male.-
- Non tutto il male viene per nuocere - risposi io.
- Ti prego Eligos, ho bisogno di parlarti.-
Il suo timore reverenziale nei miei confronti mi metteva a disagio.
Lui si avvicinò cauto, stringendo la mascella.
Mi scostai così da fare spazio sulla panchina, invitandolo a sedersi, cosa che lui fece poco dopo.
- Mi dispiace Eligos, non è stata colpa tua, non eri più tu, mi rendo conto dei tuoi istinti e credimi.. Mi sento davvero in dovere di scusarmi per come ti ho trattato.-
Lui mi osservava sorpreso, qualche volta spostava lo sguardo durante il mio discorso, per poi posarlo nuovamente sul legno della panchina.
- Non aver paura.-
I suoi occhi si spalancarono e poi si fecero tristi.
- Non è di te che ho paura Anastasia..-
- Capisco ciò che provi per due motivi: uno è che lo provo anche io, e il secondo è perché sento perfettamente le sensazioni che ti attraversano.-
Sapevo che era confuso, ma rimase in silenzio.
- Non ti hanno detto chi sono io? O meglio.. Chi ero..-
- Suppongo di no.-
- Una lettrice di anime.-
- Una figlia sopravvissuta della dea Lilith? Tu sei una Lilim?-
- Non sono l'unica, credimi. Ci sono molti altri al piano di sopra con le mie stesse capacità - in quel momento mi sentii quasi come una doppiogiochista, il pensiero di aver tradito mia madre, Marta, Jeremy, Raphael, mi attraversò la mente, ma ricordai che ormai non facevo più parte di quel mondo.
- Adesso si intendono molte cose - affermò lui. - Anastasia, sono desolato per quanto è successo: non starò qua a inventare mille motivi per perdonarmi, so che ciò che ho fatto è imperdonabile, ma se tu potessi anche solo..-
- Non preoccuparti. Io comprendo - lo interruppi prima che potesse continuare.
Vidi un timido sorriso nascere sulle sue labbra.
- Allora principessa, perché sei qui tutta sola?-
- Perché Howl non è un gran professore come vuol far credere.-
- Lezioni di gerarchia e organizzazione dell'impero?-
- Già.. Piuttosto palloso.-
Lui scoppiò in una risata cristallina e non potei fare a meno di unirmi anche io.
- Eligos? Posso chiederti le tue specialità?-
- Davvero ti interessano?- chiese lui.
- Sì, sempre se non ti dispiace.-
- Se non avessi provato sulla mia pelle ciò che sei capace di fare, probabilmente avrei pensato tu fossi un angelo.-
Non capivo ancora se prenderlo come un complimento, così lasciai che continuasse senza aggiungere altro.
- Io sono un po' un paradosso Anastasia. Capace di scatenare una guerra o di far innamorare perdutamente due persone, di qualsiasi sesso esse siano.-
- Stai scherzando?-
- Affatto.-
- Pensavo i demoni avessero poteri distruttivi e negativi.-
- Sbagli, siamo demoni certo, ma solo perché lo siamo di nome non significa che dentro di noi non sia rimasto qualcosa della nostra vita lassù.-
- Quindi i poteri sono rimasugli della vostra precedente vita.. Incredibile.-
- Eh già, curioso no? Quanto somigliamo ai nostri nemici e quanto al tempo stesso siamo opposti.-
- Interrompo qualcosa?- una foce fredda come il ghiaccio mi penetrò i timpani.
- Howl.-
- Eligos.-
- Anastasia, grazie per la chiacchierata, suppongo che io debba lasciarti alle tue cose adesso - disse Eligos.
- Certo.. Ci vediamo - mormorai. Ma lui se n'era già andato dopo un'occhiataccia scoccata ad Howl.
- Scappi via e ti ritrovo a tu per tu con un demone di basso rango per giunta.-
- Che cavolo c'entra? Volevo starmene da sola. Sono giorni che parliamo delle stesse cose e tu perdi la pazienza ad ogni schiocco di dita. Sei in quel periodo del mese per caso?!-
- In che cosa?- mi chiese lui confuso.
- Lasciamo stare. Cose da donne.-
- Uhm. Comunque sono un ottimo insegnante, sei tu che sei scappata via senza motivo.-
- Certo! Come se fosse normale leggere la mente degli altri senza permesso!-
Come faceva a rimanere sempre così dannatamente calmo e impassibile quando ci scannavamo come leoni nell'arena?
- Come sei puntigliosa.-
- Testone.-
- Antipatica.-
- Stronzo.-
- Stupida.-
- Idiota.-
- Non ti sopporto.-
- Nessuno ti chiede di rimanere.-
- Quando crescerai?-
- Quando tu diventerai intelligente.-
- Allora dovresti avere minimo mille anni.-
- Santissimi dei, perché devi essere così esoso?-
- Perché lo sono.-
- Non stai simpatico a nessuno lo sai? Neanche ad Eligos.-
- Sai cosa mi importa di un soldato.-
- Solo perché non naviga nella tua fortuna di essere figlio dell'imperatore, non significa che sia da meno di te.-
- Come hai detto?-
- Hai sentito.-
- Lui sarebbe al mio pari? Eh no. Qui c'è in gioco il mio ruolo, non ti permetto di spodestarmi così.-
- E che intendi fare?-
Mi fissò un istante negli occhi per girare i tacchi e andarsene.
Se io ero un mistero, lui era la disgrazia dei ricercatori dell'occulto.

La figlia dell'Inferno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora