Capitolo 32.

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- Buongiorno principessa.-
Aprii prima un occhio, poi l'altro, sorpresa.
- Howl?-
Il ragazzo stava in piedi con un vassoio contenente una tazza azzurrina e una fetta di pane tostato con due piccole vaschette di terracotta con all'interno una la marmellata e una il burro.
- Già. Sono io. Ti ho.. Portato la colazione.-
- Ma davvero..? E dentro quel fantastico tè c'è del cianuro o solo zucchero?-
Lui alzò gli occhi al cielo.
- Perché devi sempre pensare male?-
- Perché sono una paranoica dispotica.-
- Su questo non ho dubbi.-
- Allora perché mi hai portato la colazione?-
- Pensavo solo potesse farti piacere.. Se vuoi me ne vado - disse girandosi verso la porta.
Avrei voluto replicare ma il mio stomaco mi precedette facendo strani rumori, penso urlasse: "ho fame!"
- Resta.-
Lui si sedette sul letto e mi porse il vassoio; in meno di due secondi avevo già spazzolato ogni cosa, era davvero buonissimo. Ma non volevo dargliela vinta.
- Il toast era un po' bruciacchiato.-
- Davvero?- lo vidi preoccuparsi.
- No - dissi sorridendo compiaciuta.
- Che stro..- ma si morse il labbro inferiore prima di finire l'imprecazione. Non mi era mai accaduto di assistere ad una scena simile e per la prima volta mi accorsi di quanto era bella la sua bocca, con le labbra piene ma al contempo dall'aria virile.
"Anastasia. No. Smettila." Mi dissi.
- A cosa stai pensando?-
- Niente di particolare. Allora, a cosa devo tutta questa dedizione nei miei confronti?-
- Volevo scusarmi per questi giorni, non sono stato corretto. Ho provato ad insegnarti le cose in modo sbagliato, e mi dispiace.-
- Scuse accettate - dissi leccandomi le dita ancora dolci di marmellata di albicocche, la mia preferita.
- Allora vestiti e andiamo a fare una passeggiata in giardino - disse balzando giù dal letto come un gatto.
Chissà cosa stava tramando.. Mi sembrava tutto troppo strano..
Erano giorni che mi trattava con distacco e adesso era diventato gentile e affabile.
- Vieni?-
- Arrivo, ero distratta.-
- Tu pensi troppo Anastasia. Dovresti lasciarti andare un po' di più.-
Mi prese per mano, e quel tocco mi fece bloccare.
Lui mi guardò stranito, come se intrecciare le sue dita con le mie fosse la cosa più naturale del mondo.
- Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
- No, è solo che.. Insomma.. Elidia..-
- Anastasia, ti ho solo preso per mano, non ti sto baciando convulsamente davanti a tutti tradendo la mia futura sposa - disse lui ironico.
- Come vuoi..-
Il suo tocco era caldo e confortante, assomigliava a quello di Aaron.
- Dove andiamo adesso?-
- Fuori.-
- Fuori dove?-
- Facciamo una gita, dal primo girone all'ultimo. È un'esperienza che prima o poi avresti dovuto fare comunque, meglio prima che poi, no?-
- Già..- commentai con una smorfia.
Attraversammo il castello, varcammo la porta principale e arrivammo davanti a una cosa che non avevo mai notato prima, forse per scarso interesse da parte mia, o forse perché non mi ero mai soffermata veramente a guardare quella parte di mondo: scale.
Howl, senza mollare la presa, continuò a condurmi giù per i gradini, mentre io trattenevo il fiato.
Più scendevano più la temperatura era alta. Davanti a me, alla fine della scalinata, si ergevano due colonne sulle quali troneggiava una pietra a forma di lapide: mi scappò un sorriso.
- "Lasciate ogni speranza o voi che entrate". Stai scherzando?-
- No, a mio padre è piaciuto talmente tanto l'Inferno di Dante che non ha potuto resistere - disse lui visibilmente imbarazzato.
- Oh beh, è carino da parte sua.-
- Sì, penso fosse l'unico essere umano che abbia mai sopportato.-
- Cos'ha tuo padre contro gli umani esattamente?-
- Nonostante tutto ciò che si racconta di quanto Dio amasse gli angeli, le creature fatte a sua immagine e somiglianza sono gli uomini. Adamo ed Eva furono i prediletti, non Raffaele, Gabriele e Michele. Mio padre questo non l'ha mai capito e non sopportava l'idea di essere inferiore ad esseri tanto insignificanti quanto gli uomini. Ma non sta a me parlarti di questo..- disse lui, d'un tratto serio.
- E tua madre?- azzardai a chiedere con gli occhi bassi.
- Si chiama Kira - il suo sguardo era glaciale.
- Che tipo è?- mormorai.
- Lei mi odia.-
- Perché mai?-
- Perché le ricordo mio padre.-
Lo guardai, facendogli intendere che non capivo cosa ci fosse di sbagliato.
- Mio padre ha avuto molte mogli: Kira è stata solo una delle tante e non l'ha mai accettato. È una sadica, assetata di sangue, e come ho già detto, mi odia.-
- Mi dispiace Howl..-
- Non importa..- disse lui quasi sorridendo. Ma sapevo che importava eccome, più di quanto lui stesso volesse ammettere.
- Quindi anche io sarei solo una delle tante per Lucifero.-
- Già, forse una delle più giovani, e una di quelle che gradisce di più, a quanto pare - le parole che uscivano dalla sua bocca erano come sibili. Stringeva la mascella, disgustato.
- Immagino non debba essere stato facile essere te.-
I suoi occhi neri come la notte incontrarono i miei e arrossii per quanto avevo appena detto, non sembrava arrabbiato, piuttosto sorpreso dalla mia affermazione.
- Cosa sai dei gironi infernali?- chiese dirottando l' argomento.
- Che sono nove, il triplo del numero perfetto che è il tre.-
- Secondo Dante sì, ma in realtà sono solo sei. Questi sei gironi sono raggruppabili in tre gruppi principali: quelli dei peccati di incontinenza, commessi senza usare la ragione; dei peccati di violenza, commessi con la ragione; peccati di fraudolenza, commessi intenzionalmente e con tutta la ragione possibile.-
- E vale davvero la legge del contrappasso? Che dice che l'uomo subirà la pena secondo il contrario del peccato commesso o analogicamente ad esso?-
- Sei ben preparata, vedo. Beh.. No. Su questo il nostro amico Dante non ci ha preso per niente. Le pene sono diverse per ogni girone certo, ma più che di pene fisiche parliamo di terrorismo psicologico. Non so se mi spiego.-
Lo fissai allibita: - No. Non ti spieghi.-
- A decidere le pene è mio padre e ha la mano pesante di solito, a parte in casi rari ed eccezionali. Nel primo cerchio non ci sono coloro che sono nati prima di Cristo o che non si sono battezzati, ma i lussuriosi. Nel secondo stanno i golosi, ma non di cibo, i golosi di ogni tipo di attenzione, quelli che ne hanno sempre chiesta troppa privando gli altri del loro spazio. Nel terzo cerchio stanno gli avari e i prodighi. Nel quarto gli iracondi e i violenti contro il prossimo. Nel quinto i fraudolenti, che comprendono i seduttori, i falsari, gli adulatori, gli ipocriti, i ladri e i seminatori di discordia. Nel sesto e ultimo ma non ultimo per importanza, i traditori di ogni genere.-
Scendemmo fino alle viscere di quel luogo spaventoso e in ogni bolgia stavano persone che lavoravano instancabilmente. Mi facevano quasi pena, ma sapevo che durante la loro vita avevano ucciso o chissà cos'altro, e mi dissi che forse era più giusto così. Che dato che sulla terra non c'era mai stata la giustizia vera, doveva pur esserci da qualche altra parte. Io avevo sempre creduto in questo, più che nelle altre cose.
- Howl?-
- Mh?-
- Possiamo andarcene adesso?-
- Sì, direi che è abbastanza..-
Ripercorremmo la strada al contrario e tornammo in superficie più velocemente di quando eravamo scesi nel ventre dell' aldiquà. Mi piaceva chiamarlo così, poiché ne facevo parte mio malgrado.
- Ti va di uscire e andare al piano di sopra?-
Spalancai gli occhi incredula. Non poteva essere vero.
- Dici sul serio?-
- Mai stato più serio di così.-
- Andiamo allora! Fai strada.-
- Di solito non ci è permesso uscire, almeno non ai demoni comuni, poiché ne morirebbero. È un trauma grossolano uscire dalla valle d'oscurità in cui sono vissuti per trovare la vera luce del sole; spero che tu non soffra, dobbiamo attraversare quel portale - disse indicando quella che sembrava una porta molto ampia e quasi tarchiata. In effetti metteva in soggezione, ma dolore, perché mai?
- Va bene, posso farcela - affermai in modo più convincente possibile, ma nemmeno io ne ero così certa.
Catturò di nuovo il mio palmo avvolgendolo nel suo così grande e mi venne quasi un infarto. Attraversando il portale mi sentii strappata da qualcosa, come un bambino che viene privato del latte materno troppo prematuramente rispetto ai tempi. Avrei voluto aggrapparmi a qualcosa e tenermi saldamente così da non dover andare via.
Mi resi conto solo quando sentii il frusciare del vento che non ero più alla fioca luce dell'Inferno: ero fuori.
Sdraiata a terra su qualcosa di apparentemente morbido e fresco, non volevo aprire gli occhi; i miei sensi erano sviluppati a tal punto che preferivo escludere la vista e attivare gli altri. Toccai, un prato. Ascoltai, una cascata, forse un fiume. Annusai, terra. Tastai ancora il terreno e le mie mani incontrarono qualcosa: una mela. La portai alla bocca e diedi un piccolo morso, dolcezza.
Respirai la vita a pieni polmoni e poi decisi che era arrivato il momento di sfamare i miei occhi che bramavano la pace.
Il cielo limpido come non mai, con qualche nuvola candida a dipingerlo, mi guardava dall'alto. Misi a fuoco delle foglie, rami, ero all'ombra di un melo a quanto sembrava.
Spostai gli occhi e la testa all'indietro così di poter vedere la corteccia, e vi appoggiai una mano. Sentii la linfa dell'albero che saliva pompando come un cuore, dandogli la forza per germogliare e fiorire ogni volta.
Guardai davanti a me, mi ero dimenticata di non essere sola. Howl fissava incuriosito la mia mano, come un bambino che vede qualcosa di strano e al contempo affascinante.
- A cosa pensi?- gli chiesi.
- Sembri una bambina.. - non lo disse con cattiveria, c'era un che di dolce e nostalgico nella sua voce.
- È come se lo fossi, per la prima volta vedo il mondo con occhi diversi.-
- La cosa stupefacente è che il mondo è sempre stato così, ma nessuno ci fa più caso - lo sentii borbottare.
- Hai ragione. Vieni, stenditi accanto a me, voglio farti sentire.-
- Io non sono un lettore di anime - disse lui ritraendosi leggermente.
- Non è un requisito necessario.-
- Lo faccio solo se ammetti che sono migliore di Eligos.-
Ecco cosa aveva tramato per tutta la mattina!
- Brutto.. Ecco perché!- urlai- comunque sì, oggi non sei stato male..- fui costretta ad affermare, strappandogli un sorriso.
Lo guardai corrucciata e lo convinsi a venirmi accanto alzando gli occhi al cielo.
Mi alzai, presi la sua mano destra e la poggiai col palmo rivolto verso la terra, poi la sinistra contro l'albero.
- Chiudi gli occhi. Cosa senti?-
- Niente?-
- Sul serio, concentrati.-
- Uff.. Come sei insistente..- in circostanze normali avrei ribattuto ma non me la sentivo di farlo in quel momento.
- Sento il rumore d'acqua che scorre.-
- Com'è l'acqua?-
- Che razza di domanda è?-
- Io domando e tu rispondi.-
- È.. Limpida. Fresca. Disseta.-
- Che odore senti?-
- Quello di rose appena sbocciate. E di vento lieve.-
- Le tue mani, cosa dicono?-
Vidi le sue sopracciglia avvicinarsi e assumere una smorfia concentrata.
- Pazzesco..-
- La senti?-
Fece segno di sì con la testa.
La sua mano cercò la mia e non feci in tempo a tirarla indietro che mi trovavo a cavalcioni su di lui, aveva il viso a due centimetri dal mio, ma teneva ancora gli occhi chiusi.
"Ossignore dammi la forza.." Pensai.
Le sue labbra erano ipnotiche. Aprì gli occhi di scatto e io venni catapultata oltre l'immaginabile, mi immersi e nuotai nuda nelle profondità delle sue iridi. Senza corazze, senza armatura. Mi prese il viso e la mia pelle si infiammò, ansimavo.
D'istinto infilai le mani fra i suoi capelli argentei, così belli e preziosi, erano morbidi e lisci.
- Howl..-
- Anastasia..-
- Che stiamo facendo?-
- Non lo so. Ma se mi dici che non senti quello che sto sentendo io significa che sono impazzito.-
Se si riferiva alla densa atmosfera colma di carica elettrostatica capace di illuminare Berlino per milioni di anni, allora no, non era pazzo.
Ero senza parole. Il respiro tremava fra le mie labbra e raggiungeva le sue, il suo profumo nel mio, mi resi conto di non poter ignorare quella sensazione.
Le sue mani si spostarono sui miei fianchi dandomi i brividi dove non credevo fosse possibile. Sfiorò le sue labbra con le mie per un attimo e io mi sentii perduta, ma nei suoi occhi c'era una guerra: era come vedere piccoli uomini con un cartello enorme con su scritto: ERRORE.
Ci alzammo di scatto interrompendo il contatto e la magia finì, riportandomi alla realtà come uno schiaffo in pieno viso: non ci sarebbe stato comunque un futuro per noi, io ero promessa al re degli Inferi.
- Sì è fatto tardi. Andiamo - disse lui glaciale.
Stavolta fece uscire dalla tasca un oggettino dorato e lo scagliò a terra aprendo un buco.
- Salta.-
Obbedii, nonostante fossi terrorizzata.
Mi ritrovai con la faccia a terra all'interno della reggia infernale e Howl era già sparito.

La figlia dell'Inferno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora